Diritti

Lavoro di cura: gli uomini vorrebbero aiutare di più

Lo rivela il report State of the World’s Fathers 2023 di Equimundo: tra il 70% e il 90% degli intervistati si sente responsabile delle attività di assistenza come la partner. Ma allora perché esistono ancora forti disparità?
Credit: Tatiana Syrikova
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
25 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

Migliaia di donne e uomini in tutto il mondo chiedono che il lavoro di cura sia un elemento centrale nelle loro vite, anche se finora si tratta di una responsabilità che pesa quasi unicamente sulla popolazione femminile. Sono, infatti, ancora le donne a occuparsi maggiormente di bambini, anziani, case, vicini, amici e famiglie allargate. A livello globale, gli uomini spendono solo il 19% del loro tempo non ricreativo in lavoro non retribuito. Le donne il 55%.

I dati emergono dal rapporto State of the World’s Fathers 2023 realizzato da Equimundo: Center for Masculinities and Social Justice, una delle principali Ong globali dedicata a promuovere l’uguaglianza di genere e prevenire la violenza, come parte della campagna globale per la paternità MenCare, attiva in più di 60 Paesi.

Il report rivela che in 16 dei 17 Stati presi in considerazione, la percentuale di uomini che ha dichiarato di sentirsi ugualmente responsabile del lavoro di cura come le loro partner si aggira tra il 70% e il 90%; solo l’India ha registrato una percentuale bassissima (25%). Secondo lo studio la disparità di retribuzione, il congedo parentale e le aspettative sociali radicate stanno impedendo agli uomini di aumentare i loro doveri domestici. Il rapporto ha preso in considerazione quasi 12.000 persone in Paesi come Colombia, Ruanda, Sudafrica, Australia, Irlanda, Cina e Stati Uniti.

Insomma, gli uomini vorrebbero fare di più, ma ci sono numerosi ostacoli alla condivisione paritaria del lavoro di cura: strutturali, normativi, individuali e finanziari. Nonostante molti si siano assunti maggiori responsabilità di cura durante la pandemia e sempre più Paesi e aziende abbiano introdotto piani nazionali di assistenza, tra cui il congedo parentale retribuito, i dati rivelano che sono ancora troppo pochi i luoghi di lavoro che supportano il caregiving maschile, troppo poche le politiche e i politici che lo prendono in considerazione e troppo pochi i ragazzi che crescono vedendo svolgere il lavoro di cura dai propri padri. In alcuni Paesi le donne svolgono ancora fino a 7 volte di più queste mansioni non retribuite.

«I nostri risultati dimostrano ciò che già sospettavamo: agli uomini piace prendersi cura, vogliono prendersi cura - ha spiegato Taveeshi Gupta, direttrice della ricerca, della valutazione e dell’apprendimento presso la Ong statunitense Equimundo - C’è un alto grado di desiderio di essere coinvolti in una varietà di compiti di cura, a esempio la cura dei bambini. Mentre le donne svolgono un maggior numero di ore di assistenza in tutti i 17 Paesi in cui abbiamo condotto l’indagine, gli uomini dichiarano un numero maggiore di ore di assistenza rispetto al passato».

Le strutture sociali non sarebbero concepite per accogliere i caregiver maschili: basti pensare ai salari. «In media, gli stipendi degli uomini nel mondo sono un quinto più alti di quelli delle donne. Molte famiglie decidono che il lavoro retribuito dell’uomo porta di più alla famiglia», ha dichiarato Gary Barker, amministratore delegato di Equimundo.

Il rapporto raccomanda politiche che andrebbero implementate o riformate per migliorare la situazione: una di queste è il congedo parentale non trasferibile e uguale per entrambi i genitori. La Ong insiste sul fatto che non si debba ridurre quello delle donne, ma che si debba aumentare quello degli uomini: «Nei Paesi in cui il congedo parentale è trasferibile, in cui entrambi i genitori possono richiederlo, gli uomini non chiedono mai la stessa quantità di congedo delle donne».

Il numero di Paesi che offrono un congedo retribuito ai padri dopo la nascita di un figlio (il congedo di paternità) per un periodo di un giorno o più è aumentato significativamente, passando dal 25% nel 1995 al 63% nel 2022, quando 186 Paesi offrivano un congedo parentale per la cura dei neonati alle madri e 122 lo assicuravano ai padri. Tuttavia, la durata del congedo di paternità è spesso breve: la media globale è di 9 giorni, e ci sono molte variazioni nei vari Paesi.

L’85% degli intervistati concorda che prendere un congedo retribuito per motivi di cura sarebbe vantaggioso per le loro compagne e i loro figli, ma molti hanno segnalato ostacoli sul posto di lavoro e nella società. Tra coloro che hanno rinunciato a usufruire di tutto il congedo parentale loro offerto, il 40% ha dichiarato di averlo fatto per il timore di perdere il lavoro, il 36% ha parlato di manager poco incoraggianti, mentre il 18% ha affermato di temere il giudizio di amici e familiari.

Uno studio condotto negli Stati Uniti dal 2013 al 2020 sulle trasmissioni televisive e in streaming ha rilevato che le rappresentazioni positive degli uomini (mariti, partner, padri o figli) come persone che si prendono cura e come caregiver competenti rimangono una minoranza.

Una percentuale significativa di donne e uomini in tutti i Paesi, spiega il report, dice di aver intrapreso una qualche forma di azione per migliorare le politiche di assistenza. Il 74% ha parlato di questo problema con amici e familiari, mentre il 39% delle donne e il 36% degli uomini dichiara di aver firmato o condiviso una petizione online. Il 27% delle donne e il 33% degli uomini hanno partecipato a un evento di persona per sostenere la causa, ma solo il 20% delle donne e il 25% degli uomini ha dichiarato di aver contattato o parlato con i leader locali.

Dai numeri emerge che gli uomini andrebbero coinvolti di più, a fianco delle donne, nel richiedere le politiche di cura di cui tutte le famiglie hanno bisogno. La maggioranza, però, concorda su un punto: per l’80% degli intervistati dovrebbe essere insegnato ai ragazzi a svolgere le faccende domestiche e i lavori di cura durante l’infanzia.

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