Diritti

Quando le scaramucce tra vicini diventano stalking condominiale

È successo a Torino, dove un uomo e una donna sono stati condannati per persecuzioni a 8 mesi di reclusione. L’epilogo estremo di una propensione al litigio che in estate si impenna
Credit: Hendrik Will
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 luglio 2023 Aggiornato alle 06:30

Vivo in una città in cui in estate ogni festa all’aperto, concerto, evento culturale o tentativo di movida si scontra con le lamentele dei residenti che al grido di «fate troppo rumore, devo dormire» ambiscono a una vita in silenzio assoluto.

Obiettivo insindacabile in quanto personale, se non fosse che tutto intorno le persone esistono, si muovono e hanno esigenze che non sempre si sposano al sussurro perenne.

Ci vuole un po’ di indulgenza, ho sempre pensato, anche quando a incrinare la quiete è il vicino di casa che organizza cene che si protraggono fino a notte fonda ogni sera, oppure guarda la tv ad alto volume, ascolta la musica, chiacchiera.

Le cose che ognuno di noi ogni tanto fa anche in inverno senza disturbare o essere disturbato più di tanto, ma che in estate, complici le finestre aperte che rendono gli spazi un po’ meno personali e un po’ più di tutti, diventano azioni pericolose. Bombe a orologeria pronte a innescare liti tra vicini senza esclusioni di colpi.

Fortunatamente il più delle volte si tratta di semplici scaramucce o scambi di battute un po’ più colorite della norma che si risolvono nel giro di pochi minuti, ma non sempre è così.

Secondo l’Associazione nazionale amministratori d’immobili (Anammi), nel nostro Paese ogni anno si contano circa 1 milione di liti condominiali, e quasi 500.000 arrivano in tribunale. Numeri non certo minimi che, se in alcuni casi riguardano eventi tutto sommato contenuti… in altri decisamente meno.

Ne sa qualcosa un’avvocata torinese che dopo anni di angherie da parte dei suoi ex vicini di casa si è vista riconoscere dalla giudice Francesca Pani lo status di parte lesa. L’uomo e una donna sono stati condannati per stalking condominiale a 8 mesi di reclusione con pena sospesa, a fronte di atti persecutori messi in atto con circa una trentina di episodi che sarebbero avvenuti a partire dal 2019.

I 2, un tempo una coppia, hanno sempre respinto le accuse ma le azioni che avrebbero commesso, e che in passato avevano anche comportato per loro il divieto di avvicinamento alla vittima, non sono certo di poco conto.

Musica e tv ad alto volume per cominciare, ma ovviamente non solo. Nel tempo non sono mancate aggressioni verbali, sberleffi, urla, occupazione del posto auto e addirittura oggetti accatastati davanti alle scale volti a impedire il passaggio alla donna.

Un vero e proprio calvario che la giustizia ha identificato con un termine, stalking, usato solitamente per persecuzioni di altro tipo ma che anche in questo caso ben fotografa l’esistenza limitata alla quale l’avvocata è stata costretta per lungo tempo, fedele alla descrizione ufficiale del reato.

Lo stalking condominiale è infatti giuridicamente descritto come un reato commesso da chi pone in essere comportamenti molesti e persecutori nei confronti dei vicini di casa, tanto da ingenerare in loro un grave e perdurante stato di ansia, frustrazione e paura per sé o per i propri familiari e da costringerli a cambiare le proprie abitudini di vita.

Gli spazi condominiali e le dinamiche in parte coabitative che comportano sono il terreno fertile per dissapori tra semi estranei che si trovano a dover sopportare abitudini diverse dalle proprie.

Non è un caso che il più delle volte le riunioni di condominio rappresentino un appuntamento dal quale si torna con il dente avvelenato. C’è chi si carica durante il dibattito e chi parte già con intenti bellicosi, probabilmente convinto che il vicino sia il soggetto ideale sul quale riversare la propria rabbia, frustrazione, ma anche il nervosismo dovuto alle alte temperature.

Anche per questo in estate le liti tra dirimpettai si impennano ma a meno che la situazione, come avvenuto a Torino, non diventi davvero grave, forse sarebbe il caso di ricordarsi che ognuno disturba a modo proprio e che chiudere un occhio o un orecchio, a volte, salva da tanti guai e preserva dalla gastrite nervosa.

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