Ambiente

C’era una volta il fiume Reno

La scarsità di precipitazioni ha lasciato a secco questo importante sentiero liquido. Livelli d’acqua così bassi non permettono la navigazione delle navi mercantili: così l’emergenza climatica diventa anche economica ed energetica

Credit: Flickr/ Bernard Blanc
Tempo di lettura 3 min lettura
16 agosto 2022 Aggiornato alle 11:00

C’era una volta il Reno: non è l’inizio di una bella favoletta della buonanotte da poter raccontare ai bambini prima di farli addormentare, ma l’ennesimo effetto del cambiamento climatico.

Il Reno, infatti, sta scomparendo a causa della siccità record che sta travolgendo tutti i Paesi europei (e non solo) nelle ultime settimane.

Il livello dell’acqua del secondo fiume più grande dell’Europa Centrale si è abbassato in maniera allarmante, rendendo così quasi impossibile la navigazione per le chiatte mercantili che non possono più navigare a pieno carico (in alcuni casi, addirittura, il peso del carico trasportato deve essere ridotto di tre quarti).

«In genere, una nave mercantile che trasportava sale da Heilbronn avrebbe trasportato a bordo 2.100 tonnellate, ma lunedì è stato necessario ridurre il carico a sole 900 tonnellate a causa del livello del fiume», ha dichiarato Christian Lorenz, di Ports and Freight Traffic Cologne.

Un problema gravissimo per la Germania: da un lato l’emergenza commerciale ed economica, con quasi 200 milioni di tonnellate di merci che generalmente vengono trasportate lungo il Reno verso il cuore dell’Europa e che oggi restano pressoché ferme o con difficoltà nel trasporto; dall’altro l’emergenza energetica, con la possibilità di tagli alla produzione di energia a causa dei disagi sul traffico fluviale che bloccano il trasporto di petrolio e carbone.

Una situazione più che mai allarmante considerando che la Germania si prepara a un inverno di razionamento energetico a causa di una riduzione dell’80% dei flussi di gas dalla Russia.

La Germania che rinuncia al gas russo e riattiva le centrali elettriche a carbone per la produzione di energia, dunque. Ma il carbone ora tarda ad arrivare a causa delle interruzioni di navigazione sul Reno e quello dell’energia diventa un problema da risolvere quanto prima.

Intanto gli esperti affermano che ci sono poche possibilità di cambiamento nelle prossime settimane e il livello dell’acqua del fiume è destinato scendere ulteriormente a causa della mancanza di precipitazioni. Questo significherebbe ufficialmente la chiusura della navigazione del Reno, esattamente come accadde nel 2018, quando i livelli di acqua nel Reno si erano avvicinati a quelli attuali e avevano provocato ingenti danni economici al commercio tedesco, con 130 giorni di blocco per il traffico mercantile sul fiume.

È un’emergenza senza fine quella climatica.

Una crisi che, anello dopo anello, sta coinvolgendo tutta la catena.

Perché l’allarme ambientale non è solo caldo asfissiante, siccità, incendi e scioglimento di ghiacciai: è un problema che dilaga e pian piano coinvolge ogni aspetto della vita.

Oggi a pagare il conto sono il commercio e il settore energetico, con tutto ciò che ci gira attorno, domani chi lo sa. E adesso che lo scontro con questa dura realtà dei fatti è diventato inevitabile, qualcuno si è reso conto che è necessario agire in fretta, con la consapevolezza che potrebbe essere troppo tardi per correre ai ripari.

Eppure si è sempre saputo che prevenire è meglio che curare. Ma è stato più semplice, in passato, fare orecchie da mercante.

Intanto il Reno è rimasto a secco. E il commercio anche.

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