Futuro

Genetica, biotech e finanza: cosa ci insegna l’assurda storia di Elizabeth Holmes

Ci è voluto parecchio prima di smascherare la truffa dell’ingegnere chimica Holmes. Nessuno capisce fino in fondo le materie complesse. E così, solo dopo anni dalla quotazione in borsa il Wall Street Journal ha scoperto che “la regina era nuda”
Credit: Nick Coury
Tempo di lettura 4 min lettura
7 gennaio 2022 Aggiornato alle 15:00

L’inizio della storia di Elizabeth Holmes sembra avere le caratteristiche perfette del sogno americano: classe 1984, corso di laurea in ingegneria chimica a Standford, esperienze eccellenti all’estero, il riconoscimento della rivista Forbes che la annovera come la più giovane e ricca miliardaria grazie alla start-up Theranos, una rivoluzione nel campo degli esame del sangue.

Nessun lieto fine però. Nonostante la brillante biografia, il prodotto “scoperto” dalla società era tutto una truffa. Escogitata nei minimi dettagli, tanto che il valore di Theranos, nel 2015, raggiunge i 9 miliardi di dollari, prima di crollare a picco con la sua fondatrice quando John Carreyrou del Wall Street Journal scopre che le sofisticate analisi del sangue con una sola goccia non esistevano. Lei si serviva di normali laboratori. I macchinari miracolosi e all’avanguardia erano una chimera.

Nessuno ci capisce fino in fondo quando si tratta di brevetti, chimica, tecnologia. Sono cose impercettibili. La maggior parte dei giornalisti ci casca, dietro le narrazioni “sexy” come quelle della Holmes. E con i giornalisti, i politici.

Persino Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti, si è dovuto ricredere sul conto di Elizabeth Holmes: “se pensiamo a come possiamo essere ispirati - aveva detto Biden a Holmes durante la visita ai laboratori di Theranos nel 2015 - questa è ispirazione. È incredibile per me, Elizabeth, quello che sei stata in grado di fare. La cosa più impressionante è che non solo stai rendendo dei test di laboratorio più accessibili, ma che le persone possono permettersi di tenere sotto controllo la propria salute”. Ecco, invece, persino il laboratorio a Newark, in California, dove era passato il Presidente era stato creato a hoc per la sua visita, come nelle migliori fiction.

In questi anni, milioni di persone si sono fidate della tecnologia “avanzata”, compresi gli ex dipendenti di Theranos che, con la società sotto accusa, hanno spiegato come la fondatrice abbia ampiamente sopravvalutato le capacità della tecnologia e abbia invece eseguito la maggior parte dei test su apparecchiature di laboratorio standard anziché sui dispositivi portatili e innovativi.

E solo l’inchiesta giornalistica, gli esperti del settore si sono esposti, e hanno concordato che eseguire centinaia di test su poche gocce di sangue in una macchina portatile sia molto difficile. Un po’ tardino? Perché Theranos non è stata l’unica start-up ad affacciarsi nel business della medicina d’avanguardia: l’obiettivo delle aziende statunitensi come Karius e Sight Diagnostics, è quello di effettuare in modo rapido esami del sangue e avere una diagnosi altrettanto velocemente. Ve ne parliamo perché dal punto di vista tecnologico, si stanno facendo grandi passi avanti, e tuttavia non è semplice comprendere cosa effettivamente sia valido oppure no, laddove - immediatamente, come negli Stati Uniti - entrano interessi finanziari che fanno “volare” letteralmente le imprese del biotech PitchBook Data, la società che raccoglie e fornisce dati di grandi aziende, ha dichiarato che le start-up diagnostiche nel 2020 hanno raggiunto i 5,4 miliardi di dollari, un picco di quasi il 69% rispetto all’anno precedente.

L’esplosione del business nel campo della tecnologia per la diagnostica del sangue è avvenuta proprio negli ultimi anni. La complessità dell’esecuzione di più test su una macchina portatile è il motivo per cui alcune aziende si stanno però concentrando su un singolo esame da piccoli prelievi eseguiti su dispositivi portatili.

Qualche esempio. La start-up Sight, per esempio, effettua solo l’esame emocromocitometrico, un test che valuta le cellule del sangue, senza inviare campioni a un laboratorio centrale. Il macchinario portatile riesce ad avere risultati solo da un campione di sangue prelevato dal dito: la tecnologia di visione artificiale sviluppata dall’azienda scatta più di 2.000 foto del campione di sangue e ne analizza i componenti, dando i risultati in pochi minuti.

La tecnologia della start-up Karius, invece, è in grado di identificare i patogeni in un prelievo di sangue rilevando il DNA che i piccoli organismi hanno lasciato nel flusso sanguigno. Senza bisogno di effettuare una biopsia.

Per conoscere l’albero genealogico del proprio DNA, la biotech 23andMe, con un kit da 99 dollari che arriva comodamente a casa, calcola la composizione ancestrale confrontando il genoma con quello di oltre 14.000 persone. Quando un segmento del DNA corrisponde a quello di una delle 45 popolazioni presenti nell’archivio genetico della start-up, viene assegnata un’ascendenza al segmento corrispondente del DNA di chi effettua il test. L’esame genetico, oltre alla provenienza, può rilevare i tipi di malattie a cui si è predisposti e quali di queste possono essere trasmesse ai figli.

Dal New York Times al Time, le recensioni online, e il passaparola, incoronano 23andMe come uno dei migliori test genetici a domicilio disponibili sul mercato. Sarà tutto vero o basterà solo fidarsi di come i giornali la raccontano?