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Uk, Miriam Cates: chi è l’astro nascente dei conservatori?

Le sue idee si basano sul rispetto della famiglia, tanto che il suo impegno politico punta al contrasto della denatalità. C’è chi la considera troppo estremista
Credit: PA Media)
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6 luglio 2023 Aggiornato alle 13:00

Tra i conservatori britannici è ormai nota come la nuova “beniamina del partito”. Miriam Cates è considerata l’astro nascente del centrodestra britannico, sempre più in crisi di consensi a causa dei problemi economici e di credibilità del Governo del premier Rishi Sunak.

Di fronte alle difficoltà del Partito conservatore, Cates ha deciso di puntare tutto su una svolta radicale e conservatrice. Ma soprattutto cristiana. Tanto da essere diventata nota per suonare il pianoforte durante le messe nella cappella per i deputati cristiani. Un aneddoto che dice molto della sua fede incrollabile.

Nata a Sheffield nel 1982, in una famiglia di cristiani evangelici (il padre è un medico oggi in pensione), Cates ha raccontato di essersi appassionata alla politica già a 11 anni ascoltando trasmissioni radiofoniche la mattina prima di andare a scuola. Dopo essersi laureata in biologia a Cambridge, inizia a insegnare scienze alla Tapton School di Sheffield, fondando nel frattempo una società di consulenza tecnologica con il marito, anche lui fervente cristiano (i 2 si sono conosciuti in Chiesa).

L’impegno attivo in politica arriva nel 2015 quando entra nel Consiglio della parrocchia civile (ultimo ente per importanza in Inghilterra) di Bradfield. Nel 2018 la decisione di iscriversi al Partito conservatore e l’anno successivo l’elezione in Parlamento. Da qui inizia l’ascesa basata sulla difesa dei valori tradizionali. A iniziare dalla famiglia.

L’impegno politico di Cates è fondato sulla lotta contro il crollo delle nascite nella società britannica. Un problema comune a molti altri Paesi occidentali e che la parlamentare imputa alla mancanza di politiche in favore delle famiglie e allo sdoganamento di battaglie femministe e per i diritti della comunità Lgbtq+.

Non stupisce quindi che le sue crociate negli ultimi anni siano state contro l’estensione dei diritti per le transizioni di genere e contro una legge, approvata durante la pandemia, che consentiva di inviare le pillole per l’aborto alle persone a casa.

Secondo Cates, i diritti di donne e comunità Lgbtq+ possono addirittura entrare in contrasto. Nell’ottobre 2021, ha scritto un articolo sul Daily Telegraph in cui affermava: “Se erodiamo il concetto stesso di donna - per esempio dicendo che le donne trans sono donne, o negando l’importanza del sesso biologico - cancelliamo i diritti delle donne”.

Recentemente ha detto che il Governo non dovrebbe focalizzarsi sulle mense scolastiche per i bambini poveri, ma combattere le «vere cause» di questa povertà a cominciare, a suo dire, dalle separazioni dei genitori.

Le sue battaglie incessanti stanno riscuotendo molto successo nella base del partito anche se c’è chi, più moderato, ha paura che le sue posizioni siano troppo conservatrici e retrograde per portare davvero il centrodestra al successo. Anche perché gli scivoloni non sono mancati.

Nel maggio di quest’anno ha detto di voler combattere contro il «marxismo culturale», un termine usato negli ambienti di estrema destra e reso tristemente noto da Anders Breivik, il suprematista bianco autore di 2 attentati in Norvegia costati la vita a 77 persone nel 2011.

Per la radicalità delle sue posizioni, Cates è stata anche paragonata a Kate Forbes, ex candidata alla leadership dello Scottish National Party, nota, tra l’altro, per aver dichiarato di essere contraria all’equiparazioni delle unioni omosessuali a quelle eterosessuali. Non a caso la parlamentare britannica ha definito la scozzese «incredibilmente coraggiosa» per avere esternato le sue idee conservatrici.

Qualcuno nel Regno Unito prevede un futuro non così roseo per Cates, considerata troppo estremista. Ma, guardando all’Europa, non sarebbe la prima volta che una politica considerata conservatrice finisca col prendere il controllo di un partito o, addirittura, di un Paese.

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