Bambini

Stati Uniti: emergenza sfruttamento minorile

L’inchiesta del New York Times svela l’agghiacciante realtà dei baby lavoratori, arrivati negli Usa dall’America Centrale. Il Governo Biden promette controlli e istituisce una task force
Markus Spiske
Markus Spiske
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
28 febbraio 2023 Aggiornato alle 14:40

Lo sfruttamento minorile è una piaga che conoscono - strano a dirsi - anche gli Stati Uniti. Ogni città ha le sue villette a schiera, i suoi grattaceli, i mezzi pubblici, i parchi curati, il traffico, la vita brulicante e frenetica della metropoli. E poi, un’altra faccia, silenziosa e oscura: eserciti di bambini che lavano i piatti a tarda notte, gestiscono mungitrici nel Vermont, consegnano cibo a domicilio per le strade di New York, raccolgono caffè e costruiscono muri di pietra lavica intorno alle case vacanza alle Hawaii, mentre ragazze di 13 anni lavano le lenzuola negli hotel in Virginia.

Secondo la sconvolgente maxi inchiesta pubblicata alcuni giorni fa dal New York Times, si tratta di bambini migranti, arrivati ​​negli Usa da soli, senza genitori e sottoposti a lavori massacranti.

Una vera e propria forza lavoro-fantasma che si diffonde a macchia d’olio nelle fabbriche e negli stabilimenti industriali di ogni Stato, violando deliberatamente le leggi sul lavoro minorile in vigore da quasi un secolo. Una manovalanza a basso costo che è andata aumentando nel corso dell’ultimo decennio e ha subito il colpo di grazia nel 2021, per le difficoltà economiche post-pandemia.

Valori che vanno di pari passo con il numero di minori non accompagnati che arrivano nel Paese, specialmente dall’America Centrale, che è salito a 130.000 lo scorso anno – 250.000 negli ultimi 2 - triplicando i dati di 5 anni fa e, secondo le ultime proiezioni, quest’estate sono destinati ad aumentare ancora.

Eppure non si tratta di stranieri irregolari ma di bambini registrati, la cui presenza sul territorio è nota al Governo federale: il Dipartimento della salute e dei servizi umani dovrebbe garantirne i diritti e tutelarli da qualsiasi forma di sfruttamento.

E invece la lista di lavori e mansioni, anche potenzialmente pericolosi, che questi bambini svolgono è lunga: bambini di appena 12 anni che in Florida e Tennessee costruiscono tetti, lavoratori minorenni dei mattatoi in Delaware, Mississippi e North Carolina, minori che segano assi di legno durante i turni notturni in South Dakota. Usano spesso documenti d’identità falsi e trovano lavoro tramite agenzie di collocamento che non verificano i loro numeri di previdenza sociale.

Molti di loro sono sottoposti a enormi pressioni, perché devono restituire il denaro ai loro genitori e pagare migliaia di dollari di affitto e spese di soggiorno ai loro cosiddetti “sponsor”.

I casi di minori non accompagnati, infatti, vengono sottoposti alla Border Patrol e poi inviati all’Ufficio per il reinsediamento dei rifugiati, che fa capo al Dipartimento della salute e dei servizi umani: ciascun bambino viene quindi abbinato a uno sponsor che di solito ha qualche legame, seppur lontano, con le loro famiglie. Questi, persone che dovrebbero contribuire al sostentamento del minore in una sorta di rapporto di adozione a distanza, sono tenuti a mandarlo a scuola, ma la realtà è ben diversa: molti studenti si barcamenano tra le lezioni e le ore di lavoro e, nei casi più gravi, finiscono per abbandonare la scuola e dedicarsi a tempo pieno al loro impiego. Altri bambini, una volta arrivati, scoprono di essere stati ingannati dai loro sponsor e di non essere nemmeno iscritti a un istituto.

Il New York Times ha raccolto le testimonianze di oltre 100 baby lavoratori in 20 Stati diversi: le condizioni di lavoro descritte sono logoranti. Si tratta di ragazzi disperati, rimasti ingabbiati in circostanze che non avrebbero mai potuto immaginare. Tra le prove, anche documenti giudiziari e interviste con centinaia di avvocati, assistenti sociali, educatori e funzionari delle forze dell’ordine.

Qualche settimana fa, il Dipartimento del lavoro ha reso noto di aver individuato 102 bambini di 13 anni che svolgevano lavori notturni pericolosi per la pulizia di mattatoi in 8 Stati diversi, usando “sostanze chimiche caustiche per pulire seghe affilate come rasoi” per una delle più grandi società di servizi igienico-sanitari del paese, la Packers Sanitation Services Inc, che conta 17.000 lavoratori in 700 stabilimenti sparsi sul territorio.

Come riporta il Times, a Los Angeles i bambini cuciono etichette Made in America sulle magliette di J. Crew, preparano panini per la cena venduti da Walmart e Target, trasformano il latte utilizzato nel gelato di Ben & Jerry e aiutano a disossare il pollo venduto a Whole Foods. In autunno, i ragazzi delle scuole medie hanno realizzato i calzini Fruit of the Loom in Alabama; nel Michigan, invece, producono ricambi per auto usati da Ford e General Motors.

Qualcosa si sta muovendo però. Proprio ieri, il Governo Biden ha annunciato una serie di misure per combattere il fenomeno. Karine Jean-Pierre, addetta stampa della Casa Bianca, ha definito le rivelazioni del quotidiano «strazianti» e «assolutamente inaccettabili».

Il Dipartimento del lavoro, che ha registrato un aumento di quasi il 70% delle violazioni sull’occupazione minorile dal 2018, comprese quelle pericolose, avvierà indagini a tappeto in tutto il Paese. Gli investigatori federali si lamentano da tempo del fatto che la multa più salata per le violazioni – circa 15.000 dollari - non sia sufficiente a scoraggiare il lavoro minorile, soprattutto nelle grandi compagnie.

Durante una teleconferenza che si è tenuta ieri, i funzionari statunitensi hanno annunciato l’apertura di un’indagine sull’impiego di bambini in alcune aziende, tra cui Hearthside Food Solutions e i fornitori di Hyundai Motor Co. Verrà istituita, inoltre, una task force congiunta tra il Dipartimento del lavoro e il Dipartimento della salute e dei servizi umani, responsabile dei bambini migranti, per condividere meglio le informazioni.

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