Economia

Assegno d’inclusione: 400.000 beneficiari di Rdc in meno

Il Reddito di cittadinanza verrà sostituito dall’Adi ma, su 1,2 milioni di percettori, oltre il 30% potrebbe perdere il sostegno a causa dei diversi criteri di accesso alla nuova misura
Credit: Ryoji Iwata
Tempo di lettura 5 min lettura
22 giugno 2023 Aggiornato alle 14:00

L’arrivo del Governo Meloni ha portato diverse novità, alcune più evidenti e altre ritirate poco dopo l’insediamento; fra tutte, quella destinata a creare maggiori spaccature potrebbe essere il graduale spegnimento del Reddito di cittadinanza, che all’inizio del prossimo anno cambierà pelle e si farà chiamare Assegno d’inclusione (Adi).

Non solo un cambio di nome. A variare profondamente saranno i requisiti di accesso, proprio perché la misura si rivolge principalmente a nuclei familiari in difficoltà economica (con un Isee inferiore ai 9.360 euro come per il Rdc) con almeno un componente con disabilità, minorenne o over 60. L’assegno ha un valore non inferiore a 480 euro annui e non può superare i 6.000 euro complessivi all’anno, a cui si potranno aggiungere altri 280 euro mensili per chi vive in affitto.

Di fatto, su 1,2 milioni di nuclei familiari beneficiari del vecchio Reddito di cittadinanza circa 400.000 non potranno avere accesso alla misura. Lo si evince dal Rapporto sulla politica di bilancio del giugno 2023 predisposto dall’Ufficio parlamentare di bilancio (organismo indipendente con funzione di vigilanza sulle tendenze e le prospettive future della finanza pubblica) secondo cui il 33,6% dei percettori del Reddito saranno esclusi dall’Adi proprio perché non comprendono soggetti fragili tutelati al loro interno.

Ma a rimanere estromessi saranno anche altre 97.000 famiglie che non rientrano nei nuovi limiti economici predisposti dal Governo per accedere al nuovo sostegno. Oltre al tetto dell’Isee, viene richiesto un valore di reddito familiare inferiore alla soglia dei 6.000 euro annui, che aumentano a 7.560 euro se il nucleo è composto esclusivamente da soggetti di età pari o superiore ai 67 anni e da altri familiari con disabilità grave, oltre che un patrimonio immobiliare diverso dalla casa di abitazione che non sia superiore ai 30.000 euro.

All’esito di questa stretta, i nuclei beneficiari dell’Adi ammonterebbero circa a 740.000, di cui 690.000 già presente nella platea dei percettori del Rdc ma con 50.000 nuovi arrivati per via della modifica del requisito di residenza in Italia, che si abbassa da 10 a 5 anni al momento della presentazione della domanda, di cui gli ultimi 2 in modo continuativo.

Di conseguenza, l’esclusione di quasi mezzo milione di nuclei familiari (pari a 2,7 miliardi di euro in aiuti) permetterà alle famiglie già beneficiarie del Rdc di ottenere 190 milioni di euro in più a partire da Gennaio 2024, con un aumento medio di 64 euro mensili per le famiglie con a carico soggetti con disabilità. Nel complesso verrebbero erogati Assegni di inclusione del valore di 6,1 miliardi di euro, 2 in meno di quanto ha speso lo Stato per il Reddito nel 2022.

Un risparmio non indifferente per il Governo che, secondo il Rapporto, avrebbe stanziato anche il 28% in meno di risorse contro l’indigenza che potrebbero essere travasate nell’attuazione di un importante taglio delle tasse previsto nella nuova Riforma del Fisco.

Si tratta di un corpus di 21 articoli (ora all’esame della commissione Finanze alla Camera) diviso in 4 parti, che vanno dalla riforma dell’Irpef con 3 scaglioni di reddito e aliquote più basse, fino alla nuova Ires a 2 aliquote. Proprio questa ultima Imposta sui redditi delle società verrebbe modificata con una aliquota ridotta al 24% per la quota di utile d’esercizio (cioè il profitto che l’azienda ha prodotto in un anno al netto dei costi sostenuti) destinata nei 2 anni successivi a investimenti qualificati e/o nuova occupazione.

Sempre nell’ottica “più assumi e investi, meno tasse paghi” si affianca il super ammortamento, che consentirebbe una maxi-deduzione sull’acquisto di beni strumentali nuovi pari al 30% del costo, e che grazie alla nuova riforma sarebbe applicabile anche alle nuove assunzioni. L’effetto sperato dal Governo sarebbe quello di incentivare l’impiego delle risorse aziendali in capitale umano, ampliando il personale. Contemporaneamente, le aziende beneficerebbero di strumenti fiscali che permetterebbero loro di ridurre il valore del proprio reddito complessivo a fine anno in modo da avere una base imponibile molto più bassa su cui calcolare le imposte dovute.

Tuttavia, meccanismi per incentivare le assunzioni sono presenti anche nella stessa Adi. Come per il reddito di cittadinanza infatti restano salde le agevolazioni per i datori di lavoro che assumono percettori di Assegno di inclusione, come l’esonero contributivo al 100% nei primi 2 anni per i contratti a tempo indeterminato, ridotto della metà per contratti a termine o stagionali.

Sono previsti incentivi del 30% per ogni nuova assunzione anche per le agenzie per il lavoro che facciano da tramite tra domanda e offerta di lavoro, oltre che un contributo economico aggiuntivo di 6 mensilità per ogni beneficiario che decida di dare inizio a un’attività lavorativa autonoma.

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