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Chi sono i popoli “incontattati”?

Survival International ha organizzato la Uncontacted Tribes Week (fino al 25 giugno): una settimana di mobilitazione per le tribù che scelgono di evitare il contatto con il mondo esterno. Che oggi sono in pericolo
La tribù Asaro Mudmen in Papua Nuova Guinea
La tribù Asaro Mudmen in Papua Nuova Guinea Credit: Danita Delimont
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 7 min lettura
22 giugno 2023 Aggiornato alle 16:00

Fino al 25 giugno, a livello internazionale si celebra la Uncontacted Tribes Week. Organizzata da Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, è una settimana di sensibilizzazione e mobilitazione per i popoli incontattati del Pianeta. Ce ne sono oltre 100, ma la loro vita è esposta a continue minacce. Ecco chi sono queste tribù e perché sono in pericolo.

Chi sono i popoli incontattati

I popoli (o tribù) incontattati sono comunità di indigeni che scelgono di evitare il contatto con il mondo esterno. Possono essere sia interi popoli che sottogruppi di tribù più grandi che hanno contatti.

Non si tratta, però, spiega Survival, di “tribù sconosciute”: la maggior parte dei popoli incontattati è ben consapevole del mondo moderno, ma sceglie attivamente di rimanere isolata. Il motivo è semplice: la paura. Di noi. Di persone che vogliono le loro terre, che li costringono a progetti di sviluppo o conversioni forzate e a contatti che mettono a rischio la loro stessa sopravvivenza a causa di malattie (anche banali, come influenza, morbillo e varicella) contro cui non possono difendersi.

Alcuni potrebbero essere entrati in contatto in passato con coloni invasori (spesso taglialegna o allevatori) e poi si sono ritirati proprio a causa della violenza che queste persone hanno portato. Altri potrebbero aver fatto parte di gruppi tribali più grandi ed essersi separati e allontanati in seguito proprio per fuggire dal contatto.

Dove e come vivono i popoli incontattati

La stragrande maggioranza delle 100 o poco più tribù incontattate del mondo vive nella foresta pluviale che si estende lungo il confine tra Perù, Brasile e Bolivia. Sono presenti anche in Colombia, Ecuador e Paraguay settentrionale. Al di fuori delle Americhe, i popoli incontattati vivono in Papua Nuova Guinea e sull’isola di North Sentinel nelle Isole Andamane dell’India, l’ultima delle quali ospita quella che gli esperti ritengono sia la tribù più isolata del mondo, i Sentinelesi.

Quasi tutti sono nomadi e molti sono cacciatori-raccoglitori che hanno profondi legami con la terra e la fauna selvatica che abitano. I popoli incontattati, spiega Survival, “ricavano tutto ciò di cui hanno bisogno per vivere dalla loro terra. Per questo sono i popoli più autosufficienti al mondo. Non hanno bisogno di supermercati né di frigoriferi; non usano auto o telefoni; non inquinano né distruggono. Tutto quello che serve loro per prosperare sono le loro foreste, le loro comunità e la loro straordinaria conoscenza degli ambienti in cui vivono”.

Gli Awá incontattati dell’Amazzonia brasiliana, a esempio, con solo liane, foglie e tronchi d’albero sono in grado di costruire una casa in poche ore e sanno come usare la resina dell’albero di maçaranduba per accendere il fuoco e per cacciare di notte. I Kawahiva incontattati, invece, costruiscono intricate scale sugli alberi per raccogliere il miele dai nidi delle api e utilizzano speciali trappole per pescare nei ruscelli vicino ai loro accampamenti. “L’ultimo della sua tribù”, l’uomo trovato morto nell’agosto 2022, ultimo superstite del genocidio della sua popolo ormai estinto, scavava profonde fosse in cui metteva punte acuminate per catturare la selvaggina.

I popoli tribali, spiega l’organizzazione, sono i migliori guardiani del mondo naturale e “le prove dimostrano che i territori tribali sono la migliore barriera alla deforestazione”. Il modo migliore per impedire la distruzione della foresta pluviale amazzonica, continuano, è fare una campagna per i diritti alla terra delle tribù incontattate.

Questo non significa, però, che questi gruppi vivano come facevano in passato. “Alcuni gruppi amazzonici avevano persino pistole, ottenute dal commercio intertribale, prima che incontrassero un estraneo. La maggior parte delle tribù incontattate ha utilizzato alcuni strumenti di metallo, che hanno trovato, rubato o scambiato con i loro vicini, per molti anni o addirittura generazioni. Per esempio, i popoli incontattati delle isole Andamane in India usano pezzi di metallo provenienti da vecchi relitti di navi”.

Perché le tribù incontattate sono in pericolo?

“Hanno ucciso mia madre, i miei fratelli e sorelle e mia moglie”, Membro della tribù Awá, Brasile. “Non sapevamo cosa fosse un raffreddore. La metà di noi è morta. Metà della mia gente è morta”, Membro della tribù Murunahua, Perù. Genocidi, furto di terre e risorse, malattie: come spiega Survivor, ovunque si trovino, i popoli incontattati “subiscono minacce letali”. Il loro più grande pericolo siamo noi.

Nel 1995 il dipartimento per gli affari indiani del Brasile si mise in contatto con la tribù Akuntsu incontattata e scoprì che gli allevatori di bestiame avevano massacrato la maggior parte della tribù nel tentativo di espandere la loro terra. Solo 4 Akuntsu sopravvivono oggi dopo la morte del leader della tribù nel 2016.

Quasi 20 anni dopo, nel luglio 2014, il Governo brasiliano ha riferito che i membri di una tribù incontrattata avevano parlato con gli abitanti dei villaggi vicini, raccontando di attacchi violenti da parte di estranei che li hanno cacciati dalla loro foresta. La maggior parte dei loro anziani è stata massacrata e le loro case sono state date alle fiamme. Secondo il Governo brasiliano, i colpevoli più probabili sarebbero i taglialegna illegali e i trafficanti di cocaina. Nel 2019, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro, di fronte alla pressione degli interessi agricoli ed economici, ha eliminato alcune protezioni per le terre degli indigeni.

Alcune situazioni, però sono particolarmente critiche e richiedono azioni urgenti. Sono quelle su cui Survival vuole portare l’attenzione e mobilitare sostenitori durate l’Uncontacted Tribes Week di quest’anno:

- Hongana Manyawa, Indonesia. Sono una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori nomadi dell’Indonesia; circa 300/500 di loro hanno scelto di restare incontattati nella foresta sacra dei loro antenati. Oggi, un progetto per l’estrazione su larga scala di nichel destinato alle batterie delle auto elettriche minaccia di sterminarli completamente;

- tribù incontattate del Perù. Oggi su di loro incombe un “progetto di legge genocida” (PL3518), concepito e promosso da deputati peruviani legati alla potente industria del petrolio e del gas. Se sarà approvato, per questi popoli potrebbe essere la fine;

- Kawahiva, Brasile. Sono un piccolo gruppo incontattato dell’Amazzonia brasiliana. La loro terra, che si trova nello stato del Mato Grosso, è stata ripetutamente invasa da trafficanti di legname, allevatori e accaparratori di terre che hanno ucciso molti membri della tribù e introdotto malattie letali. Il loro futuro dipende dal riconoscimento ufficiale delle loro terre;

- Shompen, India. Il popolo degli Shompen è tra i più isolati al mondo. Vivono sull’isola di Gran Nicobar e oggi rischiano di essee completamente sterminati da un “mega-progetto” di sviluppo del Governo indiano, che vorrebbe trasformare la loro piccola isola nella “Hong Kong dell’India”.

Secondo il rapporto del 2016 pubblicato nella National Library of Medicine degli Stati Uniti, l’interazione esterna responsabile con le tribù incontattate sarebbe uno degli unici modi per evitare la loro estinzione. Survival International, però, ha spiegato che nessuno dovrebbe andare in tribù che non sono in contatto regolare con estranei: qualsiasi contatto, benevolo o meno, le mette a rischio.

È necessario invece proteggere le terre indigene per proteggere e preservare le comunità uniche: “Se l’alternativa è la loro distruzione, perché no [lasciarli isolati]? Ci opponiamo ai tentativi da parte di estranei di contattare le tribù incontattate. È sempre fatale e l’inizio del contatto deve essere solo una loro scelta. La soluzione è chiara: proteggere la loro terra per consentire loro di vivere come preferiscono”.

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