Futuro

Così Pegasus hackera i telefoni del mondo (tranne quelli russi)

Per paura di una reazione di Mosca, Israele non ha venduto all’Ucraina la tecnologia conosciuta per essere in grado di infettare quasi tutti gli smartphone. La notizia, circolata in questi giorni, risale però al 2019. Fuori dagli accordi anche l’Estonia
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25 marzo 2022 Aggiornato alle 09:00

Non tutte le richieste dei governi sono uguali, soprattutto quando in mezzo c’è a che fare il controverso software spyware Pegasus e il conflitto tra Ucraina e Russia. La decisione, riportata da media internazionali, arriverebbe direttamente da NSO Group, l’azienda che ha sviluppato lo spyware: per paura di una reazione russa, Israele non ha venduto all’Ucraina la tecnologia conosciuta per essere in grado di infettare quasi tutti gli smartphone.

Tramite un collegamento incorporato in un messaggio di testo o attraverso quello che viene chiamato zero-click exploit (attacco zero-click), il sofisticato strumento di hacking può sorvegliare un dispositivo da remoto, caratteristica al centro dell’investigazione del quotidiano Calcalist secondo cui la polizia israeliana adoperava lo spyware della NSO contro alti funzionari di governo, sindaci, attivisti e giornalisti, ma anche contro lo staff dell’ex premier Netanyahu.

Il dietrofront di Tel Aviv nei confronti dell’Ucraina risalirebbe addirittura al 2019 quando NSO avrebbe rifiutato di vendere il software, una mossa vista come un possibile atto di aggressione contro i servizi di intelligence russi. Mandato in fumo anche l’accordo per vendere Pegasus all‘Estonia: le decisioni sono arrivate dopo anni in cui Israele ha fornito licenze a governi stranieri che hanno utilizzato lo spyware come strumento di repressione interna - i governi accusati di aver usato il software in modo illegale sono quelli di Azerbaigian, Bahrain, Kazakistan, Messico, Marocco, Ruanda, Arabia Saudita, India, Togo, Emirati Arabi Uniti e Ungheria.

Sia l’Ucraina che l’Estonia speravano di acquistare Pegasus per ottenere l’accesso a telefoni russi, presumibilmente come parte di operazioni di intelligence. Il ministero della Difesa israeliano ha però rifiutato di concedere le licenze ai 2 paesi per usare la tecnologia contro la Russia.

Stesso nemico, unica motivazione: dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014, i funzionari ucraini hanno cercato dispositivi di difesa israeliani per contrastare la minaccia russa, ma Israele ha imposto un embargo quasi totale sulla vendita di armi all’Ucraina, inclusa quella di spionaggio come Pegasus.

Nel caso estone, i negoziati per l’acquisto di Pegasus sono iniziati nel 2018: nonostante Israele abbia inizialmente autorizzato la Repubblica baltica ad avere il sistema, dopo un anno dal versamento di un acconto di circa 30 milioni di dollari da parte del governo estone, un alto funzionario della difesa russa contattò le agenzie di sicurezza israeliane per informarle dei piani dell’Estonia di utilizzare Pegasus contro la Russia. Poi la decisione del Ministero della Difesa di impedire all’Estonia di utilizzare lo spyware su qualsiasi numero di cellulare russo in tutto il mondo. Un segno, da parte di Israele, del peso delle relazioni con Mosca.

Se Pegasus continua a far discutere anche e soprattutto nel conflitto tra Russia e Ucraina, non vale lo stesso per gli Stati Uniti: a novembre dello scorso anno NSO Group è finita nella black list del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti perché entità impegnata in attività che minacciano la sicurezza nazionale o gli interessi di politica estera degli USA.

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