Diritti

Social: le modalità di accesso alle notizie cambiano le nostre idee politiche?

Cambiare il modo in cui le persone accedono alle news sulle piattaforme non sembrerebbe avere impatto su opinioni o comportamenti. La conferma da un nuovo studio sulle elezioni Usa 2020
Credit: Sora Shimazaki
Tempo di lettura 4 min lettura
15 agosto 2023 Aggiornato alle 17:00

Le eco chambers, come spiega l’enciclopedia Treccani, sono “situazioni in cui informazioni, idee o credenze più o meno veritiere vengono amplificate da una ripetitiva trasmissione e ritrasmissione all’interno di un àmbito omogeneo e chiuso, in cui visioni e interpretazioni divergenti finiscono per non trovare più considerazione”.

Questo sistema incoraggerebbe la diffusione di informazioni faziose e false. Tuttavia, già alcuni anni fa una ricerca suggeriva che modificare il modo in cui le persone accedono alle notizie e ad altri contenuti sulle piattaforme social, alterando dunque queste camere dell’eco, non ha un impatto rilevante sulle loro opinioni politiche, le loro conoscenze o i loro comportamenti.

Un nuovo studio sulle elezioni americane del 2020 lo confermerebbe. Agli studiosi che hanno condotto l’analisi è stato dato un accesso senza precedenti a un ampio tesoro di dati degli utenti di Facebook e Instagram; entrambe di proprietà di Meta. Con la cooperazione dell’azienda, i ricercatori hanno anche portato avanti molteplici esperimenti che hanno modificato il modo in cui decine di migliaia di persone hanno ricevuto e condiviso notizie politiche e altre informazioni.

La ricerca sminuisce l’influenza degli algoritmi dei social media che indirizzano i contenuti da proporci facendo sì che il nostro tempo passato scrollando su queste piattaforme aumenti. Infatti è stato scoperto che l’implementazione sperimentale di proposte popolari per alterare quegli algoritmi «non ha influenzato gli atteggiamenti politici degli utenti», dice Talia Stroud, direttrice del Center for Media Engagement presso l’Università del Texas a Austin.

I ricercatori sottolineano tuttavia che questi risultati non riducano con certezza l’impatto che hanno i social media sulla polarizzazione politica, dato che ci sono molti fattori che potrebbero depotenziare gli interventi progettati per ridurre la polarizzazione stessa (ad esempio, gli esperimenti si sono svolti verso la fine delle elezioni politiche statunitensi del 2020, quando una larga parte dei dadi degli elettori era già stata tratta, per citare Giulio Cesare).

«I dibattiti sul più ampio impatto dei social media sulla società continueranno, questo è solo un altro punto di dati in quella discussione», ha precisato a Nature James Druckman, scienziato politico alla Northwestern University di Evanston, Illinois.

In un altro studio pubblicato su Science, 23.391 utenti di Facebook e 21.373 utenti di Instagram sono stati divisi in due gruppi: il primo ha ricevuto contenuti secondo i soliti algoritmi di Meta, il secondo ha ricevuto notizie e informazioni in modo cronologico, come avveniva regolarmente qualche anno fa. La teoria era che fornire agli utenti le ultime notizie e informazioni avrebbe diversificato i contenuti visti.

Gli autori hanno scoperto che i partecipanti che hanno ricevuto contenuti cronologicamente hanno poi trascorso un minor tempo sulle piattaforme di Meta e sono stati esposti a una più varia, anche se non necessariamente più affidabile, gamma di contenuti, ma le indagini dei partecipanti nei due gruppi non hanno mostrato differenze significative nel loro grado di polarizzazione politica e di partecipazione al dibattito.

«Questi risultati non sono comunque in grado di dirci come sarebbe stato il mondo senza social media negli ultimi 10-15 anni», ha detto Joshua Tucker - co-direttore del Center for Social Media and Politics at New York University a capo di questa ricerca, chiedendo anche che ricerche simili possano continuare a essere fatte anche in futuro.

Meta ha ribadito la propria speranza nel fatto che i risultati della ricerca «aiuteranno i politici a regolare il mondo online a beneficio della nostra democrazia e della società nel suo complesso».

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