Diritti

Ohio: sì al diritto all’aborto in Costituzione

Il 57% degli elettori ha votato a favore dell’Issue 1, un emendamento che impedisce allo Stato di interferire nelle decisioni riproduttive dei cittadini. Ma anche in Virginia e Kentucky hanno vinto i candidati pro-choice
People attend a rally hosted by Ohioans United for Reproductive Rights outside of the Ohio Statehouse
People attend a rally hosted by Ohioans United for Reproductive Rights outside of the Ohio Statehouse Credit: MADDIE MCGARVEY FOR THE 19TH
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2023 Aggiornato alle 12:00

«Il futuro è luminoso e stasera possiamo celebrare questa vittoria per l’autonomia corporea e i diritti riproduttivi. Oggi, gli abitanti dell’Ohio hanno messo in chiaro che l’aborto è una questione vincente». Così, Lauren Blauvelt, direttrice esecutive di Planned Parenthood Advocates Ohio, ha commentato i risultati del voto durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Issue 1.

Dopo un’accesissima campagna elettorale, infatti, il 57% degli elettori ha approvato “l’Issue 1”, ovvero l’inserimento nella Costituzione statale di un emendamento che non solo protegge il diritto all’aborto, ma anche la contraccezione e i trattamenti di fertilità, impedendo allo Stato di interferire nelle “decisioni riproduttive” dei suoi cittadini.

Una coalizione di medici dell’Ohio e difensori dei diritti riproduttivi ha iniziato a lavorare all’approvazione dell’emendamento nel 2022. Dopo che la Corte Suprema ha annullato Roe v. Wade, infatti, nel Paese è entrata in vigore una legge che vietava l’aborto dopo le 6 settimane di gestazione – più precisamente da quando era possibile rilevare il battito fetale e quella che veniva definita “fetal viability” – che non prevede eccezioni nemmeno nei casi di stupro o incesto. Un divieto che aveva fatto notizia a livello nazionale soprattutto dopo il caso di una bambina di 10 anni vittima di violenza sessuale costretta a recarsi in Indiana per poter abortire, ma anche per le storie di coppie che hanno dovuto lasciare lo stato per interrompere gravidanze non vitali. Un tribunale aveva poi bloccato la legge alla fine del 2022, rendendo legale l’aborto fino a 22 settimane.

In agosto, l’amministrazione repubblicana ha proposto un voto per aumentare la soglia per l’approvazione di un emendamento proposto dai cittadini dalla maggioranza semplice a una maggioranza assoluta del 60%, una misura che mirava esplicitamente a bloccare l’Issue 1. Gli elettori dell’Ohio, che in quell’occasione si sono recati in massa alle urne, hanno respinto la misura con un margine di 14 punti. Ora, hanno confermato che l’aborto non si tocca.

Ma la battaglia potrebbe non essere finita: il presidente del Senato dello Stato Matt Huffman ha dichiarato che il voto è stato «solo l’inizio di una serie di campagne elettorali per abrogare o sostituire l’Issue 1».

Quello dell’Ohio – che con il 57% di “sì” ha approvato anche l’Issue 2 per la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo – non è stato l’unico voto a livello nazionale che si è concentrato esclusivamente sull’aborto, ma i diritti riproduttivi sono stati al centro di molte altre competizioni elettorali. E se c’è un messaggio che emerge da questo election day è che chi si è recato alle urne lo ha fatto anche per ribadire il diritto alla libertà di scelta e dei diritti riproduttivi.

Alle elezioni in Virginia hanno trionfato i democratici: una risposta chiara alla campagna del Governatore repubblicano Glenn Youngkin, che aveva promesso di introdurre il divieto di aborto a 15 settimane se il suo partito avesse vinto.

Ma anche nello stato rosso del Kentucky il Governatore Andy Beshear ha vinto in gran parte concentrandosi sull’estremismo anti-choice del suo avversario, Daniel Cameron, sottolineando il suo sostegno al divieto statale di aborto, che non prevede eccezioni per le gravidanze causate da stupro o incesto.

A perdere, però, non sono stati solo le proposte anti-choice: anche i Repubblicani che si sono schierati contro i diritti delle persone trans e i candidati vicini alle Moms For The Liberty hanno registrato sonore sconfitte, mentre a un anno dalle Presidenziali 2024 i sondaggi danno l’ex Presidente Donald Trump in vantaggio su Joe Biden in 5 stati chiave su 6.

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