Economia

Cosa sono i fringe benefits?

Per far fronte al caro-energia, il Dl aiuti quater ha alzato a 3.000€ l’importo delle indennità aziendali per ogni lavoratore. La scadenza è il 12 gennaio: il rischio è che le Pmi non riescano ad attivarsi in tempo
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30 novembre 2022 Aggiornato alle 13:30

I fringe benefits, letteralmente benefici marginali, rappresentano un importante strumento aziendale capace di sostenere i lavoratori e di aumentarne la motivazione. Utilizzati da numerose aziende, si presentano come un’aggiunta alla retribuzione in busta paga, composta però da beni e servizi. Diverse sono le tipologie di benefits che possono essere emessi dal datore di lavoro: tra i più comuni abbiamo i buoni pasto, il famoso pacco natale, le polizze assicurative o l’auto aziendale.

Il decreto legge 176/2022, entrato in vigore lo scorso 19 novembre, ha stabilito un notevole incremento della soglia di benefits acquisibile dal singolo soggetto. Già innalzati dal decreto 115/2022 a 600 euro, sono stati adesso portati a 3.000 euro. L’obiettivo? Sostenere gli Italiani nell’ondata di caro energia che sta pesando fortemente sulle spalle dei cittadini. Già vista nel decreto aiuti bis e confermata nel decreto aiuti quater è, difatti, la possibilità di rimborsare o pagare le utenze domestiche come acqua, gas, energia elettrica di immobili posseduti o detenuti dal dipendente, da suoi coniugi o familiari.

L’Agenzia delle Entrate specifica, a tal proposito, la documentazione che il lavoratore deve fornire al suo datore per riuscire a usufruire di questa misura:

1. il documento attestante l’utenza domestica pagata;

2. la dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, contenente il numero e l’intestatario della fattura, la tipologia di utenza, l’importo pagato, la data e la modalità di pagamento;

3. una seconda dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà nella quale il dipendente attesti di non aver avanzato richieste di rimborso ad altri datori di lavoro.

L’innalzamento della soglia a 3.000 euro permette, dunque, di assorbire eventuali eccedenze per il periodo di imposta del 2022. A questa cifra sono poi da aggiungere i 200 euro di buoni acquisto carburante previsti dal cosiddetto decreto Ucraina di marzo scorso. Ogni singolo lavoratore potrà quindi ottenere dei benefits fino a 3.200 euro comprendenti servizi e beni.

Si tratta comunque di disposizioni che non hanno carattere obbligatorio, ma che anzi costituiscono un’opportunità per datore e dipendente. Il datore ha infatti la facoltà di decidere autonomamente se e a chi applicare i benefici. Infatti, a poterne godere sono tutti coloro che hanno un rapporto lavorativo da dipendenti, ma anche i collaboratori coordinati e continuativi, gli amministratori e i tirocinanti.

Secondo un calcolo dell’associazione per lo sviluppo del lavoro, il risparmio per entrambe le categorie è reale. Se si considera l’erogazione di fringe benefits per un totale di 750 euro (di cui 200 in buoni benzina) e un’aliquota contributiva del 35% (per i redditi tra i 28.000 euro e 50.000 euro), il lavoratore avrà un risparmio leggermente superiore a 260 euro. Allo stesso tempo anche il regime fiscale del datore di lavoro risulterà avvantaggiato arrivando a una riduzione del 24% del costo totale deducibile ai fine Ires (imposta sui redditi delle società).

Tuttavia, come già accennato, si tratta di misure eccezionali inserite per contrastare la difficoltà del periodo e che dovranno essere realizzate dai datori di lavoro entro il 12 gennaio 2023. Difatti, nel 2023 si tornerà a un esenzione dalla tassazione e contribuzione per importi non superiori a 258,23 euro, salvo proroghe.

Proprio questi tempi così ridotti rendono concreto il rischio che la misura venga assorbita esclusivamente dalle grandi aziende. Quest’ultime hanno la capacità di aggiornare e modificare velocemente il budget, mentre le piccole e medie imprese (Pmi), di cui è ricco il tessuto imprenditoriale italiano, potranno incontrare maggiori difficoltà nell’attuare la misura.

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