Futuro

Tecnologia: come i droni cambiano le guerre

I possenti carri armati degli eserciti non sono immuni agli attacchi dall’alto. Negli anni gli Unmanned Aerial Vehicle si sono potenziati: non rappresentano, infatti, una novità dei conflitti moderni
Credit: EPA/OLEG PETRASYUK 

Le immagini dell’attacco di Hamas contro Israele hanno svelato il carro armato israeliano Merkava IV, considerato uno dei più corazzati al mondo, distrutto. E la domanda che inevitabilmente sorge è: com’è possibile che un veicolo così abbia potuto soccombere all’armamento relativamente leggero dei combattenti palestinesi? La risposta è stata trovata nel secondo video, diffuso dopo qualche ora: un drone, che ha rilasciato una granata anticarro sulla parte superiore del carro armato, causando un incendio che ha costretto l’equipaggio a evacuare il veicolo.

E, nonostante le avanzate corazzature e i sistemi di difesa, i carri armati si sono dimostrati vulnerabili agli attacchi dall’alto, sottolineando la necessità di una nuova prospettiva nella progettazione di difesa per questi mezzi. Ma i droni (o Uav, Unmanned Aerial Vehicle) non sono certo una novità nei conflitti: già utilizzati come ricognitori e piattaforme dotate di missili durante le guerre in Iraq e in Afghanistan, sono ora diventati attori principali negli scenari moderni. E la guerra in Ucraina ha messo in luce ulteriori sviluppi e ruoli innovativi per queste macchine a pilotaggio remoto.

Dalla nascita all’evoluzione tattica

Se in passato i droni erano principalmente radio-bersaglio durante la Seconda Guerra Mondiale, o utilizzati come mezzi da attacco durante il conflitto Iran-Iraq negli anni ’80, oggi la loro evoluzione è evidente. Inizialmente impiegati come strumenti di addestramento per aerei da caccia, hanno gradualmente acquisito funzioni di ricognizione, dotandosi di fotocamere; tuttavia, la limitata tecnologia dell’epoca non consentiva la visione in tempo reale delle immagini.

Alla fine degli anni ’90, però, si è registrato un vero e proprio salto tecnologico grazie all’utilizzo dei microchip, alla miniaturizzazione delle fotocamere e all’introduzione del Gps. Questo ha portato allo sviluppo di sistemi a pilotaggio remoto più piccoli, leggeri e con avanzati sistemi di visione, consentendo il controllo a lunga distanza del volo del drone.

Droni: speciali utilizzi in guerra

Il periodo tra la seconda guerra del Golfo del 2003 e il 2008 ha visto una crescita esponenziale del numero di droni impiegati dalle forze armate statunitensi, che si sono differenziati per dimensioni, missioni e branca militare. In particolare, le forze di terra hanno concentrato la loro attenzione su droni lanciabili a mano per individuare nemici a breve distanza, mentre i comandi di livello superiore si sono orientati su sistemi tattici e strategici, con capacità di individuare obiettivi a distanze considerevoli.

Ulteriori novità, come detto, si sono viste nel panorama bellico russo-ucraino: l’impiego strategico dei droni da parte dell’esercito ucraino è emerso come risposta efficace alle rapide e dinamiche operazioni di invasione russa. E, in questo scenario, i droni hanno consentito l’individuazione delle colonne di carri armati, coordinando le azioni della fanteria e dell’artiglieria per contrastare l’avanzata nemica.

L’impatto dei droni nel conflitto ucraino

Nel contesto del conflitto ucraino, i droni hanno dimostrato di essere strumenti cruciali in una guerra convenzionale. L’utilizzo massiccio di carri armati e veicoli da combattimento ha reso necessaria una difesa fitta e, in risposta, i missili sono stati affiancati da droni kamikaze a basso costo, carichi di esplosivo.

Questi droni, con rotte preimpostate, hanno confuso i radar della difesa contraerea, creando opportunità per gli attacchi più sofisticati. Ma un aspetto ancora più interessante sono le munizioni circuitanti, una sorta di “bomba volante”: queste attendono in volo che l’avversario si manifesti o attraversi una determinata zona, consentendo un controllo preciso da parte degli operatori a distanza.

Il futuro della guerra

Inoltre, l’ascesa delle autonomus areas, dove i sistemi a pilotaggio remoto (aerei e terrestri) si affrontano prima dello scontro, sta ridefinendo le dinamiche delle guerre future. Maggiore sarà l’arsenale di droni di una forza armata, maggiore saranno le sue possibilità di preservare il personale umano. In questo senso, l’introduzione dei “droni sacrificabili”, a basso costo e utilizzati per saturare i sistemi di radar avversari, rappresenta un passo significativo nel modo in cui si affrontano le guerre moderne.

I conflitti del futuro saranno quindi caratterizzati da nuove dimensioni di strategie e tattiche?

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