Diritti

Ventimiglia, violenza: le migranti 3 volte più a rischio degli uomini

Le donne vittime di tratta hanno maggiori probabilità di subire sfruttamento fisico e sessuale rispetto alla controparte maschile; i minori, 2 volte più in pericolo degli adulti. I dati di Inter-rotte di WeWorld
Credit: Repertorio ANSA
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18 agosto 2023 Aggiornato alle 15:00

Ventimiglia è la citta denominata “imbuto d’Europa” e anche il punto di snodo di un flusso migratorio ininterrotto ormai da tempo: proprio in quel punto confluiscono le 2 principali rotte migratorie europee, quella balcanica e quella mediterranea, e migliaia di persone rimangono bloccate, a causa di controlli e respingimenti della polizia francese. La gestione della circolazione dei migranti, infatti, è stata resa più complessa a causa della sospensione da parte del Governo francese nel 2015 del Trattato di Schengen, che ha portato al ripristino di controlli sistematici alle frontiere.

Tutto ciò porta a situazioni di tratta e sfruttamento specialmente per donne, bambine e bambini; i dati evidenziano, inoltre, una recente femminilizzazione dei flussi: se in passato si registrava la prevalenza di migranti uomini o nuclei familiari, da circa 2 anni continua a crescere il numero di donne sole oppure con bambine e bambini.

Ad analizzare la situazione è la ricerca Inter-rotte. Storie di donne e famiglie al confine di Ventimiglia realizzata da WeWorld (organizzazione non governativa italiana indipendente che lavora in 27 Paesi per promuovere e garantire i diritti di donne, bambini, bambine e comunità locali) che analizza i cambiamenti dei flussi migratori negli ultimi anni e inquadra il fenomeno della tratta di persone in Italia in un’ottica di genere, intergenerazionale e intersezionale, concentrandosi sul caso specifico di Ventimiglia e sul progetto di assistenza alle persone lanciato nella città ligure qualche anno fa.

Le donne vittime di tratta sono più a rischio di subire abusi

Secondo i dati, nel 2022 sono avvenuti circa 40.000 arresti alla frontiera e 33.000 persone sono state respinte e costrette a tornare in Italia. Secondo quanto reso noto dalla Prefettura di Nizza, dal 1 gennaio al 15 giugno 2023, invece, i blocchi hanno coinvolto 17.521 persone, contro le 13.695 dello stesso periodo dell’anno precedente.

“Dopo il blocco causato dalla pandemia, i movimenti sono lentamente ripresi: il 2022 ha registrato 33.000 respingimenti in frontiera e, molto probabilmente, alla fine del 2023 questa soglia sarà superata”, conferma Jacopo Colomba, project manager di WeWorld che si occupa del progetto di Ventimiglia dal 2018.

Come rivela il rapporto, donne, bambine e bambini migranti sono maggiormente a rischio di essere vittima di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. “Anche la componente femminile e dei nuclei familiari è cambiata molto tra il 2022 e il 2023: nel 2022, abbiamo visto grossi nuclei familiari, con 4 o 5 bambini e bambini, originari dell’Iran, dell’Afghanistan e dell’Iraq e provenienti dalla rotta balcanica o dagli sbarchi dalla Turchia. Per quanto riguarda le donne, invece, nei primi 5mesi del 2023 sono aumentate le donne sole provenienti da Tunisia, Guinea, Costa d’Avorio, Camerun, Mali e talvolta Sierra Leone”, continua Colomba.

I bersagli sono persone appartenenti a categorie sociali svantaggiate e in condizioni di fragilità preesistenti; per questo, è più semplice “ingannarle” promettendo un futuro migliore.

Come confermano i dati, le donne vittime di tratta sono 3 volte più a rischio degli uomini di subire forme di violenza fisica e sessuale e i minori sono 2 volte più a rischio degli adulti. A livello globale donne e ragazze rappresentano una grande fetta dell’abuso: solo il 9% delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale è composto da uomini o ragazzi.

In Italia, i casi emersi e assistiti dal sistema anti-tratta nel 2022 sono stati 1.823. Tra questi, il 47% ha riguardato lo sfruttamento sessuale, per un totale di 815 casi (poiché si stima che solo il 10% delle vittime presenti denuncia alle autorità, è difficile valutare la reale diffusione del fenomeno).

Creare una rete di supporto

Per sua natura, la tratta è un fenomeno sommerso di difficile misurazione. Intercettare le vittime risulta, infatti, particolarmente complicato, e lo è diventato ancora di più negli ultimi anni a causa della pandemia (si rileva che solo il 10% denuncia alle autorità). Per questo, da circa 2 anni, i progetti sul campo hanno permesso di raggruppare diversi interrogativi, per esempio riguardo la paternità di bambini/e che viaggiano con le donne, il vero ruolo di eventuali accompagnatori o mariti delle donne migranti e i motivi alla base del loro viaggio.

Per monitorare al meglio gli spostamenti interni delle persone, in particolare di donne e ragazze migranti potenziali vittime di tratta, e offrire loro assistenza e supporto, di recente a Ventimiglia è stata inaugurata la rete sperimentale Beyond Borders, nata dalla collaborazione di associazioni presenti in Italia, Francia, Germania. “Le misure prioritarie da adottare sono molte: servono più risorse dedicate a specifiche categorie e fragilità, come nuclei familiari di rientro, minori stranieri non accompagnati, vittime di tratta”, specifica Colomba.

Lo scopo è quello di creare una rete europea di enti per garantire una risposta più efficace ai bisogni di tutela delle persone migranti che si spostano sul territorio italiano e francese e comprendere, in particolare, la natura dei movimenti secondari di persone che, potenzialmente, potrebbero essere state sfruttate dalle reti criminali, in particolare donne, ragazzi e ragazze.

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