Diritti

Tunisia: i migranti sono vittime (anche) del caldo

Le temperature a Tunisi hanno raggiunto i 50 gradi. Centinaia di richiedenti asilo e rifugiati dall’Africa sub-sahariana sono accampati nella capitale, mentre altri si trovano nel deserto
Credit: Getty
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 luglio 2023 Aggiornato alle 07:00

Lunedì la temperatura a Tunisi ha raggiunto i 50 °C. Il giorno prima ne ha toccati 45. Il Paese, che sorge nella regione del Maghreb, sta vivendo un’ondata di caldo soffocante, con temperature impossibili da sopportare. I migranti che provengono dall’Africa sub-sahariana sono accampati in tende sparse per la capitale, ma il pavimento rovente e il calore incessante non li fa dormire.

Un centinaio di persone stanno cercando di trovare un posto fuori dagli uffici dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, nella capitale tunisina, ma il caldo le opprime. Molti, racconta Al Jazeera, si lamentano del terreno che raramente si raffredda, perché continua a trattenere il calore accumulato durante il giorno, lasciando ai loro corpi poche possibilità di riprendersi dal caldo intenso: questo aumenta il rischio di ictus e del cosiddetto esaurimento da calore, che si verifica con un’eccessiva perdita di sali e liquidi, e che può provocare anche svenimento o collasso.

Nella classifica stilata quotidianamente dal sito El Dorado Weather, che indica le 15 località più calde nel mondo, quelle tunisine occupano almeno 3 posizioni ogni giorno: martedì al quarto posto c’era Gabes, nel sud-est della Tunisia, al sesto la centrale Kairouan, mentre in penultima posizione c’era Enfidha, nel nord-est. Le temperature oscillavano tra i 47.7 °C e i 48.9 °C. Si tratta di cifre che superano la media stagionale di almeno 5-10 °C. A fine marzo il Paese ha vissuto la peggiore siccità mai registrata e ha dovuto interrompere l’erogazione dell’acqua ai cittadini per almeno 7 ore a notte, oltre a vietare di utilizzare quella potabile per irrigare i terreni agricoli o gli spazi verdi, lavare le macchine o innaffiare le piante.

I migranti che sono stati cacciati dal principale punto di partenza dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, Sfax, e che secondo numerose Ong che operano in Africa, sarebbero stati guidati dalla polizia tunisina e abbandonati vicino alla Libia a est e all’Algeria a ovest, lasciati senza acqua, né cibo o riparo. Secondo gli attivisti, da 100 a 150 persone sono state abbandonate venerdì nelle zone desertiche al confine tra Libia e Tunisia.

Alcuni video postati sui social dalle guardie di frontiera libiche mostrano le operazioni di soccorso condotte in quelle zone: si vedono cadaveri nel deserto, persone che camminano sotto il sole cocente implorando un po’ d’acqua. Secondo lo studio pubblicato su Nature sarebbero 61.672 le persone morte per cause legate al caldo in Europa tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022, con i tassi più alti nella regione del Mediterraneo.

«Il numero dei migranti aumenta ogni giorno», ha spiegato all’AFP il tenente Mohamad Abou Snenah, membro di una brigata che effettua pattugliamenti di frontiera. Vicino ad Al’Assah, a circa 150 km a sud-ovest di Tripoli e a circa 15 km all’interno del territorio libico «abbiamo salvato tra i 50 e i 70 migranti. Offriamo loro cure mediche, pronto soccorso, considerando il viaggio che hanno fatto attraverso il deserto».

Ma non è chiaro se queste persone siano quelle espulse dalle stesse forze dell’ordine tunisine e abbandonate al confine con la Libia: in seguito agli scontri che hanno provocato la morte di un tunisino il 3 luglio a Sfax, centinaia di migranti africani sono stati cacciati dal Paese. 13 giorni dopo la Tunisia ha firmato un accordo con l’Unione europea per ricevere finanziamenti in cambio di una migliore sorveglianza dei suoi confini: il Governo di Tunisi dovrà utilizzare quei fondi per l’addestramento e l’equipaggiamento delle autorità di frontiera. Ma i trattamenti disumani starebbero continuando. Anche ora che le temperature stanno sfiorando valori mai registrati.

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