Diritti

Corea del Sud, un nuovo traguardo per la comunità Lgbtq+

Seul riconosce per la prima volta i diritti delle coppie omosessuali. Che potranno beneficiare della stessa copertura coniugale garantita dal servizio nazionale di assicurazione sanitaria alle coppie eterosessuali
Credit: AFP-JIJI
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2 marzo 2023 Aggiornato alle 19:00

L’assicurazione sanitaria del servizio nazionale sarà un diritto per tutte le coppie, non solo quelle eterosessuali. A stabilirlo è una sentenza emessa martedì scorso da un tribunale della Corea del Sud.

Seul non ha ancora legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma con questa storica decisione riconosce per la prima volta la parità di diritti di tutte le coppie.

La sentenza è arrivata dopo che nel 2021 un cittadino coreano, So Seong-uk, ha fatto causa al servizio nazionale di assicurazione sanitaria per aver revocato il suo status di “persona a carico” del marito, Kim Yong-min.

Un anno prima l’agenzia di assicurazione sanitaria aveva accettato la richiesta, ma quando la storia di So Seong-uk e Kim Yong-min ha iniziato a circolare sui media ha annullato la decisione, con l’avallo di un tribunale che ha stabilito che le coppie dello stesso sesso non possono essere considerate come quelle eterosessuali.

Martedì scorso la corte d’appello ha però ribaltato il verdetto, decretando che i diversi tipi di relazione si equivalgono, poiché costituiscono una «comunità emotiva ed economica».

La corte ha anche riconosciuto come discriminazione l’attribuzione dello status di “persona a carico” solo per nuclei famigliari composti da un uomo e una donna.

Per So Seong-uk questa conquista è solo il primo passo per raggiungere la piena parità dei diritti delle persone omosessuali. La prossima battaglia sarà quella per la legalizzazione del matrimonio, una richiesta condivisa da tante coppie che sono costrette a recarsi all’estero per vedere riconosciuta la propria unione.

Negli scorsi anni ci sono stati alcuni tentativi di proporre una legge per il matrimonio tra persone dello stesso sesso, tutti rigettati dalla maggioranza dei parlamentari. La componente cristiana del Paese (circa un terzo della popolazione) si oppone strenuamente al riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtq+ e si batte per mantenere i valori considerati tradizionali.

Esistono veri e propri gruppi militanti, come l’organizzazione di Seul “Solidarietà cristiana anti-omosessualità”, che considerano un orientamento diverso da quello eterosessuale alla stregua di una malattia o di una disabilità da curare attraverso un processo di “conversione”.

Secondo Boram Jang di Amnesty International la strada verso la fine delle discriminazioni contro la comunità Lgbtq+ in Corea del Sud è ancora lunga, ma questa sentenza apre uno spiraglio di speranza.

L’attivista non si batte solo per il matrimonio paritario, ma anche per una legge contro la discriminazione e l’eliminazione dell’articolo 92-6 del codice penale militare, che considera i rapporti omosessuali come molestie punibili con una pena massima di due anni di detenzione.

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