Bambini

Ma quanto sei cara, carissima casa?

Qualche settimana fa, una ragazza tostissima di nome Ilaria ha piantato una tenda davanti alla sua università, il Politecnico di Milano, per protestare contro le case che costano troppo. Ora non è più sola
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20 maggio 2023 Aggiornato alle 09:00

Era una casa molto carina / Senza soffitto, senza cucina / Non si poteva entrarci dentro / Perché non c’era il pavimento / Non si poteva andarci a letto / In quella casa non c’era il tetto / Non si poteva fare pipì / Perché non c’era il vasino lì / Ma era bella, bella davvero / In via dei Matti numero zero.

Questa filastrocca si chiama La casa e la conosci sicuramente. A me piace tanto. Come mi piace una canzone per grandi che si chiama Il cielo in una stanza e che dice così: Quando sei qui con me / Questa stanza non ha più pareti / Ma alberi / Alberi infiniti / Quando sei qui vicino a me / Questo soffitto viola / No, non esiste più.

La casa e Il cielo in una stanza hanno un punto in comune: ci dicono che, quando siamo felici, le case impazziscono, diventano grandissime, bellissime, strambe, impossibili. I muri si trasformano e i soffitti non esistono più. Ma perché una casa pazza sia bella, dev’essere una casa felice.

Se in una casa, però, non c’è davvero la cucina o il pavimento, se non ci si può entrare dentro o farci la pipì, allora siamo nei guai. Purtroppo, questi posti esistono e nelle grandi città costano pure un occhio della testa. Ne sanno qualcosa gli studenti dell’università che fanno una gran fatica a trovare una casa - ma anche solo una stanza, anzi un lettino - per poter studiare.

A inizio maggio, una ragazza tostissima che si chiama Ilaria Lamera e che studia a Milano, ha piantato una tenda davanti al Politecnico, che è la sua università. Non era una vacanza, la sua, ma una protesta.

Col passare dei giorni, nuovi ragazze e ragazzi si sono aggiunti a questo gioioso e agguerrito campeggio. Non solo a Milano ma anche a Roma, Verona, Napoli. Ora in tutta Italia sono spuntate tante tende ostinate come bellissimi funghetti. Gli studenti e le studentesse che ci dormono dentro vogliono mostrare alla gente come sia difficile studiare - anzi, spesso studiare e lavorare - senza un tetto sulla testa.

Milano, come dice un’altra canzone che mi piace tanto, è un posto impossibile. Succedono tante cose, tutti vogliono andarci: ci sono i turisti, la moda, i grandi eventi, le università. Ci sono un sacco di case vuote affittate per qualche giorno a prezzi carissimi e tanti studenti che cercano casa invano, perché chi ha casa preferisce i turisti agli studenti. Negli ultimi anni i prezzi degli appartamenti sono schizzati su ma gli stipendi della gente sono rimasti mogi mogi lì dov’erano. E il problema ormai non è solo degli studenti squattrinati, ma anche di chi ha un lavoro buono: le case costano troppo.

I ragazzi delle tende sono riusciti a parlare col sindaco, a parlare delle loro disavventure e delle loro buone idee. Il Governo ha detto che costruirà tanti nuovi alloggi per gli studenti. Ma per costruire, ci vuole tempo. Nel frattempo bisogna agire con le case vuote che ci sono - e che non sono poche. Bisogna regolare i soggiorni brevi e i prezzi pazzi, rassicurare i proprietari e aiutare gli affittuari.

Noi viviamo in un’epoca in cui per lavorare, molto spesso, bisogna aver studiato almeno un po’. Se per studiare c’è chi deve lavorare, e se il lavoro non basta a pagarsi una casa, allora il mondo si divide davvero in pochi ingiustamente fortunati e in troppi ingiustamente esclusi.

Le case servono a studiare, a lavorare, a diventare se stessi, a volersi bene, a metter su famiglia quando viene la voglia. Insomma, a far girare il mondo e costruire la propria felicità. Lo dice un filosofo che si chiama Emanuele Coccia e che ha scritto un libro bellissimo sulla casa e sui suoi significati nascosti. Non è certo per proteggerci dalle intemperie che costruiamo case. […] Costruiamo case per accogliere […] la porzione di mondo - fatta di cose, persone, animali, piante, atmosfere, eventi, immagini e ricordi - che rende possibile la nostra stessa felicità.

Allora se tutti avessimo una casa potremmo studiare, lavorare ed essere felici. E chissà che, come continuava quella canzone che a me piace tanto, non succeda il miracolo e che in questo posto impossibile / tu mi hai detto “ti amo” / io ti ho detto “ti amo”. All’amore, davvero, basta poco per mettere radici.

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