Culture

Lo Yeast Photo Festival racconta la fotografia e il cibo

Fino al 12 novembre, il Salento ospiterà eventi, tavole rotonde, 14 mostre dedicate al nutrimento, alla tradizione e al loro impatto ambientale
Credit: ElenaSubach, Grandmothers on the Edge of Heaven
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
29 ottobre 2023 Aggiornato alle 17:00

Mangiare è divertimento e vita, può rivelarsi consolazione, vicinanza, passione, forza, amore. La seconda edizione di Yeast Photo Festival, che unisce fotografia, arti visive e cibo, è un invito a immergersi in questi momenti speciali attraverso prospettive e artisti differenti.

Fino al 12 novembre, nelle terre del Salento, tra Lecce e Matino, sarà possibile visitare 14 mostre fotografiche (13 personali e una collettiva) organizzate dal festival, ma anche partecipare a tavole rotonde e incontri con chef, personalità del panorama scientifico e artisti per riflettere su nutrimento e identità, su tradizione e impatto ambientale, su stili di vita e produzione alimentare.

Da sempre l’azione del “mangiare” è legata a rituali grandiosi, antichi, eppure semplici. Pensiamo solo all’allattamento al seno, una delle prime attività che la madre compie dopo il parto e che cementa una prima forma di legame con il figlio. Il lavoro di Mario Wezel propone una riflessione sul mito legato a questo rito naturale e ancestrale, che viene spesso rappresentato visivamente come un atto bello e tranquillo. Più avanti, lo svezzamento fa entrare in scena il padre.

Il corteggiamento spesso implica viziare un po’ e, al tempo stesso, divertirsi. A questo proposito, mangiare, cucinare, fare ciò insieme sono occasioni per costruire intimità e giocare. Come fa Olaf Breuning sul suo account Instagram (@olafbreuning), pubblicando immagini nelle quali estrapola il cibo da un contesto culinario o gastronomico familiare e invita gli spettatori ad ampliare la loro idea di ciò che può essere l’arte del cibo. Un guscio d’uovo che fa un sorriso, delle caramelle a forma di occhi sulla pancia della moglie incinta e tanto altro nella raccolta di fotografie intitolata Faces.

O ancora le immagini del libro Breakfast di Niall McDiarmid, un progetto realizzato durante il lockdown. Attratto dalle lame di luce, dalle geometrie e dai colori che animano questo rituale quotidiano, McDiarmid ha fotografato le composizioni, spesso trascurate, che si trovano sul tavolo della colazione.

Talvolta il cibo sancisce il nostro legame con la natura, come sull’isola di Jeju (Corea del Sud), patria delle famose Haenyeo, o donne del mare, che si tuffano in apnea al largo delle coste nere di Jeju raccogliendo prelibatezze dal mare. La loro vita è stata immortalata in bianco e nero da Alain Schroeder, fotoreporter belga, che nel 2013 ha rivoluzionato la propria vita, cedendo le sue azioni di Reporters (co-fondata nel 1989), per dedicarsi alla fotografia on the road.

Persino la notte è un momento meraviglioso per mangiare e bere in abbondanza. E quando si è in guerra, le razioni vengono preparate prima del combattimento.

Le nonne offrono ai nipoti tutte le prelibatezze, che però a volte sembrano provenire da un’altra epoca. Quando si avvicina la fine della propria vita, l’ultimo pasto è fonte di consolazione, proprio come nell’Ultima Cena. E come nelle carceri texane, quando al condannato a morte viene offerta la possibilità di scegliere il suo ultimo pasto. Il fotografo e food artist Henry Hargreaves ha tentato di catturare con l’obiettivo il momento in cui il prigioniero siede per consumare il suo ultimo pasto. Un modo per andare oltre i numeri e le statistiche e restituire un’identità a queste persone.

Ogni condizione di vita, in ogni cultura del mondo, è legata al cibo e ha delle tradizioni gastronomiche tutte sue. In momenti sia speciali, sia quotidiani, ci si siede da soli o insieme, a volte a tavole lunghe, rumorose, silenziose o affollate, e si assapora un buon pasto, avvertendo il calore della comunità.

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