Diritti

Irlanda, referendum: è la donna a doversi occupare della casa?

I cittadini andranno a votare l’8 marzo per decidere se modificare la clausola della Costituzione conosciuta come women in the home, che attribuisce alle donne la responsabilità del lavoro domestico e di cura
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Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
15 febbraio 2024 Aggiornato alle 09:00

“Lo Stato riconosce che, con la sua vita domestica, la donna fornisce allo Stato un sostegno senza il quale il bene comune non può essere realizzato”.

“Lo Stato dovrà, pertanto, sforzarsi di garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici”.

Quello che hai appena letto non è un proclama delle cosiddette tradwives, rese celebri da TikTok, o un documento risalente a secoli fa. È l’articolo 41.2 della Costituzione irlandese. L’8 marzo 2024 i cittadini andranno alle urne per votare un referendum e decidere se eliminare (e sostituire) o meno quella che viene definita la clausola women in the home.

Risalente al 1937, l’articolo era stato giustificato come un tentativo di riconoscere l’importanza della cura domiciliare, che allora (ma anche oggi) era assicurata quasi esclusivamente dalle madri, per garantire che potessero rimanere a casa e non fossero costrette a lavorare per motivi finanziari. Secondo la femminista e attivista Hanna Sheehy-Skeffington, invece, la nuova Costituzione era basata su un “modello fascista, in cui le donne sarebbero state relegate in una condizione di inferiorità permanente”.

A preoccupare i movimenti per i diritti delle donne era la decisione di assegnare alle donne una specifica funzione sociale, diversa da quella degli uomini.

La storia ha dato loro ragione: invece di trasformarsi in uno strumento di supporto e aiuto, come vorrebbe la formulazione originale, l’articolo è stato spesso sfruttato per sostenere la tesi secondo cui il posto della donna sarebbe in casa e per presentare come accettabili le politiche che escludevano le donne dal lavoro.

Ancora oggi, chi si occupa del lavoro di cura a tempo pieno è al 98% una donna e il doppio delle donne non retribuite (rispetto agli uomini) prestano assistenza per oltre 43 ore a settimana.

Nel 2022, la Citizen Assembly on Gender Equality ha proposto non solo di sostituire la clausola con un’alternativa neutrale rispetto al genere, ma di utilizzare una formulazione che obbligasse lo Stato ad adottare misure ragionevoli a sostegno del lavoro di cura, ispirandosi a una formulazione simile della Sostituzione sudafricana. Una proposta approvata da una commissione parlamentare istituita per esaminare le proposte.

Il governo ha invece deciso di proporre una versione più neutrale e secondo alcuni insufficientemente impattante. Il quarantesimo emendamento della Costituzione (Care) Bill 2023 (Bill n. 92 del 2023), infatti, propone di eliminare l’articolo 41.2 dalla Costituzione e inserire un nuovo articolo, il 42B, che recita: “Lo Stato riconosce che la prestazione di assistenza reciproca dei membri di una famiglia in ragione dei vincoli che esistono tra loro, fornisce alla società un sostegno senza il quale il bene comune non può essere realizzato, e si impegna a sostenere tale prestazione”.

L’emendamento è stato approvato dal Dáil il 17 gennaio 2024 e dal Seanad il 23 gennaio. In occasione della Giornata internazionale delle donne saranno i cittadini a decidere se confermarlo o meno.

Nella stessa occasione, verrà sottoposto ai votanti un altro quesito, relativo al trentanovesimo emendamento, “La Famiglia” (disegno di legge n. 91 del 2023), che rivedrebbe la definizione di famiglia per includere esplicitamente le relazioni durature al di fuori del matrimonio.

L’emendamento, infatti, propone di modificare l’articolo 41.1.1° integrando la parte in grassetto: “Lo Stato riconosce la Famiglia, sia fondata sul matrimonio sia su altri rapporti durevoli, come l’unità naturale, primaria e fondamentale della società, e come un’istituzione morale dotata di diritti inalienabili e imprescrittibili, antecedenti e superiori a ogni diritto positivo”.

Non solo: propone di eliminare le parole “su cui si fonda la Famiglia” dall’articolo 41.3.1°, che nella versione originale recita: “Lo Stato si impegna a custodire con particolare cura l’istituto del Matrimonio, su cui si fonda la Famiglia, e a proteggerlo dagli attacchi”.

Non è la prima volta che la Costituzione irlandese viene modificata: da quando è entrata in vigore è stata emendata 32 volte. Il divieto di aborto, per esempio, è stato revocato nel 2018: il Primo ministro Leo Varadkar l’aveva definita una “rivoluzione silenziosa” verso la modernità.

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