Diritti

India: l’empowerment femminile viaggia (gratis) in autobus

Dall’11 giugno lo Stato del Karnataka offre corse gratuite a donne e persone transgender per incoraggiare la presenza femminile nella forza lavoro. Nei primi 9 giorni, più di 40 milioni sono salite a bordo
Credit: Tushar Arora
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
27 giugno 2023 Aggiornato alle 13:00

Per molte donne, l’idea di prendere un autobus è una cosa semplice. Si esce di casa, si fa il biglietto e si sale a bordo. Non per tutte, però, è così facile. Non lo è per le donne indiane, a esempio, che hanno prima bisogno del permesso del proprio marito o del proprio padre per farlo e, una volta ricevuto, hanno bisogno di soldi per il biglietto. Soldi che nella maggior parte dei casi non hanno.

Per questo l’iniziativa del Governo dello Stato del Karnataka, che dall’11 giugno offre corse in autobus gratuite per donne e persone transgender, è stata accolta non solo con entusiasmo, ma con vera e propria gioia, con “un’ondata di donne sorridenti che assediano gli autobus”. Il “biglietto per la libertà”, come lo ha ribattezzato il Guardian, permetterà infatti di salire su un autobus in qualsiasi momento, qualsiasi numero di volte in qualsiasi parte dello Stato.

Nei primi 9 giorni dopo l’introduzione, più di 40 milioni di donne sono salite a bordo, con il sorriso sulle labbra e un profondo senso di gratitudine. Come quella di Ningavva Akka, la donna anziana ritratta nella foto simbolo di questa piccola-grande rivoluzione, immortalata mentre, indossando un logoro sari a Dharwad, nel distretto di Belagavi, ha iniziato a salire i gradini, ha chinato la testa, lasciando che quasi toccasse i gradini: “Prima dovevo chiedere il permesso e il denaro alla mia famiglia per viaggiare. Ora non devo dipendere da loro”.

La politica è pensata per incoraggiare la presenza femminile nella forza lavoro, che al momento è molto bassa: secondo la Banca mondiale le donne sono il 23% dei lavoratori indiani, rispetto al 32% del Bangladesh, al 34,5% dello Sri Lanka e al 52,6% della media globale. Tra le cause c’è anche il costo del trasporto pubblico: molte donne sono scoraggiate dal lavorare, magari lontano da casa, perché questo significherebbe sottrarre risorse al loro già modesto salario.

Soprattutto, però, questo è legato alla cultura patriarcale indiana, che vede nel controllo (e nella negazione) del denaro un modo per controllare il movimento delle donne. “Senza un reddito proprio, le donne di tutte le età – dalle ragazze che vivono con i genitori alle vedove che vivono con figli sposati – devono chiedere fondi se vogliono andare da qualche parte”, ricorda il Guardian.

Per questo motivo, già diverse realtà indiane hanno introdotto misure per rendere gratuiti i trasporti pubblici: non solo la città di New Delhi, ma anche interi stati come il Tamil Nadu, che in cui però i viaggi gratuiti sono limitati alle brevi distanze.

«Le donne vivono la loro vita in gran parte entro un raggio di tre o quattro chilometri che possono raggiungere a piedi o in viaggio con un biglietto dell’autobus da 10 rupie (10 pence) che possono permettersi. È come un confine invisibile creato dalla povertà. Vivono la loro vita al suo interno. Con il viaggio gratuito, possono uscire non solo per lavoro, ma anche per fare shopping o semplicemente per vedere la città in cui vivono, tutte cose che non hanno fatto in passato», afferma Shaheen Shasa, volontaria del Bus Users Forum di Bangalore.

Finora, inoltre, le donne pagavano sensibilmente più degli uomini: questo è legato al fatto le donne combinano diverse commissioni in più viaggi brevi, chiamati trip chaining, che si traduce in una come la “pink tax” che le donne pagano per spostarsi nelle aree urbane. Il sondaggio del 2019 a Delhi, realizzato per la 12° Urban Mobility India Conference and Expo, ha mostrato che mentre i viaggi delle donne erano in media quasi il 38% più brevi rispetto a quelli dei maschi, i costi di viaggio medi degli uomini erano inferiori del 35% rispetto a quelli delle donne.

Non solo: in India (come ovunque) il trasporto pubblico è progettato pensando ai pendolari maschi, ed è quindi poco frequente nelle ore non di punta, quando le donne effettuano la maggior parte dei viaggi. Di conseguenza, spesso finiscono per utilizzare modalità di trasporto come gli autorickshaw, più costosi.

Ma la maggiore presenza femminile sugli autobus, ha detto Srinivas Alavilli al Guardian, innescherà anche un’altra fondamentale trasformazione sociale. «Quando le donne inizieranno a inondare i luoghi pubblici, cambierà il panorama e il maggior numero contribuirà a rendere più sicuro per le donne uscire per strada».

Nel 2021, il rapporto di Breakthrough India, ha rivelato che il 68% degli intervistati ha subito violenze mentre prendeva i mezzi pubblici, il 55,3% ha osservato il disagio delle donne che affrontano la violenza e quasi altrettanti sono intervenuti in un episodio di violenza contro le donne in pubblico. Dati confermati da un sondaggio online dello stesso anno (dell’Observer Research Foundation) effettuato nelle aree metropolitane, che ha indicato che quasi il 56% delle donne che utilizzavano i mezzi pubblici ha riferito di essere stato molestato sessualmente.

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