Economia

Decreto lavoro, la palla passa alla Camera

Con il via libera del Senato, l’iter legis del provvedimento si fa sempre più vicino alla meta. Tra le tante novità figura l’Adi, nuovo sostegno economico al posto del Reddito, ma anche taglio del cuneo fiscale
Credit: Via wework.com
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27 giugno 2023 Aggiornato alle 15:00

Questo primo maggio a qualche chilometro dal Concertone - simbolo massimo della Festa dei Lavoratori organizzato ogni anno dai principali sindacati - il Consiglio dei ministri guidato da Giorgia Meloni approvava il Decreto lavoro, che ha cominciato ufficialmente l’avvio dell’esame parlamentare il 9 maggio per poi ricevere il via libera dall’Aula del Senato il 22 Giugno con 96 sì, 55 no e 10 astenuti. All’appello manca ancora l’esame della Camera dei deputati, che dovrà arrivare in tempi estremamente brevi affinché il provvedimento sia convertito in legge entro i primi di luglio e venga pubblicato in Gazzetta.

Mentre la maggioranza di Governo esalta il decreto come un nuovo tassello per dare luce a un sistema normativo che garantisca lavoratori e imprese, l’opposizione lamenta il rischio che possa invece favorire la precarietà nel mondo del lavoro, danneggiando l’incontro tra domanda e offerta e fornendo sempre meno tutele.

Alla base dei timori del Pd potrebbe stare infatti la facilitazione riguardante i contratti a tempo determinato, che potranno essere rinnovati per un massimo di 12 mesi senza causali.

In precedenza infatti era possibile stipulare un contratto a termine di durata iniziale superiore ai 12 mesi, rinnovabile fino a massimo 24, solo in presenza di condizioni specifiche quali esigenze temporanee e oggettive, necessità di sostituzione dei lavoratori assenti o comunque esigenze dovute a incrementi temporanei e non programmabili dell’attività ordinaria. Una procedura che il decreto lavoro prevede solo per rinnovi di contratti oltre i 12 mesi.

Le novità che costituiscono il decreto sono decisamente tante, alcune già vociferate da mesi come l’aumento dei limiti di esenzione da imposte dei fringe benefits - compensi in forma non monetaria ulteriori alla retribuzione e consistenti in beni o servizi messi a favore dei lavoratori - da 258,33 euro a 3000 euro, ma solo per lavoratori dipendenti con figli fiscalmente a carico e per il 2023.

Altro dossier di notevole rilevanza, soprattutto nel rapporto con le imprese, è il taglio del cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto costa un lavoratore per chi lo assume e quanto effettivamente riceve lo stesso lavoratore in busta paga (al netto di tutte le imposte che deve pagare), elevato al 7% per i redditi fino a 35.000 euro. Un risparmio di 100 euro al mese che però si estenderà esclusivamente negli ultimi mesi del 2023, da luglio a dicembre.

Rimanendo in tema di sostegni ai cittadini, con il passaggio alla Camera si fa sempre più vicino lo spodestamento del Reddito di Cittadinanza a favore del nuovo Assegno d’inclusione (Adi), riservato a una platea composta di nuclei familiari con almeno un componente con disabilità, minorenne oppure di età superiore ai 60 anni.

Criteri di accesso molto più stringenti e che lascerebbero a mani vuote circa 400.000 attuali percettori del Rdc.

Per l’erogazione del beneficio sarà necessario iscriversi presso un sistema informativo per la sottoscrizione di un patto di attivazione digitale che fornisca ai percettori percorsi di formazione personalizzati e finalizzati all’inclusione sociale e lavorativa.

Inoltre, dopo le recenti modifiche potranno beneficiare del sostegno - erogato mensilmente per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, ma rinnovabile per altri 12 - anche soggetti inseriti in programmi di cura e assistenza, e tutti gli «occupabili», cioè beneficiari in grado di lavorare sia per condizioni di salute che anagrafiche, qualora abbiano figli sotto i 14 anni potranno rifiutare una proposta di impiego a tempo determinato se il luogo di lavoro disti oltre gli 80 km dalla propria residenza.

Sempre ai genitori di figli under 14 è dedicata la proroga alla fine dell’anno della possibilità di lavorare da remoto se dipendenti di aziende private, così come anche previsto per gli impiegati della Pubblica amministrazione, anche se riservata esclusivamente ai lavoratori fragili e solo fino al 30 settembre.

Rimanendo in tema di sostegni economici, oltre alle agevolazioni contributive per i datori di lavoro che assumono soggetti di età inferiore ai 30 anni, oppure 35 se provenienti dal Sud, i lavoratori del turismo che nel 2022 non abbiano superato i 40 mila euro di reddito potranno beneficiare di un trattamento integrativo che dal primo giugno al 21 settembre 2023 (ossia tutta la stagione estiva) si aggirerà intorno al 15% per il lavoro straordinario eseguito nei giorni festivi o di notte.

Nel frattempo gli ultimi emendamenti approvati dall’Aula scovano fra le pieghe del bilancio nuove risorse per aumentare di 5 milioni il fondo di sostegno per le famiglie di vittime di infortuni mortali sul lavoro nato nel 2007 e gestito direttamente dal Ministero del Lavoro per fornire un pronto supporto economico ai familiari dei lavoratori che hanno subito gravi infortuni sul luogo di lavoro, eccetto le malattie professionali.

Ma a godere di nuovi apporti sarà anche il mondo dell’editoria, che potrà contare su risorse pari a 20 milioni per il pensionamento anticipato di giornalisti professionisti.

Un emendamento infatti ha permesso somme aggiuntive di 1,2 milioni per l’anno corrente, 4 milioni per ogni anno dal 2024 al 2027 e infine 2,8 milioni per il 2028. Somme ingenti che permetteranno il prepensionamento di giornalisti iscritti all’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani dipendenti di quotidiani, periodici e agenzie di stampa.

Il provvedimento è stato accolto positivamente dalla Fieg, la Federazione italiana editori giornali, secondo cui questi nuovi fondi permetteranno un “ricambio generazionale con l’inserimento di nuove risorse per utilizzare al meglio le opportunità offerte dall’innovazione tecnologica”.

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