Economia

Arriva Mia, e se ne va il Reddito di cittadinanza

La riforma del sussidio è quasi pronta. Tra i punti di svolta, ci sono la stretta su durata e importi massimi, la riduzione Isee di riferimento e la possibilità di chiederlo più volte.
Elvira Calderone, ministra del Lavoro
Elvira Calderone, ministra del Lavoro Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI
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7 marzo 2023 Aggiornato alle 14:00

Nelle prossime settimane la ministra del Lavoro, Elvira Calderone, metterà sul tavolo del Consiglio dei ministri la sua riforma del Reddito di cittadinanza, il cui testo tuttavia non si trova attualmente al vaglio del Ministero dell’Economia e Finanze, come precisato dagli uffici del dicastero.

Nel complesso, l’intero pacchetto di riforme comprensivo di allargamento del bacino di beneficiarie di Opzione donna e il rafforzamento delle politiche attive, necessiterebbe di quasi un miliardo di euro.

Tuttavia con la “Misura di inclusione attiva” (Mia), il nuovo sussidio per cittadini indigenti o disoccupati, il Governo potrebbe ottenere un risparmio stimato almeno per 2-3 miliardi l’anno, contro i 7-8 spesi annualmente per il Reddito di cittadinanza, che entro la fine dell’anno sarà definitivamente disattivato come disposto dalla manovra 2023.

Stando alle bozze del decreto-legge, si potrà fare richiesta di questa misura dalla fine di agosto/inizio settembre, al termine dei sette mesi di proroga concessi dal Governo ai percettori del reddito di cittadinanza.

A subire cambiamenti sarà la platea dei potenziali beneficiari. Le famiglie indigenti composte da minorenni, over 60 o persone con disabilità e senza persone “occupabili”, termine che si riferisce a coloro che sono nella condizione di poter lavorare, dovrebbero beneficiare di un sussidio mensile di 500 euro fino a un massimo di 18 mesi, pari all’importo del Reddito di cittadinanza.

La vera stretta invece sarebbe per tutti gli altri circa 400.000 soggetti tra i 18 e 60 anni d’età che, ai sensi della norma, proprio in virtù della loro “occupabilità” una volta scaduta l’erogazione del Reddito di cittadinanza potranno richiedere una Mia ridotta a 375 euro per non più di un anno.

Un’altra forte novità prevista è infatti l’espunzione della possibilità di richiedere a oltranza, ogni 18 mesi, l’assistenza del sussidio come avveniva per il Reddito.

Anche qui la misura si differenzierebbe partendo dalle condizioni personali dei beneficiari. Il cosidetto decalage, un dilatamento nel tempo del rinnovo dell’erogazione, consentirebbe alle famiglie senza occupabili di presentare una seconda domanda, a partire dalla quale la durata massima di Mia si accorcerebbe a 12 mesi, anche se prima di chiedere nuovamente l’assegno dovrà passare minimo un mese.

Per tutti gli altri possibili percettori occupabili la Misura - in caso di nuova richiesta - scadrà dopo sei mesi, e soltanto dopo un anno e mezzo potrà essere inoltrata una terza domanda.

La discussione rimane aperta invece sui 280 euro previsti ora dal Reddito come aggiunta per chi deve anche pagare un affitto. Cifra che potrebbe subire modifiche e riduzioni in base al numero dei componenti del nucleo familiare

Dalle bozze del decreto che trapelano dagli uffici del Ministero ci sarebbero novità stringenti anche per il tetto Isee, l’Indicatore Situazione Economica Equivalente fondamentale per valutare e confrontare le finanze di un nucleo familiare che intende accedere a una prestazione sociale agevolata di qualunque tipo.

Nel caso di specie, l’importo massimo per beneficiare del sussidio dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro a 7.200 euro, con circa un terzo di potenziali percettori tagliati fuori dal bacino di utenza della Misura, con la probabilità tuttavia di un aumento dell’importo proporzionale al numero dei componenti della famiglia.

Per ottenere il sussidio Mia sarà inoltre necessario essere cittadini italiani o dell’Ue con diritto di soggiorno permanente, o cittadini di Paesi terzi con permesso di soggiorno di lungo periodo.

Ad ogni modo, vi sarà il requisito della residenza in Italia per almeno 5 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, e non più i 10 richiesti per il Reddito di cittadinanza.

La Mia dovrà essere richiesta telematicamente all’Inps, che una volta espletati i controlli incrociati sui requisiti minimi provvederà a chiedere l’iscrizione presso il sistema informativo della Misura.

Si prevede anche un obbligo di formazione e partecipazione attiva per i soggetti con più di 16 anni attualmente non impegnati in un percorso di studi, esteso a tutti i membri maggiorenni e minorenni del nucleo familiare che hanno adempiuto agli obblighi scolastici. Tale obbligo è escluso invece per gli over 60 e i famigliari con disabilità, oltre a un possibile esonero per i componenti della famiglia con a carico figli minori di tre anni o disabili in condizioni di gravità.

Mentre le famiglie senza occupabili saranno indirizzate ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale, tutti gli altri potenziali beneficiari dovranno sottoscrivere un patto personalizzato negli appositi centri per l’impiego.

Tutti gli occupabili dovranno iscriversi in una nuova piattaforma nazionale creata ad hoc per favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, grazie al quale potranno ricevere, da parte dei centri pubblici per l’impiego e agenzie private del lavoro, offerte parametrate alla formazione e al profilo della persona occupabile, giudicabili come “congrue” solo se il luogo di lavoro sia situato nella provincia di residenza (o zone confinanti) del beneficiario.

In accordo con le modifiche al Reddito di cittadinanza operate dalla recente manovra, chi è considerato occupabile non potrà che accettare la prima proposta di lavoro congrua ricevuta, pena il decadimento del sussidio. Inoltre la bozza prevede anche per le agenzie per il lavoro un incentivo per ogni soggetto assunto, di valore pari al il 10% di quanto riconosciuto al datore di lavoro (decurtato dal suo).

I datori di lavoro che assumeranno i percettori della Mia con un contratto a tempo indeterminato potranno essere esonerati dal versamento della totalità dei contributi per un massimo di due anni, con un limite di 8.000 euro l’anno. Uno sgravio fiscale che intende incentivare le assunzioni stabili, ma che dovrà essere interamente restituito dal datore di lavoro in caso di licenziamento nei 36 mesi successivi.

Ad ogni modo, per scoraggiare la tendenza dei percettori del Reddito a svolgere lavori in nero, la norma introdotta con l’ultima legge di Bilancio, che consente ai titolari del Reddito di cumulare l’assegno con redditi da lavoro stagionale o intermittente fino a 3.000 euro l’anno, verrà estesa a tutti i tipi di lavoro dipendente.

Nonostante tale ampliamento, la riforma Calderone rafforzerà i controlli sulla decadenza del beneficio per coloro che non rispettino gli impegni del patto di inserimento al lavoro, oltre a una più completa supervisione sul rispetto dei requisiti di accesso al sussidio, con ricadute nel penale per coloro che dichiarano il falso o che lavorano contemporaneamente in nero.

L’indiscrezione comparsa è un testo ancora in forma di bozza, suscettibile ancora di parecchie modifiche e rimaneggiamenti, ma che presumibilmente nel giro di due settimane potrà essere presentata come vera e propria misura di sostegno a sostituzione del Reddito di cittadinanza, finalizzata a «risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva», commenta Federico Freni, sottosegretario all’Economia, secondo cui non si tratterebbe di una retromarcia del governo, bensì «una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole».

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