Diritti

Rainbow Rewind 2023: com’è stato l’anno dei diritti Lgbtqai+?

L’associazione Ilga World, che raggruppa 1900 organizzazioni a livello mondiale, traccia un bilancio tra luci e ombre, che svela i numerosi progressi fatti ma anche i tanti passi indietro compiuti
Credit: cottonbro studio

“Un anno di intensità senza precedenti, segnato da passi monumentali e notevoli battute d’arresto”. Così l’Ilga World descrive i 12 mesi che stanno per chiudersi nella nota informativa Rainbow Rewind 2023, che attraverso una raccolta di disegni di legge, leggi, decisioni giudiziarie e politiche pubbliche riassume i paesaggi legali che hanno plasmato i diritti delle comunità lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuali nel 2023, offrendo una panoramica delle vittorie tanto quanto delle sconfitte. Vediamo, quindi, qual è il bilancio dei diritti Lgbtqai+ dal 1 gennaio al 30 novembre 2023, attraverso le categorie analizzate dall’associazione che dal 1978 raggruppa oltre 1.900 organizzazioni in tutto il mondo.

Criminalizzazione degli atti sessuali consensuali dello stesso sesso

“La tendenza globale alla depenalizzazione degli atti sessuali consensuali dello stesso sesso è continuata nel 2023” e 2 Stati membri delle Nazioni Unite - Singapore e Mauritius - si sono aggiunti all’elenco dei Paesi che hanno abrogato norme che criminalizzavano l’omosessualità, abbassando a 63 quelli Onu che le mantengono. In Sri Lanka, Libano e Namibia, inoltre, sono stati monitorati tentativi di depenalizzazione.

Nonostante gli sviluppi positivi - ai quali si aggiungono quelli delle Isole Cook e del Venezuela, che ha depenalizzato gli atti sessuali consensuali dello stesso sesso all’interno delle sue forze militari - il 2023 ha visto anche una grande battuta d’arresto: la pena di morte in Uganda per gli atti omosessuali, oltre a numerose iniziative legislative regressive, dibattiti e deliberazioni, all’interno del Medio Oriente e delle regioni africane, in particolare in Bahrain, Ghana, Iraq, Kenya, Niger e Tanzania” e l’estensione delle leggi dagli atti tra persone dello stesso sesso all’omosessualità (è il caso del Ghana) o pene più severe (la pena di morte in Iraq).

Disposizioni che, ha ricordato il rapporto dell’Ilga Our Identities under Arrest, uscito all’inizio di dicembre, “sono tutt’altro che dormienti e sono state applicate attivamente nel 2023 per arrestare, perseguire e condannare persone in più di 60 Paesi”.

Libertà di espressione

Su scala globale, spiega il rapporto, “il 2023 è stato caratterizzato da un numero considerevole di iniziative regressive” che si estendono ben oltre le giurisdizioni di criminalizzazione, tra cui il Nord e il Sud America, così come l’Europa, e che comprendono diversi ambiti: conformità di genere, difesa pubblica, regolamenti dei media, programmi scolastici e “persino il simbolismo dell’arcobaleno”. Misure spesso presentate come sforzi per proteggere i bambini o per salvaguardare i “valori familiari”, contro la “teoria gender”. Al 30 novembre 2023, “non meno di 54 Stati membri delle Nazioni Unite mantenevano barriere legali alla libertà di espressione, impegnandosi esplicitamente o implicitamente in questioni relative all’orientamento sessuale, all’identità di genere, all’espressione di genere e alle caratteristiche sessuali”.

Libertà di associazione

Il principio fondamentale della libertà di associazione ha dovuto affrontare crescenti vincoli negli ultimi anni. Sebbene alla fine del 2023 non meno di 58 Stati membri delle Nazioni Unite “hanno mantenuto disposizioni con barriere legali alla registrazione formale e al funzionamento effettivo delle organizzazioni Lgbtqai+”, quest’anno ha visto anche due vittorie, in Kenya e a Eswatini.

Protezione dalla discriminazione

Ilga World monitora sistematicamente le protezioni legali contro la discriminazione relativa all’orientamento sessuale, all’identità di genere, all’espressione di genere e alle caratteristiche sessuali in settori specifici: protezione costituzionale, beni e servizi, assistenza sanitaria, istruzione, occupazione e alloggio.

Solo 12 stati Onu offrono una protezione costituzionale basata sull’orientamento sessuale, mentre 77 estendono qualche forma di protezione sul lavoro. Meno diffuse sono le protezioni legate all’identità di genere (sul lavoro scendono a 46) e meno ancora per “espressione di genere” e “caratteristiche di genere”, pari a 20 e 18.

Le protezioni antidiscriminazione, che coprono diversi settori e comprendono vari motivi, sono state emanate in almeno sette Stati membri delle Nazioni Unite: Bulgaria, Cuba, Giappone, Moldavia, Spagna, Paesi Bassi e Colombia. Non sono mancati, però, sforzi per respingere queste legislazioni che, in alcuni casi, hanno avuto successo, come in Georgia, Comunità di Madrid, Regno Unito e Stati Uniti.

Leggi sui crimini d’odio

Nel 2023, ci sono stati progressi limitati in questa categoria, con un solo Stato membro delle Nazioni Unite che si è unito all’elenco dei Paesi con leggi sui crimini d’odio: la Bulgaria. Sudafrica e lo stato australiano del Queensland, inoltre, stanno deliberando attivamente sui disegni di legge volti ad affrontare i crimini d’odio.

Discorsi di odio / incitamento alla violenza, all’odio o alla discriminazione

Gli sviluppi degni di nota sono stati relativamente scarsi per questa categoria, con grandi progressi osservati solo in due Stati membri delle Nazioni Unite, Bulgaria e Brasile, ciascuno con ambiti di protezione distinti

Regolamentazione delle “terapie di conversione”

Sono 3 i membri delle Nazioni Unite - Cipro, Islanda e Spagna - che hanno adottato con successo una legislazione per ridurre queste pratiche non scientifiche e dannose, a livello nazionale, portando il totale degli Stati Onu con regolamenti nazionali a 13, ai quali si aggiungono 8 Paesi che hanno discusso o stanno discutendo progetti analoghi. Messico e Stati Uniti hanno invece istituito normative di questo tipo a livello statale.

Matrimonio omosessuale e unioni civili

Nel 2023, è continuata la tendenza persistente a legalizzare le unioni tra persone dello sesso sesso: Andorra, Estonia, Nepal e Slovenia si sono uniti all’elenco dei Paesi in cui il matrimonio omosessuale è ora legale.

La Bolivia “ha fatto passi da gigante”, approvando le unioni civili tra persone dello stesso sesso e anche il Giappone ha visto il proseguimento della loro legalizzazione a livello subnazionale.

Meno incoraggianti gli sviluppi in India, Lituania, Panama e Suriname: in questi Paesi le richieste giudiziarie per il matrimonio omosessuale sono state respinte.

Adozione da parte di coppie dello stesso sesso

Liechtenstein, Estonia e Taiwan hanno approvato una legislazione che afferma il diritto delle coppie dello stesso sesso di adottare congiuntamente bambini, ma a queste vittorie si accompagnano numerose politiche, disegni di legge e leggi regressive relative all’adozione che Ilga ha monitorato in diversi Stati membri delle Nazioni Unite.

Restrizioni degli interventi sui minori intersessuali

Gli interventi - medicalmente inutili e non consensuali - sulle persone intersessuali rimangono legali nella stragrande maggioranza degli Stati delle Nazioni Unite in tutto il mondo: solo 8 membri Onu hanno misure progressive in materia, e solo altri 2 Paesi imponevano restrizioni in almeno una giurisdizione subnazionale.

Nel 2023, solo la Spagna ha emanato protezioni a livello nazionale. L’Australian Capital Territory invece “ha fatto la storia diventando la prima giurisdizione subnazionale del Paese ad approvare una legislazione che salvaguarda i diritti umani degli individui intersessuali e rinvia le procedure mediche irreversibili e non urgenti fino a quando gli stessi non sono abbastanza grandi da prendere le proprie decisioni”.

Riconoscimento legale del genere

Nel 2023, diversi Stati membri delle Nazioni Unite hanno visto progressi significativi nel riconoscimento legale di genere (LGR), garantendo passi positivi verso la piena partecipazione delle persone transgender alla vita della società: Spagna, Finlandia e Nuova Zelanda hanno emanato una legislazione che consente il cambiamento di genere basato sull’autoidentificazione (Self-ID) e altre 8 diverse giurisdizioni hanno visto progressi nelle leggi, nelle politiche o nelle decisioni giudiziarie, rimuovendo efficacemente i requisiti chirurgici obbligatori per modificare i marcatori di genere sugli ID.

Alla fine del 2023, c’erano almeno 22 Stati membri delle Nazioni Unite con il riconoscimento legale di genere basato su Self-ID.

In contrasto con questi sviluppi positivi, “diversi Stati membri delle Nazioni Unite hanno introdotto misure legali per limitare o mettere fuori legge il riconoscimento legale di genere per tutto il 2023”.

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