Futuro

I micro-droni che si illuminano come le lucciole

Un team scientifico del MIT sta lavorando al collaudo di speciali robot in grado di inviarci informazioni, attraverso segnali luminosi, nel corso di missioni di ricerca e salvataggio. Aiutandoci a rilevare la presenza di civili da soccorrere
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 giugno 2022 Aggiornato alle 16:00

Forse gli aerei avranno un giorno ali molto simili a quelle degli uccelli rapaci. Il picchio verde ispira i caschi antiurto di ultima generazione, le libellule e i colibrì invece offrono degli spunti per le nuove pale eoliche. I droni del futuro, invece, saranno sempre più piccoli e costruiti sul modello degli insetti.

Lo racconta l’etologa Emmanuelle Pouydebat nel libro “Quando gli animali e le piante ci ispirano”, edito in Italia da Espress.

In effetti, l’autrice ha ragione a credere che la natura possa fornirci se non tutte, molte delle risposte di cui abbiamo bisogno. Proprio in tema di droni e microdroni, un recente studio del MIT ha messo a punto un avanzatissimo modello ispirato alle lucciole.

Questo insetto popola, almeno nel nostro immaginario collettivo, le calde sere d’estate e comunica attraverso la propria luminescenza. Sono tanti i messaggi che possono essere trasmessi con una luce intermittente nell’oscurità della notte: si può attirare un partner, allontanare un predatore o al contrario tendere una trappola a una preda.

Osservando i loro comportamenti un team di scienziati ha costruito delle minuscole strutture artificiali elettroluminescenti: si tratta di robot volanti piccoli come insetti. Durante il volo, queste strutture poste sulle ali del micro-drone emettono una luce colorata.

Un po’ come per le lucciole, anche per i robot-insetto l’elettroluminescenza potrebbe consentire loro di comunicare gli uni con gli altri.

Per esempio, se spedito in missione di ricerca o di salvataggio in un edificio distrutto o sul punto di crollare, il piccolo drone potrebbe servirsi delle luci per segnalare la presenza di persone ancora vive e chiedere aiuto.

Si tratta di alta tecnologia concentrata nel peso di una graffetta o poco più. Talmente leggera che non è in grado di trasportare sensori. Per cui gli studiosi sono costretti a seguirli con telecamere a infrarossi decisamente più ingombranti.

«Se pensi ai robot di dimensioni più grandi, possono comunicare utilizzando molti strumenti diversi: bluetooth, wireless, tutto questo genere di cose. Ma per un robot così piccolo e con limitate risorse energetiche, siamo costretti a pensare a nuove modalità di comunicazione. Si tratta di un passo importante verso il controllo di questi robot in ambienti esterni in cui non disponiamo di un sistema di rilevamento del movimento ben sintonizzato e all’avanguardia», afferma Kevin Chen, che è l’assistente di D. Reid Weedon, Jr. Professore presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e Informatica (EECS), il capo del Laboratorio di Soft and Micro Robotics nel Laboratorio di Ricerca di Elettronica (RLE) e l’autore senior dell’articolo.

Dopo aver collaudato i primi prototipi li hanno sottoposti al misuratore di luminescenza per analizzare l’intensità della luce e a test di volo, servendosi di un sistema di tracciamento appositamente progettato. In futuro, il gruppo intende migliorare il sistema per rilevare i movimenti dei droni, in modo che possa tracciarli in tempo reale e con risultati il più possibile affidabili.

Inoltre vogliono introdurre segnali di controllo in modo che i robot possano accendere e spegnere la luce durante il volo e comunicare in un modo non molto diverso da quello delle lucciole.

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