Diritti

Nel 2022 è record mondiale di rifugiati: oltre 100 milioni

In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno, l’UNHCR ha diffuso un dato mai registrato prima. Quest’anno, a livello internazionale, il numero di persone in fuga è il più alto di sempre
Due donne africane osservavano la marcia dei richiedenti asilo ad Atene nel 2020, durante la Giornata mondiale dei rifugiati.
Due donne africane osservavano la marcia dei richiedenti asilo ad Atene nel 2020, durante la Giornata mondiale dei rifugiati. Credit: EPA/ORESTIS PANAGIOTOU
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 giugno 2022 Aggiornato alle 15:00

No End In Sight”, nessuna fine in vista. Si intitola così la ricerca di UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, pubblicata in vista del diciannovesimo anniversario della Giornata mondiale del rifugiato, che ricorre ogni anno il 20 giugno.

Nonostante il numero di migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo sia in continua diminuzione dal 2015, questi viaggi della speranza sono sempre più fatali: sette anni fa era stato registrato un picco di più di un milione di persone che tentavano di raggiungere l’Europa via mar Mediterraneo, divenute poi 141.500 nel 2018, 123.700 nel 2019, 95.800 nel 2020 e, secondo i dati più recenti, 123.300 attraversamenti individuali nel 2021. Un numero in diminuzione anche in precedenza alla pandemia di Covid-19.

Solo nel primo trimestre del 2022, oltre 18.000 rifugiati e migranti hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Europa e circa 2,3 milioni hanno intrapreso lo stesso viaggio negli ultimi otto anni.

Se si fa un discorso globale, però, le persone costrette a fuggire nel 2022 sono state 100 milioni, una ogni 78 nel mondo: “Un traguardo devastante che non avrebbe mai dovuto essere raggiunto”, scrive UNHCR. Nel 2021 la cifra era 89,3 milioni, pari all’1% della popolazione mondiale.

Anche il bilancio delle vittime ha subito un’accelerata: l’anno scorso, solo nel Mediterraneo e nell’Atlantico nord-occidentale, sono stati registrati circa 3.231 morti o dispersi in mare. Nel 2020 erano stati 1.881, 1.510 nel 2019 e oltre 2.277 nel 2018. Il numero potrebbe essere ancora più elevato considerando anche le rotte via terra attraverso il deserto del Sahara e zone di confine remote.

L’organizzazione “UNITED against Refugees Deaths”, la rete europea contro il nazionalismo, il razzismo, il fascismo e a sostegno di migranti, rifugiati e minoranze, ha diffuso un elenco che riporta i decessi dei rifugiati dal 1993 al 2022: in meno di vent’anni almeno 48.647 persone sono morte cercando un presente migliore, secondo i dati raccolti attraverso ricerche, informazioni ricevute dalle 550 organizzazioni di rete in 48 paesi e da esperti locali, giornalisti e ricercatori nel campo della migrazione. La lista, lunga 84 pagine, è aggiornata al 1° giugno.

La maggior parte è annegata nel Mediterraneo, altri sono stati uccisi alle frontiere o una volta deportati nei loro Paesi d’origine, dai trafficanti, o si sono tolti la vita nei centri di detenzione. Molti, spiega Unhcr, sono individui in fuga da conflitti, violenze e persecuzioni.

L’Agenzia delle Nazioni Unite, da tempo e costantemente, richiama l’attenzione sulle terribili esperienze e sui pericoli affrontati dai rifugiati e dai migranti attraverso specifiche rotte: la rappresentazione grafica realizzata in vista della Giornata mondiale del Rifugiato si concentra, in particolare, sul percorso che va dall’Est e dal Corno d’Africa al Mediterraneo centrale.

Non solo morti in mare, però: UNHCR denuncia anche le morti e gli abusi diffusi lungo le rotte terrestri, “più comunemente all’interno e attraverso i Paesi di origine e di transito, tra cui Eritrea, Somalia, Gibuti, Etiopia, Sudan e Libia, dove viene segnalata la preoccupante maggioranza dei rischi e degli incidenti”.

In questi territori, in particolare in Etiopia, Kenya, Sud Sudan e Uganda, il World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, è stato costretto a ridurre significativamente le razioni di cibo ai rifugiati fino al 50%: i bisogni umanitari si moltiplicano in tutto il mondo e i finanziamenti faticano a tenere il passo. Secondo le stime del WFP, solo in Africa orientale servirebbero 411 milioni di dollari per sostenere i rifugiati nei prossimi sei mesi, in Sud Africa 113 milioni.

All’inizio di aprile l’UNHCR ha pubblicato una strategia aggiornata con alcune proposte, come l’aumento dell’assistenza umanitaria, il sostegno e le soluzioni per le persone che necessitano di protezione internazionale e per i sopravvissuti a gravi abusi dei diritti umani, e un appello per i finanziamenti.

L’UNHCR esorta anche gli Stati a garantire alternative sicure alle traversate pericolose, a rafforzare l’azione umanitaria, di sviluppo e di pace per affrontare le sfide della protezione e delle soluzioni. E a salvaguardare i diritti umani di coloro che fuggono. “Chiunque siano, da qualsiasi luogo provengano. Sempre”.

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