Diritti

La truffatrice Elizabeth Holmes resterà in carcere 2 anni in meno

La data di rilascio della fondatrice dell’azienda Theranos (che prometteva di rivoluzionare il comparto dei prelievi del sangue) si è accorciata, passando dal 2034 al 2032
Elizabeth Holmes
Elizabeth Holmes Credit: EPA/JOHN G. MABANGLO
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
14 luglio 2023 Aggiornato alle 08:00

Con le truffe negli Usa si finisce in prigione ma non troppo. Potrebbe sintetizzarsi così l’ultima notizia riguardante Elizabeth Holmes, al centro di un caso giudiziario incredibile, che passerà dietro le sbarre 9 anni invece degli 11 previsti.

La sua vicenda è piuttosto nota, anche perché divenuta prima un libro, poi un documentario HBO e una serie tv di successo con protagonista Amanda Seyfried. Studentessa modella alla Stanford University, lasciò i corsi per dedicare anima e corpo al suo progetto, la realizzazione di un sistema di analisi del sangue all’avanguardia, basato sul prelievo di una sola goccia possibile ovunque, grazie a un dispositivo piccolissimo e a una tecnologia avanzata che, dimezzando tempi e costi, prometteva di rendere la sanità statunitense accessibile a tutti o quasi e di curare tempestivamente molte più persone.

Una rivoluzione sanitaria ma anche sociale e culturale, che ha dato vita nel 2003 alla startup Theranos, dal valore stimato al suo apice di oltre 9 miliardi di dollari, e ha lanciato Elizabeth Holmes nell’olimpo dell’imprenditoria a stelle e strisce, facendola diventare in pochi anni anche una star da copertina, acclamata da Forbes e da tutti gli altri media. O quasi, visto che nel 2015 il Wall Street Journal volle vederci chiaro, scoprendo che quella messa in piedi dalla ragazza d’oro d’America non fosse altro che una truffa. Nessun metodo rivoluzionario ma solo tantissimo marketing e l’uso di laboratori standard per la realizzazione delle analisi, non certo di dispositivi rivoluzionari.

La sua parabola discendente si è conclusa come logico fosse, ovvero davanti a un giudice che l’ha definita colpevole di 4 capi d’accusa di frode, compreso quello di avere mentito agli investitori di Theranos, che avevano versato nelle sue casse complessivamente 700 milioni di dollari.

A fine maggio 2023 per la 39enne si sono aperte le porte del carcere femminile di Bryan, che si trova in Texas, tra Houston e Austin. Porte che avrebbero dovuto riaprirsi solo nel 2034. Pare invece non sarà così. A dirlo è stato Abraham Simmons, portavoce del Dipartimento di Giustizia, sottolineando come la sentenza non sia affatto cambiata ma che la data di rilascio della prigioniera «quasi certamente rifletterà la buona condotta e i programmi per la riduzione della recidiva che i detenuti possono utilizzare per diminuire il loro tempo in prigione».

Insomma, è passato poco più di un mese dall’inizio della detenzione della giovane truffatrice ma la giustizia ha già scommesso sul suo cammino, dando per scontato che sarà eccelso. Il sistema carcerario degli Stati Uniti prevede che la data di fine della pena venga aggiornata periodicamente, in base alle riduzioni di tempo ottenute per buona condotta. Ogni detenuto può guadagnare fino a 45 giorni per ogni anno scontato, ai quali si aggiungono quelli maturati partecipando a programmi di riduzione della recidiva.

Adducendo motivi di privacy, il Bureau of Prisons, agenzia federale delle forze dell’ordine, non ha comunicato a quali potrebbe aderire Holmes ma tramite il loro sito web è possibile fare qualche supposizione, in base a quelli previsti. Potrebbe essere a esempio affidata a un programma di terapia cognitivo comportamentale orientato alle donne che soffrono di malattie mentali, traumi, uso di sostanze o bisogni professionali, o a uno che insegna alle detenute le “sane dinamiche interpersonali”. Si tratta però solo di ipotesi.

Quel che è certo è che l’ex stella dell’imprenditoria Usa si darà da fare in ogni modo per ridurre la detenzione, non essendo riuscita nel suo vero intento: evitarla del tutto. Nonostante la condanna, infatti, ha provato a a fare appello sostenendo di non aver mai ingannato intenzionalmente gli investitori e i partner commerciali della sua azienda e di non poter finire dietro le sbarre a causa dei forti legami con la famiglia, e in particolare con i figli ancora piccoli.

La sua richiesta è stata però respinta, così come quella analoga di Ramesh Balwani, il suo ex partner d’affari e compagno, riconosciuto colpevole di 12 capi di imputazione per frode telematica e cospirazione.

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