Diritti

Un anno di diritti

Cos’è cambiato nel 2023 nel mondo in alcuni ambiti fondamentali come aborto, comunità Lgbtq+, pena di morte e migrazione
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Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
30 dicembre 2023 Aggiornato alle 18:00

Come sempre, quando si avvicina la fine dell’anno arriva il tempo dei bilanci personali, quelli che però spesso e volentieri fanno sentire inadeguate perché, diciamocelo, chi rispetta davvero e interamente i buoni propositi fatti il 1° gennaio? Quasi nessuno.

Molto più utile, invece, capire come si è mosso il mondo in questi dodici mesi, soprattutto dal punto di vista dei diritti. È diventato un posto migliore? È peggiorato? In generale la realtà sta nel mezzo ma vediamo di passare in rassegna alcuni ambiti ben precisi.

Aborto

Sul fronte dell’interruzione volontaria di gravidanza, purtroppo, le nubi sono più delle schiarite. Secondo gli ultimi dati resi noti dall’organizzazione non profit che si occupa di salute riproduttiva, Center for Reproductive Rights, a giugno 2023 i Paesi nel mondo che proibivano totalmente l’aborto erano 22. Tra questi anche alcuni europei (Malta, Andorra, Polonia e Liechtenstein).

Ma a preoccupare di più è la situazione degli Stati Uniti, dove dopo il ribaltamento della Rou v Wade, avvenuto il 24 giugno 2022 ogni Stato può decidere per sé. Il risultato di quella sentenza storica non ha portato a miglioramenti ma, al contrario, a una regressione, tanto che al momento l’aborto è completamente illegale in 14 Stati Usa, tutti a guida repubblicana. E in molti altri le restrizioni sono fortissime. In Nebraska, North e Sud Carolina, a esempio, quest’anno sono state introdotte importanti limitazioni, e in Texas alcune settimane fa è stato impedito a una donna di interrompere la gravidanza nonostante fosse in pericolo di vita.

Fortunatamente però abbiamo anche delle belle notizia. L’Ohio ha approvato l’Issue 1, che prevede l’inserimento nella Costituzione statale di un emendamento che protegge il diritto all’aborto.

Diritto all’aborto che entrerà in Costituzione anche in Francia, come annunciato dal presidente Emmanuel Macron.

Possono gioire anche le messicane, visto che la Corte Suprema di Giustizia lo scorso 6 settembre ha depenalizzato l’aborto a livello nazionale.

E l’Italia? Anche se dal 1978 il diritto all’aborto è sancito per legge, sono ancora tantissimi gli ostacoli che le persone che decidono di avvalersene devono superare, e la situazione purtroppo non sembra destinata a migliorare, a causa dei diversi tentativi che provano a indebolire la legge 194. L’ultimo in ordine di tempo è la proposta di legge che vorrebbe imporre alle donne di ascoltare il presunto battito fetale (che battito non è), prima di un’ivg.

Diritti Lgbtq+

Nel mondo esistono ancora diversi Stati che criminalizzano gli atti sessuali tra persone dello stesso sesso e tra questi 11 prevedono la pena di morte e nove la reclusione a vita.

Fortunatamente però, secondo quanto riportato dal report annuale di Ilga Word, alcuni Paesi hanno migliorato le proprie leggi in materia, come Singapore e Mauritius che hanno abrogato le norme che criminalizzavano l’omosessualità, e Isole Cook e del Venezuela, che hanno depenalizzato gli atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso all’interno delle forze militari.

A livello di discriminazione, solo 12 stati Onu a oggi offrono una protezione costituzionale basata sull’orientamento sessuale.

La Bulgaria nel 2023 si è aggiunta all’elenco dei Paesi che hanno una legge contro i crimini d’odio; mentre Andorra, Estonia, Nepal e Slovenia a quello dei luoghi in cui il matrimonio omosessuale è legale.

Sempre quest’anno Liechtenstein, Estonia e Taiwan hanno approvato una legislazione che rende possibile per le coppie dello stesso sesso adottare dei bambini.

Per quanto riguarda l’Italia, come documentato dall’Annual Review of the Human Rights Situation of Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex People in Europa e Asia Centrale, sempre di Ilga, il nostro Paese si è piazzato al 34° posto su 49 per uguaglianza e tutela delle persone Lgbtq+.

Pena di morte

Anche se non sono ancora disponibili i dati completi dell’anno, secondo Amnesty International nei primi otto mesi del 2023 sono state giustiziate 538 persone.

Gli Stati del mondo nei quali a oggi è ancora legale la pena di morte sono 58. Per quanto riguarda il 2023 è presto per saperlo ma il 2022 ci aveva consegnato un dato allarmante: le esecuzioni legali a livello globale erano state, rispetto all’anno prima il 53% in più.

L’Iran è il Paese nel quale si registrano più pene capitali eseguite, molto spesso a danno delle donne o degli oppositori alla legge islamica. Malissimo su questo fronte anche Arabia Saudita, Egitto e molti Stati africani come l’Uganda, dove il 22 marzo è stata approvata una legge che prevede l’uccisione per chi compie atti omosessuali.

Negli Stati Uniti, unica area occidentale in cui la pena di morte resiste, seppur solo in alcuni Stati, a farla da padrone è il Texas, dove quest’anno si sono svolte un terzo delle 24 esecuzioni del 2023.

Una nota di speranza arriva invece dal Ghana, che a luglio ha abolito la pena capitale.

Migrazione

Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, tra gennaio e settembre 2023 si sono verificati 281.872 attraversamenti irregolari delle frontiere europee (+18% rispetto allo stesso periodo del 2022). Di questi, gli arrivi per mare sono stati 184.614, mentre quelli via terra 97.258.

Nel periodo di tempo preso in esame sono aumentati gli arrivi lungo le rotte del Mediterraneo centrale, mentre sono diminuiti quelli attraverso le rotte del Mediterraneo orientale e i confini orientali.

Secondo l’ Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) nel 2023 il mondo ha registrato un aumento storico del numero di persone in migrazione. Questo ha comportato anche un’impennata dei decessi, che nel corso dell’anno che sta per concludersi nel Mediterraneo sono stati a oggi circa 2.571, dato più alto dal 2017. Tra questi, le 61 vittime del naufragio al largo della Libia del 16 dicembre. Quasi il 90% dei morti (2.271) stava attraversando la rotta del Mediterraneo centrale.

I dati del Missing Migrants Project dell’Oim parlano di 28.320 uomini, donne e bambini morti o scomparsi nel Mar Mediterraneo dal 2014.

A livello mondiale un altro punto nevralgico è il confine tra Messico e Stati Uniti, dove secondo i dati del Migration Policy Institute, nel 2023 sono giunte 2,5 milioni di persone. Un record storico assoluto che ha toccato il pecco in agosto, quando come testimoniato dall’Ufficio doganale e di protezione delle frontiere degli Stati Uniti, gli attraversamenti sono stati 232.972.

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