Diritti

Argentina: la comunità femminista e Lgbtq+ teme un passo indietro

Javier Milei, che ha sconfitto alle elezioni il progressista Sergio Massa, si è più volte espresso contro i diritti umani e civili che il Paese ha tutelato negli ultimi 10 anni. Nel mirino potrebbe esserci l’aborto
I partecipanti alla 32ª edizione della marcia dell'orgoglio LGBT+ a Buenos Aires, Argentina, 04 novembre 2023.
I partecipanti alla 32ª edizione della marcia dell'orgoglio LGBT+ a Buenos Aires, Argentina, 04 novembre 2023. Credit: EPA/JUAN IGNACIO RONCORONI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
22 novembre 2023 Aggiornato alle 12:15

«Oggi inizia la ricostruzione dell’Argentina». Il nuovo presidente del Paese Javier Milei, del partito Libertad Avanza, si è rivolto così ai suoi sostenitori dopo aver vinto le elezioni di domenica con il 55,9% dei voti. La sua promessa, tuttavia, è stata accolta con timore dalla comunità femminista e Lgbtq+ del Paese. “Non facciamo un passo indietro!” ha scritto su Twitter il gruppo Fundación Mujeres x Mujeres, una Ong argentina che lavora per garantire le pari opportunità.

Solo 3 anni fa, l’Argentina è stata il primo grande Paese dell’America Latina a legalizzare l’aborto, e ora ha eletto un candidato di estrema destra, definito dal Financial Times un “libertario radicale”, che nella sua campagna elettorale ha promesso di eliminare il ministero delle Donne, del Genere e della Diversità e ha giurato di indire un referendum per decidere se proibire l’interruzione volontaria di gravidanza. Il “piano motosega” dell’ex professore di economia prevede di tagliare le spese pubbliche statali, e le sue idee ultraconservatrici mettono in pericolo i diritti civili e le politiche volte ad affrontare il cambiamento climatico.

Gli attivisti hanno definito la sua vittoria “un colpo al cuore”, riporta il Guardian. Soledad Deza, della Fundación Mujeres x Mujeres, ha parlato di «un quadro molto cupo. Questo è un governo che ci promette una maggiore disuguaglianza e - fin dal primo minuto - che l’autonomia, la sovranità e l’indipendenza dei nostri corpi non saranno sostenute dallo Stato».

Anche se i dati indicano che le donne argentine guadagnino il 27,7% in meno degli uomini e che quelle occupate debbano lavorare 8 giorni e 10 ore in più rispetto ai colleghi per guadagnare lo stesso stipendio in un mese, Milei ha negato l’esistenza di un divario retributivo di genere. Attivisti e attiviste lo accusano di ignorare anche l’esistenza della violenza e della discriminazione di genere. Nel 2022, secondo l’indagine di Statista, le vittime di femminicidio sono state 212 e secondo un rapporto dello scorso anno, tra coloro che hanno o hanno avuto una relazione intima, il 45% ha sperimentato qualche tipo di violenza di genere nel corso della propria vita e il 64% degli aggressori erano ex partner e il 25% partner.

«Riconoscere pubblicamente come la violenza colpisca in particolare le donne è qualcosa su cui abbiamo lavorato a lungo e Milei sta dicendo che tutte le violenze sono uguali. Questo alimenta un discorso molto pericoloso», ha spiegato Giselle Carino di Fòs Feminista, un’alleanza internazionale di organizzazioni femminili. Il congresso frammentato del Paese, secondo gli analisti, potrebbe costringere Milei ad attenuare alcune delle sue proposte più radicali, ma secondo Carino «quando le persone fanno dichiarazioni sui nostri temi, come ha fatto lui, dobbiamo prenderle sul serio».

Anche la comunità Lgbtq+ è preoccupata. Secondo Outright International, una Ong che promuove i diritti umani delle persone Lgbtq+ in tutto il mondo, anche se l’Argentina “si distingue come pioniera nella difesa dei diritti delle persone Lgbtq+, in particolare in America Latina”, grazie ai passi da gigante fatti dal 2010 in avanti, l’elezione di Milei mette in pericolo i diritti guadagnati finora, che il neo presidente ha definito «privilegi». 13 anni fa è stata la prima nella regione a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso, garantendo pari diritti e responsabilità a queste coppie. Poi, nel 2012, ha introdotto la Legge sull’identità di genere, che ha permesso alle persone di cambiare il proprio genere su documenti ufficiali senza sottoporsi a interventi chirurgici o terapie, e ha garantito che le persone transgender ricevessero cure mediche complete.

Nel 2015 ha revocato il divieto per gli uomini gay e bisessuali di donare sangue e, 5 anni dopo, ha approvato una legge sulle quote di lavoro per le persone transgender, che riserva loro l’1% dei posti di lavoro nel settore pubblico del Paese. A questo proposito, a ottobre 2023, durante un dibattito, Milei ha dichiarato: «Non so perché a qualcuno dovrebbe essere assegnato un incarico pubblico solo perché è un travestito. Lo paghiamo noi. Chi decide di essere travestito se ne faccia carico».

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