Gran Bretagna: scatta la corsa al nucleare
Entrata nella tassonomia green europea lo scorso anno, l’energia nucleare attira sempre più investimenti. L’ultimo Paese del vecchio continente a lanciare una call to action è la Gran Bretagna, che ha annunciato la creazione di un ente, il Great British Nuclear, per sostenere l’industria dell’atomo e aiutare il Governo ad avviarsi verso la “net zero strategy”.
L’obiettivo dell’esecutivo di Sunak è fornire un quarto dell’elettricità del Regno Unito dall’energia nucleare entro il 2050 per ridurre le importazioni di combustibili fossili e aumentare la propria sicurezza energetica. Oggi la fornitura da impianti nucleari è del 14%, ma la maggior parte dei 15 reattori esistenti sono alla fine del loro ciclo di vita.
«Ridurremo le bollette per le case britanniche e faremo in modo che il Paese non sia mai tenuto in ostaggio da tiranni come Putin» ha dichiarato il segretario alla sicurezza energetica inglese Grant Shapps.
Secondo Eurostat, i reattori attivi nell’Ue sono 109 e forniscono il 25% circa dell’elettricità. Il più grande produttore è la Francia, seguito da Spagna e Svezia (dati 2020). Nell’elenco figurava anche la Germania al secondo posto, ma l’esecutivo tedesco ha avviato lo scorso aprile la chiusura delle ultime 3 centrali ancora in funzione, puntando anche a decarbonizzare il Paese entro il 2038.
“Nei piani di Londra il Great British Nuclear contribuirà a promuovere una rapida espansione delle centrali nucleari” scrive il Guardian. Anche grazie a una disponibilità di 157 milioni di sterline di finanziamenti a fondo perduto: 77 milioni destinati a nuovi progetti, 58 milioni alla realizzazione di nuovi reattori modulari avanzati, chiamati SMR, più economici e rapidi da costruire rispetto alle grandi centrali nucleari tradizionali.
Per gli ambientalisti, però, queste tecnologie “non hanno un’esperienza consolidata e il tempo e le risorse sarebbero state spese meglio per le energie rinnovabili, come l’aumento dell’eolico offshore” scrive il Guardian. Per Doug Parr, scienziato capo di Greenpeace Uk, «il Governo è ossessionato dall’energia nucleare e gli SMR sono la scommessa sbagliata: si ripeteranno i noti problemi di superamento dei costi e di ritardi e continuerà l’accumulo di scorie ingestibili».
Come riporta Reuters, nel 2021 la Gran Bretagna aveva già affidato 250 milioni di sterline a Rolls-Royce per avviare il suo programma SMR da 500 milioni. «Siamo almeno 18 mesi avanti rispetto a qualsiasi concorrente», ha detto Chris Cholerton, amministratore delegato di Rolls-Royce SMR. Ma nella corsa all’atomo inglese si stanno impegnando anche sviluppatori come GE Hitachi, Nuscale, X-energy e Westinghouse.
Oltre ai reattori di piccola taglia, il Governo Sunak ha confermato nuovi progetti su larga scala, come Hinkley Point C (già in costruzione ma in ritardo sulla consegna) e il futuro Sizewell C nel Suffolk (entrambi della società francese EDF) in cui sono già stati investiti 700 milioni di sterline di denaro pubblico inglese.
Come si legge sul sito, l’impianto Sizewell C genererà abbastanza elettricità a basse emissioni di carbonio per rifornire 6 milioni di case: sostituendo l’energia dei combustibili fossili, eviterà circa 9 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio ogni anno. Contribuirà con circa 4 miliardi di sterline all’economia regionale e sosterrà 70.000 posti di lavoro in tutto il Regno Unito.