Economia

La spesa sospesa contro lo spreco alimentare

Nel 2021 l’Italia ha registrato un aumento del 15% di alimenti buttati. Una soluzione? La spesa solidale, per aiutare chi ha bisogno. E l’ambiente
Credit: Aaron Doucett/Unsplash
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5 maggio 2022 Aggiornato alle 19:30

Lotta allo spreco alimentare e alla povertà, circolarità e sostenibilità. Questa è la mission di SpesaSospesa.org, un progetto di solidarietà circolare a sostegno delle famiglie economicamente svantaggiate attraverso l’acquisto, la vendita e la donazione di beni di prima necessità.

Il progetto è stato lanciato da Lab00 all’inizio di maggio 2020, per aiutare le persone in difficoltà dopo il primo lockdown. Il processo coinvolge sia le imprese (alimentari e non) che i privati cittadini: le prime possono decidere di donare i propri prodotti in eccedenza o in scadenza per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale; i secondi, di donare denaro con cui acquistare beni di prima necessità.

Tutto ciò che viene raccolto viene poi consegnato alle associazioni e agli enti non-profit partner che si occupano della distribuzione alle persone più bisognose. In due anni SpesaSospesa è riuscita a raccogliere più di 1.000.000 euro grazie ai suoi 614 donatori e a distribuire 1.364.326 pasti.

Inoltre, è riuscita a risparmiare oltre 170 tonnellate di CO2. Tra i suoi valori, infatti, c’è anche l’impegno ambientale nel lungo periodo, attraverso la riduzione degli sprechi e l’impiego di tecnologie innovative capaci di agevolare il recupero e la ridistribuzione di eccedenze.

Anche la Fondazione Banco Alimentare si occupa del recupero e della ridistribuzione dei prodotti alimentari: «Combattiamo lo spreco e recuperiamo il cibo ancora buono. Ridistribuiamo il cibo dandogli di nuovo valore». Nel 2021, ha aiutato più di 1.000.000 persone grazie alla collaborazione con più di 7.000 strutture caritative italiane, le quali ricevono il cibo recuperato dalla Fondazione per ridistribuirlo in pasti.

Anche qui, tra i valori e i benefici, troviamo quello ambientale: «Il recupero degli alimenti impedisce che questi divengano rifiuti, permettendo così il risparmio in risorse energetiche, quindi un abbattimento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, e il riciclo delle confezioni». A questo si aggiunge il carattere sociale, economico ed educativo della loro attività.

Anche quest’anno, Banco Alimentare prende parte all’iniziativa Cibus Food Saving, durante l’omonima fiera internazionale dell’agroalimentare Made in Italy di Parma (3-6 maggio). Al termine dell’evento, la fondazione si occuperà della raccolta di tutti i prodotti delle aziende espositrici che altrimenti verrebbero gettati via: la scorsa edizione sono state recuperate 15 tonnellate di cibo, pari a 21.000 tonnellate di CO2 non emessa.

Secondo i nuovi dati diffusi dall’Osservatorio Waste Watcher International, raccolti da IPSOS e ripresi da SpesaSospesa, in Italia lo spreco è in aumento del 15%, con 595 grammi pro capite a settimana registrati nel 2021 (nel 2020 erano 528).

«La sfida è di proporzioni epiche - scrive SpesaSospesa - I comportamenti efficaci per prevenire e ridurre lo spreco alimentare sono urgenti, e alla portata di tutti». La frutta, la verdura, il pane e i tuberi sono tra gli alimenti maggiormente gettati via.

Ma, allo stesso tempo, proprio l’export di frutta e verdura Made in Italy ha registrato un record storico nel 2021, raggiungendo quasi 5,6 miliardi di euro (+8%). A riportalo, Coldiretti con la sua analisi sui dati Istat all’apertura del “Macfrut. Fruit & Veg Professional Show”, l’esposizione italiana della filiera ortofrutticola.

Tra i prodotti più richiesti all’estero, albicocche (+75%), mele (+5%), kiwi (+2%), pomodori (+10,5%), lattughe (+4%), cavoli (+10%), mentre rimane stabile l’uva (+0,4%) e calano gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%).

I principali consumatori sono i tedeschi, che acquistano quasi 1/3 del totale della merce spedita all’estero dall’Italia; seguono la Francia e l’Austria. Coldiretti precisa che il trend è in crescita anche nel Regno Unito nonostante la Brexit (+7,7%) e in Ucraina (+4%), ma questo prima dell’invasione russa.

Il buon risultato ottenuto dall’Italia, scrive Coldiretti, «è ora messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto», con l’impennata dei prezzi del carburante.

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