Diritti

Guerra, Commissione Ue: i social alimentano la disinformazione

L’Unione europea è stata vittima della diffusione di fake news online da parte della Russia (in particolare su X), spiega il report della Direzione generale delle reti, contenuti e tecnologie di comunicazione
Credit: EPA/CATHAL MCNAUGHTON
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21 settembre 2023 Aggiornato alle 08:00

Nonostante le restrizioni introdotte, Facebook, Instagram, X, YouTube, TikTok e Telegram hanno lasciato che la disinformazione relativa alla guerra in Ucraina si diffondesse. Nessuna azienda ha infatti introdotto politiche per impedire che gli account gestiti dalla Federazione Russa distribuissero false informazioni nel corso del 2022, spiega l’ultimo report pubblicato dalla Direzione generale delle reti, dei contenuti e delle tecnologie di comunicazione della Commissione europea.

Secondo la ricerca, commissionata a un team di esperti indipendenti, le società di social media “hanno permesso al Cremlino di condurre una campagna di disinformazione su larga scala rivolta all’Unione europea e ai suoi alleati, raggiungendo un pubblico aggregato di almeno 165 milioni di persone e generando almeno 16 miliardi di euro”. Ma con quali effetti? Per i ricercatori, la campagna portata avanti dalla Russia è parte integrante della sua agenda militare e fonte di rischi per la sicurezza pubblica.

La propaganda sarebbe proseguita anche quest’anno. L’analisi preliminare suggerisce che la portata e l’influenza degli account sostenuti dal Governo russo “sono cresciute ulteriormente nella prima metà del 2023, spinte in particolare dallo smantellamento degli standard di sicurezza di Twitter”. Il riferimento al social acquistato dall’imprenditore Elon Musk (che oggi conosciamo come X) è dovuto alla sua mancata sottoscrizione del Codice di buone pratiche sulla disinformazione, il documento con cui l’Ue ha finora indicato come muoversi per contrastare la disinformazione in Europa. A maggio, Musk ha deciso di non rinnovare l’impegno della sua piattaforma nel seguire queste linee guida.

Nel report si legge che le azioni intraprese finora dall’Unione europea non sono state in grado di limitare il problema, ma gli autori report (intitolato Digital Services Act: Application of the Risk Management Framework to Russian disinformation campaigns) ritengono che l’introduzione delle nuove norme per la gestione e la mitigazione dei rischi della disinformazione previsti dal Digital Services Act possa rivelarsi utile.

Le regole, in vigore a partire da agosto 2023, obbligano le piattaforme online e i motori di ricerca a controllare il discorso pubblico e a pubblicare entro i 15 mesi successivi una relazione che comprenda le loro valutazioni e spieghi come hanno agito per “mitigare” il rischio di disinformazione.

Non sappiamo ancora se e in che modo questa misura modificherà la circolazione delle fake news o l’esposizione degli utenti alle notizie false; intanto, però, l’operazione di propaganda russa relativa alla guerra in Ucraina prosegue: la Commissione spiega che l’incitamento alla violenza e i contenuti illegali sui social sono aumentanti sistematicamente, secondo strategie di diffusione che sfruttano le zone grigie della legge sulla disinformazione online e offline.

Ora, a Bruxelles, il timore è che la disinformazione possa colpire anche l’integrità delle prossime elezioni europee.

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