Diritti

C’è un luogo dove russi e ucraini vivono insieme

Disertori di guerra e famiglie in fuga, ma anche esuli bielorussi che hanno lasciato il Paese per evitare la repressione. Tutti loro hanno trovato rifugio sotto lo stesso tetto: a Budva, Montenegro
Credit: Pristanište
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27 febbraio 2023 Aggiornato alle 07:00

Dall’inizio dell’invasione russa, milioni di cittadini ucraini sono stati costretti a lasciare il Paese per mettersi in salvo; oltre 500.000 russi hanno fatto lo stesso, per sfuggire alla repressione governativa, alle difficoltà economiche e all’obbligo di leva nell’esercito.

Per le persone in fuga dai bombardamenti, la meta principale è stata l‘Europa: in Polonia e Germania, secondo Eurostat, è stato registrato il maggior numero di richieste di protezione umanitaria per i profughi di guerra. Come rileva invece il Washington Post, per i russi le destinazioni di riferimento sono state soprattutto Georgia, Kazakistan e Serbia.

Ma è sul promontorio montenegrino di Budva affacciato sull’Adriatico, a circa 250 chilometri via mare da Bari, che centinaia di cittadini russi e ucraini hanno trovato rifugio. La comunità che nell’ultimo anno si è creata in questo luogo per rispondere all’emergenza umanitaria provocata dalla guerra è coordinata dalla fondazione Pristaniste: grazie alle donazioni, offre ai suoi ospiti alloggi temporanei, beni di prima necessità e assistenza legale e psicologica.

Le circa 600 persone che hanno finora soggiornato presso Budva hanno ricevuto supporto da volontari montenegrini, russi e ucraini che hanno preso parte al progetto, spesso dopo aver beneficiato loro stessi dei servizi di accoglienza. Insieme ai 238 rifugiati ucraini e ai 284 esuli russi, ci sono anche 11 cittadini bielorussi spinti ad abbandonare il Paese a causa della crescente repressione dei diritti umani operata dal Governo di Aleksandr Lukashenko.

«Tra queste persone non ci sono stati conflitti - racconta a La Svolta Sofia Shaidullina, volontaria che si occupa delle pubbliche relazioni - Sì, tutti i russi si sentono in colpa nei confronti degli Ucraini 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ma è per questo che abbiamo creato Pristaniste, per promuovere l’idea che questa guerra è una calamità condivisa da tutti noi».

A Budva, gli ospiti ricevono consulenza legale per ottenere protezione temporanea come rifugiati e permessi di soggiorno per motivi di lavoro. Ma un requisito fondamentale per essere accolti presso questa comunità è condividere il rifiuto dell’aggressione russa, spiega la volontaria: «È strano, ma spesso ci troviamo di fronte a casi in cui sono gli Ucraini ad aiutare i Russi. Quando abbiamo iniziato, non potevamo immaginarlo».

Chi arriva in Montenegro e rivolge la propria richiesta di aiuto a Pristaniste riceve una scorta di cibo iniziale e una scheda telefonica. In seguito, può accedere ad attività di formazione per trovare lavoro, mentre le famiglie possono chiedere di inserire i figli all’interno di un percorso scolastico. Secondo quanto riporta l’associazione, nel 2022 il costo dell’istruzione dei 22 bambini coinvolti nel progetto contro la dispersione scolastica è costato 60.000 euro.

Tra i cittadini ucraini c’è Nastya, fuggita con il suo bambino Maxim da Dnipro ad aprile e arrivata in Montenegro a luglio. Come lei, i profughi che si sono ritrovati a Budva guardano con incertezza al futuro e trovano supporto nel confronto con gli altri ospiti: «All’inizio non sapevo che questa fondazione fosse organizzata anche da russi, ma non voglio e non posso giudicare le persone in base alla loro nazionalità. Alcuni individui sono responsabili di ciò che sta accadendo nel mio Paese, ma tutti gli altri potrebbero non avere nulla a che fare con questo».

Uno degli obiettivi della fondazione è, d’altra parte, superare la fase di assistenza dovuta all’emergenza e rendere gli ospiti socialmente integrati. «Questa guerra finirà - spiega la fondazione - Dopodiché, i 2 popoli confinanti dovranno riallacciare i legami spezzati e ristabilire la fiducia reciproca. In questo momento sembra impensabile, eppure ogni giorno vediamo esempi di come le persone si avvicinano l’una all’altra».

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