Diritti

Ascolto del battito fetale pre aborto: una chiesa milanese appoggia la proposta

In una parrocchia di Quarto Oggiaro sono stati distribuiti volantini per convincere i fedeli a firmare una petizione per modificare la legge 194
Credit: Alexandru Acea 
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
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19 dicembre 2023 Aggiornato alle 09:00

Un tempo erano i libretti con l’omelia del giorno, oggi messaggi anti abortisti.

Come denunciato sui social da Luca Paladini, consigliere regionale del Patto Civico e fondatore dell’associazione I Sentinelli di Milano, nella chiesa dei Santi Nazaro e Celso di via Aldini, a Quarto Oggiaro, sono stati distribuiti dopo la messa volantini che invitavano i fedeli a firmare una proposta di legge per modificare la 194 e obbligare le persone che vogliono abortire a sentire prima il battito fetale.

Sul foglio, appeso anche all’ingresso della chiesa, campeggia la foto di una donna intenta in un’ecografia prenatale, un embrione in utero e la scritta “l’essere umano è tale anche allo stadio embrionale e fetale. Con un’ecografia, il battito cardiaco di un bambino nel grembo materno si può sentire già alla 5° settimana”.

Il volantino diffuso tramite la pagina Facebook di Luca Paladini
Il volantino diffuso tramite la pagina Facebook di Luca Paladini

Immagini e testi volutamente emozionali, concepite per portare chi legge a sviluppare uno stato d’animo di pietà nei confronti di chi ancora vita non è, ma paradossalmente di assoluta indifferenza verso la donna, ridotta a mero soggetto gestante. Una mancanza di empatia che, nel comma che si vorrebbe introdurre all’articolo 14 della legge che in Italia, dal 1978, regola il diritto all’aborto, sfocia nel cinismo o meglio nella «crudeltà inaudita», come commentato dallo stesso Paladini.

Ciò che l’associazione pro vita Ora et Labora in difesa della vita, autrice del volantino, vorrebbe infatti, è che “il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza, ai sensi della presente legge, sia obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.

L’accaduto ha fatto in poche ore il giro dei social scatenando l’indignazione di molti, nonostante la presa di posizione della chiesa milanese non sia certo un fulmine a ciel sereno ma piuttosto l’ennesimo capitolo di un percorso che le associazioni pro life portano avanti da tempo.

A presiedere Ora et Labora in difesa della vita è infatti Giorgio Celsi, infermiere che alcuni mesi fa ha lanciato sul web la stessa petizione raccontata dai volantini, raccogliendo oltre 100.000 firme e l’endorsement, tra gli alti, dell’ex senatore leghista Simone Pillon.

La proposta, denominata Un cuore che batte, ricalca fedelmente quella in vigore da settembre 2022 nell’Ungheria di Victor Orban e punta a colpevolizzare le donne che decidono di interrompere una gravidanza indesiderata, intimidendole ma anche infantilizzandole, facendo passare il messaggio che non siano in grado di prendere decisioni lucidamente, se non di fronte alla realtà dei fatti, messa nera su bianco da un battito che, però, un battito spesso non è.

Come ha più volte ribadito il Bmj - British Medical Journal, infatti, nelle prime fasi della gravidanza, quando avviene la maggior parte degli aborti, il cuore dei feti non è ancora funzionante perché il cuore stesso non esiste ma è solo un insieme di cellule che invia segnali elettrici, tradotti in suoni dal monitor degli strumenti ecografici.

Nessun battito cardiaco dunque, e anche se ci fosse imporre di ascoltarlo altro non sarebbe che un’ennesima violazione del corpo e delle scelte riproduttive individuali, sempre più ostacolate in diverse parti del mondo. Basti pensare a quello che sta accadendo negli Stati Uniti dopo la revisione della sentenza Roe v. Wade che, consentendo a ogni Stato di agire per sé, ha dato il via a una serie di giri di vite sulla pelle di chi può sempre meno decidere per sé. In Texas, a esempio, la misura Heartbeat Bill proibisce l’aborto una volta rilevato il battito cardiaco del feto e lo stesso Stato la scorsa settimana ha impedito a una donna in pericolo di vita di effettuare l’interruzione della gravidanza.

Per contrastare l’onda d’urto della proposta di legge sul battito fetale, in Italia c’è chi si sta muovendo in senso contrario, ovvero il movimento Libera di abortire e Radicali Italiani, che insieme stanno raccogliendo, online e tramite banchetti allestiti in tutte le città italiane, le firme per superare la legge 194 e scriverne una nuova, che regolamenti meglio il diritto all’aborto, mettendo al centro la liberà di autodeterminazione, senza se e senza ma.

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