Futuro

Soffri di “burnout”? Prova a prenderti una pausa

L’Oms ha inserito la sindrome da stress sul lavoro nella classificazione internazionale delle malattie. Ma come si può affrontare? Qualche consiglio utile arriva oggi, Giornata internazionale della disconnessione da Internet
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
22 febbraio 2022 Aggiornato alle 07:00

Bruciato, esaurito, scoppiato. Come ci si sente quando si lavora troppo, male e ci va di mezzo la nostra salute psicofisica? Un interessante spunto di riflessione arriva oggi, Giornata internazionale della disconnessione da Internet.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il burnout esiste, ed è quella sindrome che deriva da stress cronico associato al contesto lavorativo che non è stato gestito con successo. Nel 2019 è stata inserita nella Classificazione Internazionale delle Malattie.

Tre sono gli aspetti che la caratterizzano: sentimenti di esaurimento o mancanza di energia, aumento della distanza mentale dalla propria occupazione, sentimenti negativi o cinici legati al proprio lavoro associati a ridotta efficacia professionale. La pandemia ha giocato un ruolo enorme, soprattutto per chi non ha mai smesso di lavorare o ha visto il carico triplicarsi. Una condizione che ha riguardato, in particolare, gli operatori sanitari e i medici in prima linea contro il Covid-19.

Secondo la Federazione degli Ordini degli Infermieri, in Italia hanno abbandonato la professione 2.500 operatori sanitari a causa dello stress dato dalla pandemia. Il New York Times racconta, in un sondaggio del 2021, che su 1.500 lavoratori statunitensi, più del 50% ha detto di sentirsi esausto a causa del carico lavorativo. E 4,3 milioni di americani hanno lasciato il lavoro ad agosto del 2021, tanto che l’esodo è stato definito The Great Resignation.

La ricercatrice dell’università del North Carolina Jeanette M. Bennett, che studia gli effetti dello stress sulla salute, ha spiegato al quotidiano statunitense: «Inizi a non funzionare bene, manchi le scadenze, sei frustrato, diventi irascibile con i tuoi colleghi». Secondo Christina Maslach, psicologa sociale dell’università della California che da sempre si occupa di burnout, i nostri corpi «non sono progettati per i tipi di stress che affrontiamo oggi».

Quali sono i sintomi del burnout?

Tra gli altri insonnia, difficoltà ad addormentarsi, incubi notturni. Perché lo stress danneggia il sistema neurologico e ormonale che regola il sonno, e non dormire peggiora la situazione. La stanchezza, però, non basta: anche l’appetito ne può risentire. Mangiare più o meno del solito è un altro possibile sintomo di burnout, come anche mal di stomaco e mal di testa. In uno studio condotto sugli operatori sanitari italiani durante il primo picco della pandemia sotto la guida della dottoressa Lotte Dyrbye, del Dipartimento di Medicina della statunitense Mayo Clinic, il 56% di loro ha riportato cambiamenti nelle abitudini alimentari.

Chi è più soggetto a questo tipo di stress?

Operatori sanitari, come dicevamo, avvocati, commessi, chi lavora in segreteria, fa il centralinista o il manager. Insomma, tutti quei lavori che hanno a che fare con il pubblico. E dunque devono stare alle loro esigenze e rispondere alle loro problematiche. Ma sono anche «i fattori cronici di stress sul lavoro che fanno impazzire le persone dopo un po’, come per esempio la mancanza di attrezzature giuste, o non abbastanza colleghi per portare a termine le scadenze», ha spiegato la dottoressa Maslach.

Come affrontare la situazione?

Il consiglio è rivolgersi a un professionista di salute mentale. Una volta diagnosticata la sindrome, la soluzione migliore per gli esperti è affrontare il problema, che sia il lavoro, i problemi finanziari o relazionali, le difficoltà quotidiane che accompagnano le nostre giornate. La risposta varia a seconda del contesto in cui si vuole intervenire: dormire di più, approcciarsi diversamente ai colleghi, affrontare il partner e capire cosa non va nel rapporto. Prendersi una pausa.

Nasce proprio da questo concetto la nuova funzione di Instagram, il social da 2 miliardi di utenti attivi mensili in tutto il mondo, che permetterà agli utenti di decidere quanto tempo trascorrere sulla piattaforma e avere così maggiore controllo e consapevolezza dell’app. Basta andare sul proprio profilo, cliccare “Impostazioni”, poi “Account” e “La tua attività” per impostare il promemoria per calibrare meglio il proprio uso del social.

Secondo le stime, il 90% degli adolescenti che hanno impostato la funzione “Prenditi una pausa”, la rispetta. Instagram prevedeva già, comunque, il “promemoria giornaliero” per ricevere un avviso una volta raggiunto il limite di ore impostato e disattivare le notifiche dell’app. Anche prendersi una pausa dai social e dalla nostra vita online può aiutare a combattere il burnout. Provare per credere.

Leggi anche
gender gap
di Angelica Gabrielli 3 min lettura