Storie

Marco Gardella (Aipo): “Per aumentare la sicurezza idraulica, creeremo diaframmi sugli argini da qui al 2026”

Come sta davvero il Delta del Po? Risponde a La Svolta l’ingegnere per l’ambiente dell’ufficio che gestisce lo sviluppo del territorio, la navigazione e il monitoraggio delle opere per l’Agenzia interregionale per il fiume Po
Tempo di lettura 9 min lettura
18 marzo 2024 Aggiornato alle 12:00

Mentre il fiume Po è in piena, si torna a discutere delle condizioni del suo Delta. Se il livello del mare da un lato continua a salire, dall’altro il terreno rischierebbe invece di “affondare”, magari con la complicità dei nuovi piani di riavvio dei pozzi per le trivellazioni. Il ritorno dell’estrazione del gas, che era stata vietata 60 anni fa, ha già incontrato le proteste di residenti e sindaci lo scorso dicembre.

Il tema della subsidenza, l’abbassamento della terra, era vivo già allora. L’alluvione nel Polesine del novembre 1951 ha portato a un centinaio di vittime e a circa 200.000 sfollati, poi nel ‘76 una tempesta al largo dell’Adriatico ha sommerso Batteria, l’isola che (oggi) non c’è (più) ma che fino ad allora dava lavoro a mille 500 persone.

Si tratta di un territorio che non sarebbe ricco solo di metano ma anche di una delle biodiversità più preziose d’Italia con uccelli, lagune, paludi e canneti. I segnali che arrivano dal cuneo salino, le micro-desertificazioni e l’analisi dell’eustatismo minacciano l’equilibrio della zona.

Per capire meglio abbiamo intervistato l’ingegnere per l’ambiente Marco Gardella, dell’ufficio che gestisce lo sviluppo del territorio, la navigazione e il monitoraggio delle opere per l’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo).

Che cos’è la subsidenza?

È un fenomeno fisico di abbassamento della superficie terrestre ed è indipendente dalla causa che lo ha prodotto. Può essere un abbassamento naturale, legato al compattamento dei terreni, o antropico. Può avere uno sviluppo areale molto ampio oppure essere localizzato in punti ben precisi, ma può avere anche diverse velocità ed evoluzioni temporali. Occorre studiare la subsidenza ad hoc, lì dove si va a generare. È l’ultimo stadio del risultato in superficie di una serie di processi che in realtà avvengono nel sottosuolo e che quindi sono di difficile comprensione e misurazione: di certo sono tutti correlati alla struttura geologica e geo-meccanica del territorio in cui operiamo.

Come influiscono le caratteristiche dei terreni?

Possono favorire, accelerare oppure impedire questi processi. Nel Delta sicuramente abbiamo questa problematica perché tutte le pianure alluvionali come la Pianura padana hanno problemi di subsidenza. Fondamentalmente per l’Agenzia ha una caratteristica locale, è concentrata proprio nel Delta ed è di due nature: una, geomorfologica, dovuta appunto alla conformazione del territorio deltizio e lagunare, l’altra ha un’interferenza antropica perché potrebbe essere dovuta alle varie evoluzioni che negli anni hanno acuito il processo.

Come Aipo vi occupate della parte fluviale ma ci sono studi che correlano le attività estrattive rispetto alla velocità dell’incremento della subsidenza?

Noi poniamo rimedio, non studiamo la causa che lo innesca. Il nostro scopo è gestire nel migliore dei modi la problematica e garantire la sicurezza idraulica del territorio, per questo, monitoriamo la subsidenza sempre più dettagliatamente, anche con l’aiuto di dati satellitari, per mettere in atto tutta una serie di contenimenti che ci aiutino. Noi poniamo rimedio, non studiamo la causa che lo innesca.

Quali sono le aree interessate?

La subsidenza è un problema serio nella pianura padana e può avere conseguenze significative sull’ambiente, sull’agricoltura e sulle infrastrutture. È quindi importante monitorare attentamente l’uso delle risorse idriche sotterranee e implementare pratiche di gestione sostenibile delle acque per mitigare questo fenomeno. Per natura geologica, tutta l’area del Delta è interessata ma anche l’area del Bolognese ha questo tipo di problematica, con fenomenologie differenti: le cause sono leggermente diverse. In realtà spesso intorno a tutte le grandi metropoli c’è un problema dovuto all’estrazione di acqua nel sottosuolo e alla subsidenza

In quale stato sono queste aree?

Ultimamente il problema si è affievolito, rispetto agli anni precedenti abbiamo avuto un rallentamento del fenomeno che è continuamente monitorato anche grazie ai dati provenienti dalle Arpa delle regioni che compongono il distretto. Il problema che può generarsi è l’abbassamento del piano-campagna: di conseguenza si abbassa anche l’arginatura, quindi dobbiamo continuare a mantenere monitorati gli argini, perché il loro livello resti tale da poter garantire una sicurezza idraulica per tutto il territorio.

In un articolo del Guardian, l’alluvione del ‘51 viene legata alla subsidenza: è corretto?

Quell’alluvione è stata provocata dal fatto che un grossissimo quantitativo d’acqua è arrivato nel Delta e i corpi arginali non erano preparati o non erano sufficientemente strutturati per poter evitare l’alluvione. La subsidenza ha acuito la conseguenza, ma non ne è stata la causa, che purtroppo è sempre l’eccesso d’acqua.

Tutto il Delta oggi è sotto il livello del mare?

Tutto no, però in parte sì. Sicuramente le arginature hanno livelli più alti del piano campagna e anche alcune golene. Questo significa che l’argine è un’infrastruttura da mantenere in esercizio e in opera in maniera corretta, monitorata in modo tale che non ci siano problemi. Le arginature sia di Aipo sia dei canali di bonifica, che hanno un effetto scolante e di evacuazione delle acque, fanno sì che il territorio sia controllato, presidiato e in sicurezza idraulica.

È possibile vivere nella zona?

Sicuramente è possibile vivere nella zona. Il fatto che probabilmente la popolazione decresca in queste zone non è dovuto alla subsidenza, ma piuttosto all’attrattività del territorio. L’economia del Delta, che negli anni precedenti forse era più fiorente, ultimamente risente tantissimo dei cambiamenti climatici. Difatti su questo si innesta anche il problema della risalita del cuneo salino.

Che cos’è?

Questo fenomeno si verifica quando l’acqua salata proveniente dal mare penetra nelle falde acquifere costiere, mescolandosi con l’acqua dolce sotterranea. Quando il Po ha livelli molto bassi, non riesce a contrastare l’acqua dell’Adriatico che risale il letto del fiume. Questo comporta la salificazione dei suoli e delle falde. Semplificando al massimo: l’estate è il momento più critico in cui l’agricoltura ha bisogno di più acqua e al contempo quello in cui nel Po ce n’è di meno sia per gli scarsi apporti sia per i prelievi che invece sono al massimo. Così si abbassa ulteriormente il livello del fiume e si va a emungere l’acqua dalle falde: essendo un ecosistema transitorio, al confine con il mare, l’acqua dolce lascia il posto a quella salata. Alla fine sia i terreni sia le falde diventano di acqua salmastra.

Tutto ciò cosa provoca?

Questo provoca una micro-desertificazione e la salinizzazione dei terreni, che diventano salati in qualche mese, mentre per farli ritornare appetibili per l’agricoltura c’è bisogno di anni. Il fenomeno della micro-desertificazione impiega pochissimo tempo nell’attivarsi ma ne richiede tantissimo per tornare a un suolo coltivabile.

Qual è l’effetto combinato del mix di questi fenomeni?

La subsidenza, quindi l’abbassamento del terreno, e il fatto che le falde acquifere si ritirino e si prosciughino per fattori antropici o naturali, comportando una modificazione di questo ecosistema di transizione che per natura subisce una lotta continua tra l’acqua dolce e salata: dovrebbe essere predisposto a questo tipo di variazioni ma il fattore antropico le accelera e fa sì che ci sia, se non una perdita di biodiversità, sicuramente una modifica del tipo di biodiversità. Quindi le specie che magari sono abituate all’acqua dolce si devono ritirare a favore di specie più propense a vivere in acqua salmastra.

Ci sono ripercussioni invece sul turismo e la pesca?

Se io sono un pescatore di fiume, probabilmente ho più difficoltà a pescare perché mi ritrovo acqua salmastra nel greto e quindi pesci di mare almeno per i primi 20 km. Poi il problema della risalita del cuneo salino è che il territorio diventa brullo e spoglio non solo sul piano della biodiversità ma anche del turismo: l’ecosistema rischia di perdere appeal a livello faunistico e vegetale, mentre il terreno essendo salmastro diventa arido.

Nel complesso quali sono gli effetti della subsidenza e dell’intrusione salina a cui è soggetto il Delta?

Sono fondamentalmente di tre tipi:

1. Socio-economici: la mancanza di acqua per uso civile e agricolo nei periodi estivi. In estate ci possono essere ammanchi perché, quando distribuisce l’acqua, l’acquedotto potrebbe pescare in falde che sono diventate di acqua salmastra. Poi c’è l’aumento della vulnerabilità del terreno, con la riduzione e la perdita di

produzione agricola, perché l’acqua salata ha questo effetto. Tutto è strettamente connesso anche all’economia dei mitili nel delta. Inoltre ci sono effetti negativi sul turismo

2. Eco-sistemici: l’habitat cambia perché diventa salato. Si aggiungono le micro-desertificazioni, le micro-salinizzazioni e le variazioni dello spostamento della fauna ittica

3. Gestionali: l’impossibilità di irrigare dovuta all’acqua salata, oltre ai problemi di acqua potabile

Siamo di fronte a un ecosistema particolarmente complesso?

È forse il più complesso che abbiamo da gestire. Mentre in altri si parla solo di contesti fluviali, questo è un contesto transitorio: ci troviamo a dover difendere il mare e il fiume in modo ponderato, l’uno non deve prevalere sull’altro.

Intanto si assiste a un innalzamento del livello del mare?

Sì sicuramente. Parliamo di eustatismo, cioè la differenza di livello del mare negli anni. Mentre nei fiumi le medie di portata annuale si stanno abbassando, viceversa notiamo che il livello del mare continua ad alzarsi, quindi dobbiamo trovare una soluzione di balancing. A volte queste situazioni possono essere gestite con le barriere anti-sale: si creano barriere antropiche che evitano al mare di risalire, magari di 40 km, come quelli che abbiamo avuto nel 2022 quando c’è stata siccità, una delle più gravi degli ultimi anni.

Quali sono le soluzioni per aiutare il Delta?

Per aumentare la sicurezza idraulica, anche grazie al Pnrr e al progetto di Rinaturazione del Po, gli argini vedranno la creazione di diaframmi: alcuni ci sono già, altri verranno costruiti ex novo e verrà aumentata la difesa. Il diaframma è un setto che si va a innestare nella parte centrale dell’argine e serve per controllare i moti di filtrazione in modo tale da combattere la possibilità che si generi instabilità. Andremo a posare da qui al 2026 ulteriori diaframmi, dove non sono già presenti, in lunghi tratti di arginatura del Po. Sarà un’ulteriore sicurezza per i territori del Delta.

A che punto è la rinaturazione del Po?

Oltre alla competenze tradizionali dell’Agenzia, ossia mantenere il territorio in sicurezza idraulica, stiamo cambiando pelle e non ci occupiamo solo di smaltire l’acqua durante le piene ma della sua gestione per rendere più resiliente e sostenibili il territorio in cui viviamo. Insieme a Mase e Adbpop - Autorità di bacino del fiume Po - ci stiamo impegnando in questo ambizioso progetto di ripotenziamento di questo grande corridoio ecologico, il Po. Andiamo a ricreare determinati ambienti permettendo al fiume di riprendersi degli spazi che adesso non sta utilizzando e che sono stati colonizzati da fattori antropici.

Leggi anche
Wiki
di Manuela Sicuro 5 min lettura
Siccità
di Alexandra Suraj 3 min lettura