Bambini

Il consenso: manuale di buone maniere per bambinə e adultə

Proprio come una casa, il corpo ha le sue finestre affacciate sul mondo, le sue sale di ricevimento e le sue casseforti. Grandi e piccoli devono imparare a tenersi sul ciglio, a chiedere il permesso di entrare - e a non entrare, se la porta resta chiusa.
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15 luglio 2023 Aggiornato alle 09:00

Toc toc, c’è nessuno in casa? Il tuo corpo è come una casa, sai. Anzi, è proprio la tua casa, ed è solo tua. Non ci vivono dentro la mamma o il papà, non ci vive dentro la maestra o la pediatra. Il corpo, come ogni casa, ha i suoi muri e le sue finestre e porte affacciate sul mondo.

Finché eri un bebè, i tuoi genitori avevano la grande responsabilità di occuparsi personalmente della tua casa. Hanno preso per te decisioni importanti per proteggerla: vaccinarti, portarti dal pediatra, tenerti stretta la mano anche se volevi scappare come un leprotto e attraversare la strada. Col tempo, hai imparato sempre più cose: hai imparato a vestirti, a pulirti il culetto con la carta igienica e a farti la doccia. Via via, i tuoi genitori hanno lasciato a te la cura della tua casa. Adesso intervengono solo quando serve, quando bisogna prendere una decisione da grandi, come andare dal dottore.

Il corpo è proprio come una casa. Quando partite in vacanza, i tuoi genitori lasciano le chiavi di casa alla vostra adorabile vicina perché annaffi le piante e dia da mangiare al gatto. È un atto di grande fiducia. Con le chiavi, la vicina potrebbe entrare in tutte le stanze, frugare nei cassetti e, chissà, prendere di nascosto una cosetta o due. Ma la vicina sa quanto la fiducia che le è stata donata è un regalo prezioso e, durante l’estate, si limiterà a dare acqua alle piante e vegliare sul micio. Quando tornerete dalle vacanze, vedrai che i tuoi genitori vorranno ancora più bene alla vicina per essere stata così affidabile e simpatica.

Quando invece entrano in casa i ladri e mettono tutto a soqquadro, vedrai i tuoi genitori in uno stato di grande agitazione. I ladri potrebbero non aver rubato nulla, ma tutta quella confusione, la vostra intimità messa sottosopra sarà per loro un colpo brutto. Smetteranno di sentirsi al sicuro, anche con una serratura nuova.

Col corpo è la stessa cosa. Se una persona vuole toccarlo, deve bussare. Non fa mica “toc toc” né suona il citofono, ma deve chiedere il permesso. Il permesso, quando viene dato, si chiama “consenso”. Il corpo, proprio come le case, ha le sue stanze di ricevimento e le sue casseforti, e non tutti hanno accesso a tutto. E quello che per alcuni è una finestra aperta, per altri è una porta chiusa a doppia mandata.

Ci sono parti del corpo che sono come la porta d’ingresso. Le mani, per esempio. Nella nostra cultura, si stringe la mano anche agli sconosciuti: è un primo gesto di apertura e di fiducia. In altre culture, invece, non ci si tocca. In altre ancora, ci si bacia subito le guance. È sempre bene cominciare con un bel sorriso - che è una splendida finestra aperta. Puoi tendere una mano, se ti va. Se l’altra persona sorride ma non tende la mano, va bene lo stesso. Se si slancia per darti un bacino e tu ti allontani, va bene lo stesso.

Ci sono aree del corpo che in alcune culture hanno meno peso che in altre. I capelli, per esempio. Se una persona fidata ti chiede di coccolarti i capelli, tu puoi dirle di sì o di no. Ci sono culture, invece, che con i capelli hanno un rapporto più complesso. Le persone nere, per esempio, sono vittime di molto razzismo a causa dei loro capelli riccissimi. È allora un bene che una persona non nera non chieda a una persona nera di toccarle i capelli, anche se non lo fa per cattiveria.

Ci sono poi le zone “cassaforte”. Tutto quello che è nelle mutande - la vulva, il pene e il sedere - è in cassaforte. Il petto è in cassaforte. La bocca è in cassaforte. Nessuno te la tocca, tu non la tocchi a nessuno, per nessun motivo.

Siccome sei ancora piccola o piccolo, alcuni adulti possono intervenire - la mamma, il papà, il dottore - ma devono sempre chiederti il permesso. Io sono grande e grossa ma ho una dottoressa superfantastica: quando deve fare degli esami nella mia cassaforte, prima mi spiega quello che deve fare, e poi mi chiede il permesso. Lo chiede ogni volta che deve fare un nuovo gesto, così io mi fido, non ho paura e posso dire di no se non mi sento più a mio agio. Dire di no è un diritto importantissimo. Quello coi dottori si chiama consenso informato” e serve a decidere se farsi curare oppure no, coscienti dei rischi di ogni scelta.

Se per caso hai la brutta impressione che un adulto o un bambino o una bambina più grande siano entrati senza bussare nelle tue stanze chiuse, devi assolutamente dirlo a un adulto di cui ti fidi. Per entrare nelle tue stanze chiuse, non servono sempre le maniere forti. Ogni tanto basta l’inganno, ti puoi far convincere, puoi non saper rispondere a tono, puoi aver paura. Proprio come con i ladri, che non sempre sfondano la porta per entrare in casa.

Se per qualche motivo non ti fidi di mamma o di papà, dillo a una maestra, a un parente, alla vicina brava. Le tue stanze sono segrete ma queste incursioni non devono rimanere segrete. Non possono esserci segreti tra te e un grande, perché i grandi hanno più potere dei piccoli e i segreti valgono solo tra pari.

Non ti devi vergognare, non c’è nessuna vergogna. Papà e mamma non si vergognano mica se sono entrati i ladri in casa, no?

La tua casa è un posto bellissimo, è l’unica casa dalla quale non potrai mai traslocare. Imparare a dire “no” non è facile, tanti adulti non hanno mai potuto imparare a farlo. Tu provaci, ama la tua casetta così com’è e falla rispettare sin da subito. I tuoi “no” saranno un grande insegnamento per tuttə.

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