Futuro

Cos’è la leadership positiva. E perché fa bene sul lavoro

Psicologa esperta di formazione, Beatrice Bauer spiega perché ə leader di oggi devono preoccuparsi delle emozioni deə proprə dipendenti. A vantaggio di tuttə
Credit: Lidya Nada/Unsplash
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
3 giugno 2022 Aggiornato alle 09:00

Oggi per essere buonə leader non basta solo avere le capacità tecniche: servono anche quelle relazionali. Lo ha spiegato bene la dottoressa Beatrice Bauer, Associate Professor of Practice di Leadership, Organization & Human Resources presso SDA Bocconi School of Management. intervenuta a Linkontro22, l’appuntamento annuale (organizzato da NielsenIQ) della comunità del largo consumo per provare a pensare e tracciare una strada verso il futuro.

«Quando ho cominciato io bastava avere una buona competenza tecnica e così si veniva messi a capo di grandi gruppi di persone con le quali si riusciva a non avere neanche la minima relazione - ha dichiarato Bauer all’apertura del suo intervento - Non era facilissimo vivere in queste organizzazioni. Non c’era attenzione al benessere delle persone».

Ma poi, ha spiegato la dottoressa, c’è stato un cambiamento e si è capito che una leadership positiva aiuta al benessere dell’impresa e deə suə dipendenti. E così sono stati pubblicati circa 4,8 milioni di libri al riguardo, «perché si è capito che se le persone vengono coinvolte, le performance delle aziende migliorano molto», ha aggiunto Bauer.

Quindi no, non basta avere le giuste competenze per essere unə bravə leader ma bisogna anche avere la capacità di interessarsi alle condizioni e alle emozioni deə propriə dipendenti. Perché lavorare a fianco di leader attentə alle nostre condizioni fa la differenza.

L’intervento della dottoressa Bauer parte dall’idea che, avendo le emozioni un effetto diretto sul nostro corpo, queste devono essere positive altrimenti ne risentiranno sia la nostra salute che le nostre capacità performative. E sul lavoro, le buone emozioni derivano molto da una leadership positiva.

Bauer ha quindi offerto alla sua platea tre buoni motivi per ripensare alla propria leadership.

Il primo è che investire sul benessere delle persone porta a guadagni per tuttə. Secondo i dati da lei riportati, in Italia il 65% delle persone svolgono il loro lavoro con il minimo investimento, mentre solo il 5% è veramente attivo e completamente appassionato al proprio mestiere. Ebbene, se incentivato e spronato da una buona leadership, quel 65% «vale come una miniera d’oro».

Il secondo motivo è che il futuro è in mano aə millennials e questə vogliono essere coinvoltə. Bauer ha spiegato che il numero di giovani che lasciano il Paese è in aumento e che senza un cambio di rotta da parte delle imprese, questə non torneranno. La chiave è includerlə, considerarlə e guardare alle loro ambizioni, proprio come unə leader positivə è solitə fare.

Il terzo motivo è attuale più che mai: questa è l’epoca dell’incertezza, per tuttə noi. «Ogni leader deve riconoscere che nel suo team ci sono persone che affrontano la bufera con barche molto diverse», ha dichiarato Bauer. E per bufera non intende la situazione economica e sociale che contraddistingue le persone, bensì il proprio atteggiamento emotivo e mentale, ovvero tutte quelle risorse psicologiche che ci sono utili ad affrontare la bufera e l’incertezza.

Come agire quindi? La chiave è nel concetto di autoefficacia. Riprendendo la definizione dello psicologo Albert Bandura, Bauer ha spiegato che l’autoefficacia è la fiducia che le persone hanno nelle proprie capacità ma, nel caso della leadership positiva, è importante andare più nello specifico.

In questo caso, la fiducia si basa sull’idea che le persone si sentano capaci di affrontare una determinata situazione più che esserlo veramente. «Unə buonə leader migliora l’autoefficacia delle persone - ha spiegato la dottoressa, aggiungendo che i benefici si ritrovano anche a livello corporeo - Il livello di autoefficacia correla con il vostro sistema immunitario. È un’energia vitale che ci permette di affrontare le situazioni difficili».

Tutto poi si ricollega alle emozioni: quando lavoriamo tanto e con impegno ma in un contesto negativo, l’ormone dello stress (il cortisolo) cresce, così come il nostro livello di adrenalina. Quando invece, al contrario, lavoriamo intensamente ma con piacere, cala solo il cortisolo.

Ritornando all’autoefficacia (chiave fondamentale per una leadership positiva), come raggiungerla? Incoraggiando ə nostrə dipendenti, investendo sul loro sviluppo con l’obiettivo che questə mettano a frutto spontaneamente il proprio potenziale; riconoscendo i loro punti di forza e le loro virtù; coinvolgendolə, supportandolə senza sostituirsi a essə; parlando delle loro emozioni e della bufera che vivono.

Il cambiamento non è immediato ma è un processo graduale, basato sul continuo investimento nel benessere delle persone, così che il risultato finale sia a vantaggio di tuttə: dell’azienda, dellə leader e deə dipendenti.

«I leader vogliono essere i primi attori, ma i leader di oggi devono diventare dei grandi registi», ha concluso la dottoressa.

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