Futuro

Tecnologie salutari

I media digitali hanno favorito la medicina fai-da-te, con informazioni facili e veloci ma non sempre valide. Tuttavia, possono servire a correggere il tiro: le opportunità non mancano. Occorre saperle cogliere
Credit: Mingwei Lim 
Tempo di lettura 4 min lettura
11 gennaio 2024 Aggiornato alle 06:30

Se i cittadini avvertono l’esistenza di barriere nell’accesso ai sistemi sanitari tendono a fare da sé. E se la disponibilità di soluzioni per le cure fai-da-te è abbastanza grande, aumenta la percezione della difficoltà di ricorrere ai sistemi sanitari istituzionali. Se ne deduce che questi ultimi devono diventare sempre più facili da usare, vicini ai cittadini, veloci, soddisfacenti sul piano dei risultati, per poter svolgere il loro compito, evitare che i cittadini scelgano strade sbagliate.

Il caso delle convinzioni pregiudiziali contro i vaccini è emblematico: i cittadini che credono di più a ciò che trovano su internet perché segnalato da influencer scelti per simpatia o emotività rispetto a quello che viene detto in modo ufficiale, e magari difficile, dalle autorità sanitarie opereranno scelte che potrebbero ridurre l’efficacia delle campagne vaccinali e quindi aumentare i rischi per sé e per gli altri.

La stessa tecnologia digitale, che ha aumentato le possibilità della medicina fai-da-te, è anche la potenziale soluzione per i problemi che ne derivano. Niam Yaraghi ne scrive per il Brookings Institute. Le intelligenze artificiali generative facilitano un dialogo tra i cittadini e i sistemi sanitari che, negli Stati Uniti, ha già migliorato la distribuzione di informazioni di routine, la comprensione delle diagnosi, persino in alcuni casi le operazioni di gestione dei trattamenti di cura.

Per Yaraghi questo significa che una programmazione intelligente dell’impiego di intelligenza artificiale potrebbe portare a un drastico miglioramento nell’interfaccia tra i cittadini e i sistemi sanitari, rendendo questi ultimi molto più facili da usare e dunque efficaci. Naturalmente, consiglia il Brookings Institute, la politica deve intervenire per garantire la trasparenza delle operazioni, la privacy, l’accesso distribuito ai dati, contrastando i monopoli delle informazioni. Anche perché in mancanza di controlli pubblici, i produttori di intelligenze artificiali, come si è visto, non hanno molto interesse a prevenire le “allucinazioni” casuali che i loro prodotti rischiano di comunicare.

Nel frattempo, l’intelligenza artificiale sta diventando uno strumento che accelera la ricerca di nuovi farmaci. Demis Hassabis, co-fondatore di DeepMind e della spin-off Isomorphic Labs, in questi giorni, ha annunciato accordi della sua azienda con Eli Lilly e Novartis per usare l’intelligenza artificiale nella scoperta di molecole potenzialmente utili nella cura delle persone.

Normalmente la prima fase di ricerca dura 5 anni a cui seguono lunghi periodi di test. Isomorphic è convinta di poter ridurre i tempi di quella prima fase a 2 anni. Significherebbe una riduzione clamorosa dei costi della ricerca oltre che un miglioramento della velocità di produzione di nuovi farmaci. Forse porterebbe le aziende farmaceutiche a ritornare a investire, per esempio, negli antibiotici, un settore che stanno lentamente abbandonando per il costo crescente di rispondere alla veloce evoluzione dei batteri che imparano a diventare immuni.

In prospettiva, poi, l’entrata in gioco dei quantum computer potrebbe riservare sorprese straordinarie. Secondo Michio Kaku, il fisico divulgatore che ha scritto Quantum Supremacy (Allen Lane, 2023), la possibilità di usare i quantum computer per la ricerca nella medicina richiede un’attesa relativamente breve: prima del 2029 questa tecnologia dovrebbe essere pienamente disponibile. Ma già oggi si vede come funzionerebbe. Non si tratta di un computer più veloce, ma di un computer di un nuovo genere.

La sua capacità specifica non è tanto la velocità delle operazioni che svolge una dopo l’altra, ma la simultaneità delle operazioni che può svolgere. Infatti, non funziona sulla base di bit che rispondono alla domanda binaria “acceso o spento?”, rappresentata con una successione di “0” e “1”. Funziona a livello atomico sulla base delle molte possibili posizioni degli elettroni e quindi può fare in breve tempo i calcoli definiti dai modelli più complessi.

La tecnologia può portare i sistemi sanitari più vicino ai cittadini e riconquistarne la fiducia, dopo la sbornia social. Naturalmente è un’opportunità. Che va colta.

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