Culture

Nelle Università Usa si impara l’arte del dialogo

Molti studenti, influenzati da politica e social media, tendono a giudicare senza ascoltare gli altri. Per questo nei college stanno nascendo programmi per insegnare il discorso civile e la libertà di espressione
Credit: cottonbro studio
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21 maggio 2023 Aggiornato alle 13:00

Le università degli Stati Uniti stanno facendo un grande sforzo per incoraggiare gli studenti al dibattito piuttosto che alla contrapposizione ideologica, istituendo percorsi di studi specifici.

L’American University di Washington ha intitolato un corso In disaccordo con un professore e questo è solo un esempio all’interno di un ampio gruppo di iniziative universitarie pensate per insegnare l’arte del discorso civile: una competenza che i sostenitori considerano essenziale per la democrazia ma sempre più rara.

Secondo quanto riportato dal Washington Post, la direttrice e fondatrice del progetto all’American University, Lara Schwartz, in una lezione ha proposto ai propri studenti un’argomentazione provocatoria: l’università dovrebbe far partecipare ai convegni anche relatori estremisti o controversi. «E ora attaccatemi», ha incitato la professoressa. A quel punto c’è stato chi l’ha subito smentita e qualcuno ha fatto notare che gli studenti più vulnerabili non dovrebbero discutere con chi ha idee suprematiste o omofobe.

Classi simili creano uno spazio aperto in cui gli studenti possono esercitarsi a parlare, formulare senza disagi le proprie idee e controbattere con chi ha opinioni contrarie. Inoltre, fanno da contraltare alle tendenze divisive e all’atteggiamento ostile che trovano ampia diffusione nei social media, tra i politici e anche in alcuni ambienti universitari dove i relatori sono stati messi a tacere o esclusi dagli stessi studenti, mentre le università, secondo Schwartz, sono «un luogo meraviglioso per imparare ad ascoltare gli altri, discutere e trovare una soluzione ai nostri problemi come società».

Le iniziative accademiche a sostegno della conversazione civile si sono sparse in tutto il Paese, con un impegno istituzionale in alcuni campus e progetti guidati dai docenti in altri. Il Massachusetts Institute of Technology ha avviato a marzo il programma Dialogues Across Difference con una serie di incontri per discutere temi complessi da punti di vista differenti. Princeton ha invece aggiunto un evento di formazione riguardante la libertà di espressione all’orientamento dei nuovi studenti.

Diversi enti no profit impegnati nella promozione del dialogo costruttivo e inclusivo si sono mossi per avere una propria community all’interno dei campus: Heterodox Academy, che riunisce professori, staff e studenti, ne ha avviate 23 quest’anno in varie sedi, tra le quali la Johns Hopkins University e Berkeley; e il Constructive Dialogue Institute è diventato partner di una dozzina di scuole della Virginia per coinvolgere gli studenti in iniziative educative.

Drew Stelljes, vicepresidente e responsabile del coinvolgimento degli studenti dell’università pubblica William & Mary di Williamsburg, ha spiegato al Washington Post che «i nostri studenti sono cresciuti in un’epoca di fiducia profondamente erosa. Invece di curiosità e desiderio di apprendere di più, sono inclini a rispondere con critiche e giudizi». Il nuovo programma ha fornito loro strumenti per poter ascoltare gli altri con maggior apertura mentale e comprendere prospettive diverse.

Secondo il Rettore della Vanderbilt University di Nashville, Daniel Diermeier, «in una sorta di corsa verso ciò che è giusto, le persone assumono immediatamente una posizione di buono contro cattivo e non ascoltano più le altre parti», quindi è necessario creare una cultura di libertà di espressione tra studenti e docenti, soprattutto su temi complessi che non hanno una soluzione semplice come il possesso di armi o le ingiustizie razziali.

Alcuni hanno visto in queste iniziative a supporto della libertà di espressione uno strumento di propaganda politica che andrebbe a vantaggio soprattutto dei conservatori. a esempio, la proposta di creazione di una scuola di vita civica all’interno della University of North Carolina è stata accolta da diversi media conservatori come un’opportunità per contrastare la predominanza di sinistra nel campus.

Si tratta però di argomentazioni pretestuose, in realtà l’obiettivo dichiarato di questi programmi è soltanto quello di includere il maggior numero di conversazioni possibili.

Come ha spiegato Lara Schwartz riguardo al suo corso l’idea fondamentale è che il dialogo tra posizioni diverse e parlare ad alta voce in un’atmosfera di libera espressione, rispetto e inclusione sono competenze da mettere alla prova e sviluppare per poter essere bravi conversatori una volta usciti dall’università.

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