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Chi era Kevin Mitnick?

È stato uno degli hacker più famosi al mondo ma ha pagato caro le sue imprese, iniziate nel 1975 a soli 12 anni. È morto il 16 luglio: la notizia è stata diffusa oggi
Credit: EPA/SASHENKA GUTIERREZ
Silvio Sosio
Silvio Sosio lead developer
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20 luglio 2023 Aggiornato alle 19:00

È morto a Kevin Mitnick. Avrebbe compiuto 60 anni tra un paio di settimane, il 6 agosto. Il decesso è avvenuto a Los Angeles, il 16 luglio, ma la notizia è stata diffusa solo oggi. Mitnick è morto per un tumore al pancreas, più o meno la stessa patologia di cui è morto un altro “hacker” famoso, Steve Jobs.

Mitnick, proprio come Jobs, è stato un personaggio di un’epoca leggendaria che non esiste più, un po’ come i pistoleri solitari del far west. Un’epoca in cui gli hacker erano una sorta di eroi fuorilegge, che combattevano contro le malvage compagnie telefoniche o dell’informatica come la AT&T o la IBM. Un’epoca affascinante e avventurosa raccontata nel bellissimo libro di Bruce Sterling Giro di vite contro gli hacker (ultima edizione Mondadori, 2004).

Non tutti sanno che Jobs e Wozniak finanziarono l’inizio della loro attività producendo una macchinetta che consentiva di hackerare le cabine telefoniche, permettendo di chiamare gratis: usarla era illegale, produrla e venderla no. La carriera di Kevin Mitnick comincia nel 1975. Sì, hai fatto bene i conti: aveva solo 12 anni e aveva già trovato un modo per “hackerare” i biglietti dell’autobus e viaggiare gratis.

Al liceo mise su la sua “ham radio”, cominciando a comunicare con altri appassionati di tecnologia come lui, con il soprannome di “Condor”, preso dal film I tre giorni del condor con Robert Redford; a 16 anni ne sapeva già abbastanza di computer (era il 1979, il “computer in ogni casa” era ancora sogno abbastanza lontano) da entrare nella rete della Digital, il più importante produttore dell’epoca dopo IBM.

Nello stile di questa generazione di hacker idealisti, Mitnick sfruttò l’intrusione per copiare software, un atto che gli costò 9 anni dopo una condanna a 12 mesi di prigione.

La sua carriera criminale poteva finire così. Mitnick avrebbe potuto, magari, come molti della sua generazione, mettere a frutto il suo genio per i computer nella ormai avviata industria informatica, che nel 1988 era già fiorente: Apple aveva lanciato il Macintosh, Microsoft l’aveva copiato e creato Windows, internet stava muovendo i primi passi.

Mitnick, uscito di galera, avrebbe dovuto fare 3 anni sotto sorveglianza, ma non riuscì a finirli senza resistere alla tentazione di hackerare il sistema di segreteria telefonica della Pacific Bell. Venne emesso un mandato di arresto, lui si diede alla fuga: qui cominciò davvero il suo mito, perché le infrazioni, gli accessi non autorizzati in ogni genere di rete informatica cominciarono a diventare troppi per essere contati, oggi.

L’FBI lo blindò a Raleign, in North Carolina, il 15 febbraio del 1995, in un appartamento pieno di documenti falsi e telefoni clonati. Gli vennero contestati 14 capi di imputazione e, alla fine, la sua fama contribuì alla sua rovina: il giudice era talmente spaventato dal mito di Mitnick che si convinse che l’hacker fosse in grado di scatenare una guerra nucleare anche solo fischiettando un codice chiamando il Norad - North American Aerospace Defense Command al telefono. Alla fine venne condannato a quasi 6 anni di prigione, 4 e mezzo trascorsi prima del processo e altri 8 mesi, in isolamento, dopo la condanna definitiva.

La sua popolarità fu evidente grazie alle continue attività dimostrative messe in scena durante il processo, da parte dei suoi suoi ammiratori. La famosa rivista del mondo hacker 2600 lanciò iniziative affinché fosse liberato. Nel dicembre 1997 il motore di ricerca Yahoo (all’epoca di gran lunga il sito più visitato, Google sarebbe stato fondato solo l’anno dopo) venne violato inserendo un messaggio sulla home page, che minacciava di devastare i computer degli utenti tramite un virus se Mitnick non fosse stato liberato. Ma il virus non esisteva, Mitnick non venne liberato e non accadde nulla.

Uscito di prigione nel 2000, gli venne vietato di usare qualunque genere di tecnologia di comunicazione al di fuori della normale linea fissa telefonica fino al 2003. Terminato anche questo periodo Mitnick, che a questo punto aveva capito che non è più il caso, divenne finalmente un consulente in sicurezza informatica, un’attività nella quale non ebbe difficoltà a trovare il successo grazie alla sua fama e alla sua abilità.

Come per tutte le figure leggendarie è difficile oggi dare un giudizio. A partire dal fatto che il danno causato da Mitnick e da altri hacker di quella generazione era relativamente discutibile; “rubavano” software che però non venivano sottratti ma copiati; attaccavano solo grandissime aziende, per le quali il danno era per lo più di immagine, e intanto contribuivano a creare consapevolezza riguardo i rischi che si correvano a causa della scarsa attenzione alla sicurezza informatica.

In effetti oggi nel mondo informatico si tende a ricondurre termine hacker al suo significato originario di “smanettone”, ovvero in genere esperto di computer, mentre chi attacca reti e computer senza autorizzazione è definito “cracker”. E sebbene questa figura sia ancora, probabilmente anche grazie a Mitnick, coperta da un alone di leggenda (quello del genio informatico è ormai un ruolo frequente nei film d’azione), oggi i cracker sono spesso veri delinquenti che attaccano computer personali, eseguono truffe, tengono in ostaggio con la tecnica del ransomware aziende ed enti pubblici.

Dall’epoca dei pistoleri solitari del selvaggio west siamo passati alla criminalità organizzata, e la leggenda è finita.

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