Diritti

Tunisia: l’incubo dei migranti tra percosse, torture e arresti

Nel rapporto Tunisia: No Safe Haven for Black African Migrants, Refugees, la Ong Human Rights Watch ha raccolto più di 20 testimonianze di “vittime di violazioni dei diritti umani per mano delle autorità”
Credit: ANSA / ETTORE FERRARI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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25 luglio 2023 Aggiornato alle 15:00

“Gravi abusi” nei confronti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo africani. È quanto avrebbero commesso negli ultimi mesi la polizia, i militari e la guardia nazionale tunisini, inclusa la guardia costiera, secondo la Ong Human Rights Watch. Questo trattamento, dicono, dovrebbe indurre l’Unione europea a “cessare il suo sostegno” alla Tunisia nella lotta all’immigrazione irregolare.

Lauren Seibert, ricercatrice sui diritti dei rifugiati e dei migranti di HRW ha dichiarato che «le autorità tunisine hanno abusato di stranieri neri africani, alimentato atteggiamenti razzisti e xenofobi e hanno rimpatriato con la forza persone in fuga in barca che rischiano gravi danni in Tunisia. Finanziando le forze di sicurezza che commettono abusi durante il controllo della migrazione, l’Ue condivide la responsabilità per le sofferenze di migranti, rifugiati e richiedenti asilo in Tunisia».

Seibert fa riferimento al Memorandum d’intesa firmato il 16 luglio tra l’Ue e la Tunisia che prevede un pacchetto di finanziamenti fino a 1 miliardo di euro destinati a Tunisi, di cui 105 milioni per la gestione delle persone migranti e delle frontiere. L’Unione Europea ha già stanziato alla Tunisia decine di milioni di euro di finanziamenti legati alla migrazione, tra il 2015 e 2022, (cumulativamente tra i 93 e i 178 milioni di euro, secondo la Ong). Soldi utili a rafforzare ed equipaggiare le forze di sicurezza per prevenire la migrazione irregolare e fermare le imbarcazioni dirette in Europa.

Nella prima metà del 2023, il Paese ha superato la Libia come punto di partenza delle imbarcazioni in arrivo in Italia. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, delle 69.599 persone arrivate in Italia tra gennaio e il 9 luglio attraverso le rotte del Mar Mediterraneo, 37.720 erano partite dalla Tunisia, 28.558 dalla Libia e altre dalla Turchia e dall’Algeria.

Nell’analisi intitolata Tunisia: No Safe Haven for Black African Migrants, Refugees la Ong accusa lo Stato di non essere “né un luogo sicuro per lo sbarco di cittadini di Paesi terzi intercettati o salvati in mare, né un Paese terzo sicuro per il trasferimento dei richiedenti asilo”. La Nazione, dicono gli attivisti, “dovrebbe attuare riforme per rispettare i diritti umani e porre fine alla discriminazione razziale”.

Da marzo la Ong ha condotto interviste telefoniche e di persona a 24 persone, tra cui 22 uomini, 1 donna e 1 ragazza, che vivevano in Tunisia. Di questi, 19 migranti, 4 richiedenti asilo e 1 rifugiato provenienti da Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Sierra Leone, Camerun e Sudan. 19 erano entrati in Tunisia tra il 2017 e il 2022, più della metà in modo irregolare e 7 regolarmente. “Complessivamente, 22 intervistati hanno subito violazioni dei diritti umani per mano delle autorità tunisine”, spiega l’analisi di HRW.

Gli abusi perpetrati nei loro confronti includerebbero “percosse, uso eccessivo della forza, casi di tortura, arresti e detenzioni arbitrarie, espulsioni collettive, azioni pericolose in mare, sgomberi forzati e furti di denaro e beni”. Un meccanico senegalese di 30 anni, Moussa Baldé, ha raccontato di essere arrivato in Tunisia nel 2021 con un visto di lavoro, e di essersi recato a Tunisi a febbraio 2023 per acquistare parti di automobili. Lì un poliziotto lo avrebbe fermato, costretto a scendere dal taxi su cui viaggiava e spintonato. «Sei nero, non hai il diritto di essere qui» gli avrebbe detto, senza chiedergli i documenti ma solo «a causa del colore della mia pelle». Baldé ha detto di essere stato picchiato da 2 poliziotti alla stazione di polizia, e poi di essere stato costretto a lasciare il Paese. Un camerunense di 24 anni senza documenti che vive a Sfax ha detto che più volte all’inizio del 2023 la polizia ha fatto irruzione nella casa che condivideva con diversi migranti e ha preso i loro telefoni e contanti.

Secondo il rapporto, gli episodi sarebbero avvenuti tra il 2019 e il 2023, ma la maggior parte si sarebbe verificata dopo che “il presidente Kais Saied, nel febbraio 2023, ha ordinato alle forze di sicurezza di reprimere la migrazione irregolare, collegando i migranti africani privi di documenti alla criminalità e a una “cospirazione” per cambiare la demografia della Tunisia”. Il discorso di Saied, tenuto a fine febbraio e definito “razzista” dagli esperti delle Nazioni Unite, ha dato il via a un’ondata di incitamento all’odio, discriminazione e aggressioni.

Oltre agli abusi delle forze di sicurezza, almeno 12 uomini intervistati hanno affermato di averne subiti anche da parte di civili tunisini: 10 sarebbero stati aggrediti o derubati, 5 sgomberati con la forza dai loro appartamenti da civili. Dal 3 luglio in avanti, quando un tunisino è morto a seguito dei violenti scontri tra subsahariani e locali, centinaia di migranti africani sono stati cacciati dalla città di Sfax, principale punto di partenza dell’emigrazione clandestina verso l’Europa, prima di essere trasferiti in zone inospitali vicino alla Libia a est e l’Algeria a ovest.

Tra gli intervistati, 7 fanno parte dei “1.200 neri africani espulsi e trasferiti con la forza dalle forze di sicurezza tunisine” nelle zone sopracitate. Altri 9 sono rientrati nei propri Paesi a bordo di voli di rimpatrio a marzo e 8 si trovano ancora in Tunisia.

Il 28 giugno Human Rights Watch ha scritto ai ministeri degli Affari Esteri e dell’Interno tunisini, condividendo i risultati della ricerca e ponendo domande, ma non ha ricevuto risposta.

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