Ambiente

Mapp: il viaggio delle plastiche nel Po

I rifiuti plastici di medie e grandi dimensioni restano a lungo nel fiume italiano ma solo il 15% sfocia nel Mar Adriatico. Qui, i risultati del progetto sperimentale Monitoraggio Applicato alle Plastiche nel Po
Credit: Naja Bertolt Jensen  

Tempo di lettura 6 min lettura
29 aprile 2024 Aggiornato alle 08:00

Il progetto sperimentale si chiama Mapp - Monitoraggio Applicato alle Plastiche nel Po - e in effetti sta mappando il percorso di questa tipologia di spazzatura nel Grande Fiume. I sensori di rilevamento satellitare, detti tracker, rilasciati due anni fa a Torino confermano lo stallo prolungato nell’alveo del plastic litter - ovvero i rifiuti plastici di medie e grandi dimensioni -, ma solo il 15% arriva al Mar Adriatico.

Lo studio

Con strumenti e metodologie innovative a livello europeo è così possibile stimare le quantità, le dimensioni, le principali direttrici di spostamento e i punti di potenziale accumulo del materiale plastico trasportato lungo la rete idrografica del corso d’acqua.

Per la prima volta, per l’intera asta di un grande fiume, è stato effettuato il monitoraggio delle plastiche galleggianti, applicando il protocollo Rimmel, messo a punto dal Joint Research Center (Jrc), che prevede l’osservazione diretta di questa tipologia di rifiuti.

Per il Po le osservazioni si sono svolte, con frequenza stagionale, in cinque località: Verolengo (To), Isola Serafini (Pc), Boretto (Re), Pontelagoscuro (Fe), Porto Tolle (Ro) e nelle aree golenali circostanti i tratti monitorati.

I risultati dell’iniziativa avviata nel giugno del 2021 sono stati presentati a Palazzo Naselli-Crispi a Ferrara da Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po – che La Svolta ha intervistato per sapere come sta il Delta - e da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile insieme a Ispra, Cnr e Università di Cadice.

I tracker

I sensori sono dei piccoli contenitori galleggianti in grado di riprodurre il comportamento dei rifiuti di plastica dispersi nei fiumi, al cui interno sono posizionati dei localizzatori capaci di determinarne la posizione Gps.

Ne sono stati rilasciati complessivamente 95 tra il 2021 e il 2023, in differenti condizioni di portata, nelle tre stazioni distribuite lungo l’asta del fiume: Chivasso (To), Isola Serafini (Pc) e Pontelagoscuro (Fe). Meno del 15% dei tracker è giunto fino al mare Adriatico, mentre i restanti hanno compiuto spostamenti da poche centinaia di metri a centinaia di chilometri.

È stato, inoltre, osservato che la vegetazione spondale, i piloni dei ponti e i numerosi ormeggi per la navigazione fluviale rappresentano zone di incaglio per lungo tempo e ostacolo al trasporto verso valle.

La tecnologia satellitare

L’attività di monitoraggio delle macroplastiche galleggianti, condotta con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova, ha permesso di valutare - per la prima volta in ambito fluviale - la possibilità di rilevare i rifiuti plastici mediante i dati e le immagini, liberamente disponibili, del satellite Sentinel 2 dell’Agenzia spaziale europea.

La Cava Ronchetto di Motta Baluffi (Cr) ha ospitato la prima fase dell’attività: lì sono state eseguite alcune simulazioni grazie all’installazione di due zattere, una composta da soli rifiuti di plastica e l’altra da plastica e vegetazione, per verificare se il satellite riuscisse a identificarle e distinguerle.

L’esito è stato positivo: all’occhio del satellite entrambe le zattere sono risultate ben visibili e distinguibili dall’acqua circostante, confermando la possibilità di utilizzare le immagini del Sentinel 2 per il riconoscimento di depositi di legname e plastica nel fiume Po, di dimensione di alcune decine di metri quadrati e densità relativamente ridotte.

Questo tra l’altro apre la strada a ulteriori sperimentazioni che consentiranno, in futuro, di poter determinare, grazie a questa tecnologia, anche le quantità esatte di depositi di plastiche accumulate sulle sponde del Po.

I risultati

I fattori più rilevanti tra gli elementi emersi dall’analisi sono due: la predominanza di rifiuti plastici delle dimensioni inferiori ai 10 centimetri di lunghezza e la precisa identificazione delle loro potenziali zone d’accumulo, in base sia alla quantità sia al tempo di permanenza.

Il Po resta comunque sotto osservazione ma il fatto che a raggiungere l’Adriatico sia solamente un quantitativo di plastica di poco inferiore al 15%, rispetto al totale calcolato più a monte, rappresenta un numero degno di rilievo che fa tirare un piccolo sospiro di sollievo, almeno per il momento.

Un’ulteriore buona notizia inoltre arriva dal mondo della tecnologia che attualmente è in grado di assistere il monitoraggio grazie alla positiva evoluzione dei dati satellitari, oggi più performanti e capaci di rilevare gli accumuli di plastica anche tra la fitta vegetazione del Grande Fiume.

«Questi risultati, di rilievo scientifico, hanno permesso all’Autorità di bacino di ottenere un primo quadro conoscitivo utile a supportare la definizione di futuri approfondimenti e di azioni concrete di prevenzione e gestione dell’inquinamento da river litter - ha dichiarato Alessandro Bratti, Segretario Generale dell’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po - Infatti, gli esiti del progetto Mapp hanno costituito le basi per la progettazione del programma sperimentale triennale 2024-2026 per il recupero delle plastiche nel fiume Po, che sarà realizzato con i finanziamenti resi disponibili dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica attraverso la Legge SalvaMare, i cui obiettivi sono di incentivare la raccolta dei rifiuti plastici nei fiumi, del loro successivo riciclo nell’ottica dell’economia circolare e di sensibilizzare la collettività per la diffusione di comportamentali virtuosi che prevengano il problema della marine litter».

«Dai dati raccolti col censimento visivo sembra che la quantità totale di plastic litter trasportata dal Po sia sensibilmente inferiore rispetto a quella attribuita in passato da stime modellistiche», ha sottolineato Giuseppe Dodaro, responsabile area capitale naturale e agroecologia di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, «L’osservazione prevalente di oggetti di piccole dimensioni suggerisce che i rifiuti subiscono intensi processi di frammentazione prima di giungere a mare. E questo è dovuto ai lunghi tempi di permanenza in alveo, come testimoniato dall’analisi degli spostamenti effettuata coi tracciatori. Si conferma, dunque, come il contrasto all’inquinamento da plastica sia necessario per la tutela degli ecosistemi ma soprattutto della salute umana. È il messaggio chiave che animerà la discussione della quarta sessione dell’International Negotiating Commette di Unep, ora riunito a Ottawa per giungere finalmente alla ratifica di un accordo internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica».

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