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Expo 2030: quando sarà scelta la città vincitrice?

In gara Busan (Corea del Sud), Riyad (Arabia Saudita) e Roma: il 28 novembre, la votazione segreta a Parigi. Ma come nasce l’Esposizione Universale e quali sono i progetti in ballo per l’Italia?
Expo 2020, Dubai
Expo 2020, Dubai Credit: EPA/ALI HAIDER
Tempo di lettura 7 min lettura
28 giugno 2023 Aggiornato alle 11:10

La corsa verso Expo 2030 entra nel vivo e a fine anno si scioglierà il nodo che vede in corsa ancora 3 città per accaparrarsi la prossima edizione dell’Esposizione Universale. A fine 2023 il Bie (Bureau international des Expositions) si riunirà per scegliere il Paese ospitante tra Busan (Corea del Sud), Riyad (Arabia Saudita) e Roma. Le candidature sono state ammesse dal Bie, riunito in Assemblea Generale a Parigi.

Chi riuscirà a spuntarla e come si prepara Roma alla sfida Expo 2030?

Cos’è Expo?

Il termine Expo si riferisce generalmente a una fiera o a un’esposizione non commerciale; in entrambi i casi l’evento è caratterizzato dalla sua organizzazione attorno a un tema specifico. Le esposizioni sono generalmente dedicate alla mostra di prodotti e tecnologie, ma anche alimentazione, filosofia e scienza.

Il termine Expo è stato adottato in tempi moderni dalle esposizioni riconosciute dal Bureau international des Expositions (Bie) che vengono ospitate da un unico Paese e vedono la partecipazione di più Nazioni e/o organizzazioni internazionali. Una mostra che ha come fine principale l’educazione del pubblico, rappresentando i mezzi a disposizione per dimostrare il progresso raggiunto e le prospettive per il futuro.

Il Bie è stato fondato nel 1928 a Parigi con l’idea di garantire standard elevati e successo alla fiera mondiale, rispettando i temi di cooperazione, innovazione e istruzione. I membri devono scegliere il Paese che ospiterà l’esposizione e arbitrare eventuali controversie tra gli Stati. I membri del Bie sono 179 e ciascuno è rappresentato da un massimo di 3 persone, nominate dal proprio Governo.

Breve storia dell’Esposizione Universale

Hyde Park a Londra fu lo storico scenario della prima Esposizione universale internazionale, chiamata Great Exhibition, dove fu realizzato nel 1851 l’edificio Crystal Palace, una gigantesca struttura trasparente in vetro e ferro che doveva ospitare migliaia di espositori.

Le esposizioni internazionali nacquero grazie all’intuizione del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria; ce ne sono di diverso tipo: universali, specializzate e altre più settoriali. La seconda Esposizione Universale fu a Parigi del 1855 e venne accolta in Francia come una sfida per superare il successo della manifestazione londinese.

L’attrazione principale delle Esposizioni divennero i padiglioni nazionali, gestiti dai Paesi partecipanti, che si aggiungono ai padiglioni tematici dell’organizzazione. Per ridurre le spese dei partecipanti, in seguito si decise di organizzare le esposizioni universali maggiori solo una volta ogni 5 anni e non per più di 6 mesi.

La corsa a Expo 2030

L’ultimo World Expo si è tenuto a Dubai a cavallo tra il 2021 e il 2022 e ha registrato oltre 24 milioni di visite. La prossima Esposizione Universale sarà nel 2025 a Osaka, in Giappone sull’isola artificiale di Yumeshima. Durerà 6 mesi, dal 13 aprile al 13 ottobre e sarà la terza volta che la città ospiterà un Expo, dopo il 1970 e nel 1990.

Il tema di Expo 2025 verterà su Delineare la società del futuro per le nostre vite. Ma è su Expo 2030 che in questi giorni si è spostata l’attenzione di tutto il mondo, per capire dove si terrà e chi la spunterà nella lotta a tre tra Busan (Corea del Sud), Riyad (Arabia Saudita) e Roma. A deciderlo saranno 179 nazioni del Bie in una votazione segreta che si terrà il 28 novembre 2023 a Parigi.

Per candidarsi i Paesi conducono per tempo campagne internazionali per creare sostegno. Durante le assemblee generali del Bie, i Paesi presentano lo stato di avanzamento del progetto. I membri eleggono infine lo Stato ospitante a scrutinio segreto con la maggioranza dei due terzi dei voti dei membri presenti. Se non si raggiungono i due terzi, viene organizzato un altro scrutinio e il candidato con il minor numero di voti viene eliminato. Tra i due candidati infine è necessaria la maggioranza semplice per eleggere la nazione ospitante.

La partita è tra Arabia Saudita, Italia, Corea del Sud, aperta dopo l’uscita di scena dell’Ucraina con Odessa. Grande favorita appare Riyad (Arabia Saudita) e, in caso di vittoria, sarebbe la seconda volta che un evento del genere arriva in Medio Oriente, dopo la prima volta di Dubai. I sauditi sembrano favoriti anche e soprattutto per le risorse economiche a disposizione.

Negli ultimi anni i Paesi del Golfo persico hanno ottenuto molto in termini di grandi eventi: oltre all’Expo di Dubai, a dicembre 2022 sono stati disputati in Qatar i Mondiali di calcio, evento accompagnato da non poche polemiche. Il prossimo Expo 2025 in Giappone, invece, potrebbe essere uno svantaggio per un’altra candidatura orientale come quella della coreana Busan; quindi la disputa sembrerebbe accendersi soprattutto tra Roma e Riyad.

La contesa per ottenere più voti dovrebbe basarsi su temi come la rigenerazione urbana e la sostenibilità ambientale, ma in realtà, come spesso accade, è forte il sospetto che potrebbero intervenire assetti geopolitici, economici e, non ultimo, rispetto dei diritti umani.

Expo 2030: i piani di Roma

Roma per la sua candidatura a Expo 2030 presenta un masterplan ricco, curato dall’architetto Carlo Ratti, che ha come base di partenza la riconversione urbana verso una smart city per rinnovare parti difficili della periferia cittadina. Una Roma che per l’evento dovrebbe essere più verde e più innovativa a partire dalle Vele di Calatrava, incompiuta dal 2011, da trasformare in un Polo della conoscenza, aperto agli studenti e alla crescita sociale, che fungerà poi da punto di accesso principale con una serie di nuovi collegamenti di trasporto e mobilità.

Gli altri ambiziosi progetti riguardano la rigenerazione di alcune aree, come quella di Tor Vergata, dove si dovevano svolgere i Mondiali di nuoto del 2009 e dove dovrebbe sorgere uno dei punti di forza del progetto, il più grande parco solare urbano del mondo: lExpo Solar Park di 150.000 metri quadri, con una capacità di produzione fino a 36 mega watt, è firmato dall’architetto Ratti. Qui sono previsti centinaia di “alberi energetici”, che aprono e chiudono i loro pannelli durante il giorno offrendo anche ombra ai visitatori. L’Expo Solar Park è previsto in 3 parti: la Città, il Boulevard e il Parco, in una graduale transizione che passa “da urbano a naturale man mano che ci si sposta da Ovest a Est”.

La Città dell’Ovest fungerà da Expo Village e, successivamente, come campus dell’università. Il Boulevard sarà un percorso attraverso tutti i padiglioni nazionali, mentre il Parco a Est sarà ricoperto da una vegetazione lussureggiante. Gli altri tipi di interventi riguardano i trasporti e, quindi, il prolungamento della linea C della metropolitana, oltre che il rafforzamento dell’anello ferroviario in 3 lotti: da Valle Aurelia a Vigna Clara-Tor di Quinto; da Tor di Quinto-Val d’Ala al Bivio Pineto-stazione Aurelia.

Ma quale sarà l’impatto economico dell’esposizione su Roma e sull’Italia? L’ultimo esempio sul territorio a cui fare riferimento è inevitabilmente quello di Expo 2015 a Milano, che registrò un’ampia soddisfazione degli organizzatori e di chi l’ha visitata. La macchina organizzativa ha funzionato ed è stato raggiunto il target dei visitatori prefisso, con 1,3 miliardi di euro di valore aggiunto generato proprio dalla spesa turistica addizionale.

Secondo l’analisi della Sda Bocconi School of Management per la Camera di Commercio di Milano, si è arrivati a un indotto che ha prodotto un Pil pari a 6 miliardi di euro durante l’evento, di cui 4,1 miliardi nel solo anno 2015, pari a circa lo 0,25% del totale del Pil italiano di quell’anno.

Per Roma si stima che il valore complessivo della manifestazione possa essere pari a 50,6 miliardi di euro, che corrispondono al 3,8% del Pil nazionale. L’effetto economico diretto si potrebbe attestare sui 10,3 miliardi di euro, secondo Il Sole 24 Ore, che corrispondono allo 0,6% del Pil. Questo valore è dato dalla base degli investimenti necessari per la costruzione dell’esposizione nel corso di 2, al massimo 5 anni, e dai ricavi che sono stimati per l’evento.

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