Economia

Sempre meno fondi per la sanità pubblica: gli italiani costretti a rinunciare alle cure per i costi

Da una parte, il Servizio Sanitario Nazionale non si è ancora del tutto ripreso dall’emergenza Covid; dall’altra, cresce il numero degli operatori privati che forniscono servizi veloci ma a pagamento. Intanto 3 milioni di persone non hanno prenotato visite mediche per motivi economici
Credit: Etactics Inc 
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6 maggio 2024 Aggiornato alle 07:00

Il Comitato ristretto della Commissione Istruzione al Senato ha recentemente dato l’ok per una riforma finalizzata a rimuovere il discusso “numero chiuso” nella facoltà di Medicina. C’è dunque la possibilità concreta che dal 2025 l’accesso al corso universitario di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria sia libero per tutti e senza passare per i test d’ingresso, che ogni anno lasciano fuori dall’università migliaia di giovani aspiranti medici. Un tentativo per aumentare il numero dei futuri operatori sanitari, non solo però nelle strutture pubbliche ma anche nelle cliniche private, con stipendi più alti e maggiori tutele.

La pandemia ha gettato sale sulle ferite profonde del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn), fondato nel 1978 su principi di matrice costituzionale come l’uguaglianza e l’accesso universale ed equo alle prestazioni sanitarie, dove la salute non è un bene individuale ma una risorsa collettiva. Motivo per cui il servizio medico pubblico è interamente a carico dello Stato, ossia dei cittadini che lo finanziano pagando le tasse, diversamente da quanto succede negli Stati Uniti, dove è basato principalmente sulle assicurazioni private (con conseguenti enormi problemi in termini di accesso alle cure).

Eppure, a causa di turni estenuanti, medici mal pagati e ospedali pieni e poco finanziati, il Ssn è messo a dura prova. Nel mentre, nel 2023 sono stati fatti tagli per la la realizzazione di nuovi presidi: 414 Case di Comunità, 76 Centrali Operative Territoriali, 77 ospedali di Comunità e 22 interventi di anti-sismica; nell’ultima manovra sono stati stanziati 250 milioni di euro per il 2025 (e 350 dall’anno successivo) per il potenziamento dell’assistenza territoriale e delle nuove assunzioni del personale sanitario, a fronte di una spesa sanitaria che ha quasi toccato i 40 miliardi di euro a carico dei contribuenti.

Dall’ultimo rapporto sul personale sanitario pubblicato dal Ministero della Salute emerge che il numero di assunti a tempo determinato è passato da 26.000 unità nel 2013 alle quasi 53.000 del 2021: una crescita del lavoro precario che, conseguentemente, ha effetti anche sugli stipendi. È anche per questo che gli operatori preferiscono spesso le cliniche private, dove i salari sono più alti.

E così anche nel settore della sanità si crea una discriminazione tra i cittadini in base alle loro capacità economiche: ben 3 milioni di italiani con redditi bassi sono stati costretti a rinunciare direttamente alle cure per via dei costi.

Tra le conseguenza di questo “sovraccarico” del Ssn, c’è la necessità di affidare intere attività pubbliche alle aziende private per sostenere i costi, come è successo a Tortona (Piemonte), in cui per la prima volta un’associazione temporanea di imprese (Codess Sanità, Cooperativa sociale Il Gabbiano e Gruppo Mlc) ha vinto una gara d’appalto da 50 milioni di euro per gestire il pronto soccorso dell’ospedale della città.

In altri casi, si può ricorrere a “pacchetti” per accedere alle cure. A Mestrinio (provincia di Padova) è possibile acquistare un Family Doc, ossia un servizio di medicina interna che offre un medico di famiglia che, al costo di 50 euro, promette di ridurre i tempi di attesa per le prescrizioni e le visite specialistiche. Oppure ci sono le offerte “salta fila” negli ambulatori Book & Go, presenti in diverse strutture di Milano, che permettono di usufruire di visite mediche e esami diagnostici già il giorno dopo la prenotazione, al prezzo di 190 euro.

In questo contesto, entra in gioco un ulteriore elemento: i debiti. Stando alle stime di Facile.it, il crescente ricorso alla sanità privata ha portato sempre più italiani a indebitarsi per fare fronte alle spese mediche, arrivando a superare la cifra di 1 miliardo di euro per prestiti personali. Il peso delle domande è salita del 6,6%, mentre l’importo richiesto mediamente è calato del 4%. Segno dunque di un maggiore accesso alla sanità privata per visite ed esami meno costosi e lunghi, a cui si rivolgono però sempre più persone, nello specifico donne (oltre il 42% di chi richiede finanziamenti).

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