Diritti

Airbnb offre 100.000 alloggi per i civili in fuga dall’Ucraina

L’annuncio della piattaforma che affitta camere, case e posti letto a breve termine è rivolto a chi sta cercando di salvarsi, scappando da Kyiv. L’iniziativa supporterà i rifugiati indipendentemente dalla loro nazionalità
Els è una host di Roma che ha ospitato un rifugiato attraverso Airbnb.
Els è una host di Roma che ha ospitato un rifugiato attraverso Airbnb.
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 marzo 2022 Aggiornato alle 15:25

Alloggi temporanei gratuiti per chi fugge dalla guerra in Ucraina. È l’iniziativa di Airbnb e Airbnb.org per dare supporto al conflitto in corso, giunto ormai al sesto giorno.

La piattaforma nata nel 2008 dall’idea di due designer che decisero di affittare le camere in più a tre viaggiatori in cerca di un alloggio temporaneo, e l’organizzazione no-profit creata per fornire assistenza abitativa durante le crisi internazionali, hanno deciso di mettere a disposizione le loro risorse: un tetto sopra la testa, un letto, un luogo in cui rifugiarsi in attesa di un futuro più certo. Non è una novità per la piattaforma che, il 22 febbraio, ha annunciato di aver ospitato più di 20.000 rifugiati afghani, obiettivo prefissato dopo la presa di Kabul il 15 agosto 2021.

Airbnb, in collaborazione con le agenzie di reinsediamento, ha dichiarato che coprirà il costo dei soggiorni insieme ai donatori del fondo per i rifugiati e dagli host, ovvero i proprietari o intermediari che mettono a disposizione della piattaforma una camera o una casa per un determinato periodo di tempo: «Airbnb.org sta organizzando soluzioni d’affitto a breve termine per un massimo di 100.000 persone in fuga dall’Ucraina, e si impegna a supportare i rifugiati indipendentemente dalla loro nazionalità, provenienza e identità di genere. Puoi aiutare offrendo un alloggio temporaneo, gratuito o scontato, oppure facendo una donazione». Oggi la piattaforma riunisce 350.000 alloggi in 200 Paesi. Il co-fondatore e ceo di Airbnb Brian Chesky, insieme al presidente Joe Gebbia e al Chief Strategy Officer Nathan Blecharczyk, si sono rivolti in particolare a Polonia, Germania, Ungheria e Romania per chiedere il loro supporto.

«Sappiamo che gli host di Airbnb e gli ospiti di tutto il mondo saranno ansiosi di alzarsi in piedi e prendere parte a questo enorme sforzo», ha scritto la piattaforma, che nei prossimi giorni prevede di condividere i dettagli su come gli host di Airbnb e la comunità più ampia possono supportare questa iniziativa. Qualche indicazione, sul sito, c’è già: bisogna registrarsi e c’è la possibilità di scegliere tra offrire un alloggio e fare una donazione, che sarà utilizzata al 100% per coprire i costi delle abitazioni temporanee.

«Airbnb.org fornisce sovvenzioni e risorse tecnologiche ai partner no-profit, che coordinano alloggi temporanei per i propri assistiti […] Al momento non offriamo alloggi direttamente agli individui. Airbnb.org collabora con altri partner no-profit che prenotano e coordinano i soggiorni per gli ospiti rifugiati». È importante sottolineare che la piattaforma si rivolge non solo alle persone di nazionalità ucraina, ma a chiunque provenga dalle zone coinvolte nel conflitto. I commenti sulla pagina Instagram di Airbnb sono più di 300 e raccolgono moltissimi utenti pronti ad aiutare, dalla Jamaica al Regno Unito, passando per la Florida.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che Airbnb consiglia di contattare «se hai bisogno immediatamente di un alloggio di emergenza», l’invasione russa ha costretto quasi 400.000 persone a fuggire dalle loro case in Ucraina. E secondo le autorità ucraine, se ne potrebbero aggiungere altri 4,5 milioni, se i combattimenti si estendessero. Il numero dei civili uccisi è salito a quota 352: lo ha riferito il ministero dell’Interno ucraino.

In questo scenario, anche altre società hanno deciso di offrire il proprio contributo e donare denaro agli enti di beneficenza in campo in questo momento di crisi: come riferisce il Guardian, la catena di gioielli Pandora ha donato più di 1 milione di dollari all’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia. Molte donazioni sono giunte anche alla Croce Rossa ucraina, che sta fornendo cibo e acqua, forniture mediche, vestiti e riparo alle vittime del conflitto. La catena di scarpe britannica Kurt Geiger ha detto che donerà il 100% dei profitti della scorsa settimana alla causa. Le donazioni verso l’Ucraina da parte di numerose aziende sono aumentate considerevolmente nelle ultime 48 ore. E l’ondata di solidarietà non fa che crescere di giorno in giorno.

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