Ambiente

World Bee Day: ecco perché festeggiare gli impollinatori

Non solo api: anche vespe, farfalle, falene e coleotteri rischiano di scomparire. Per questo, ogni anno il 20 maggio celebriamo il valore di questi insetti
Credit: Kat Smith
Tempo di lettura 4 min lettura
20 maggio 2023 Aggiornato alle 11:00

Il passaggio da un mondo a colori a un mondo in bianco e nero non è più la sceneggiatura perfetta di un film distopico. La primavera a cui siamo abituati, i sapori dei frutti estivi che accompagnano i mesi più caldi dell’anno e il miele che addolcisce le nostre bevande calde d’inverno potrebbero molto presto diventare un ricordo. Pesticidi, conseguenze di comportamenti umani irrispettosi dell’ambiente, cambiamento climatico sono solo alcune delle ragioni per cui le api sono in pericolo.

Secondo il Wwf, circa il 40% delle specie di impollinatori è a rischio. Insieme alle api, infatti, sono in pericolo anche vespe, farfalle, falene e coleotteri. Da queste specie dipendono il 90% di tutte le piante selvatiche con fiore e l’80% delle piante che producono cibo e prodotti per il consumo umano.

È per questo motivo che, dal 2018, il 20 maggio ogni anno si festeggia la Giornata mondiale delle api, istituita dalle Nazioni Unite. Si tratta ormai (e sempre di più) di un’occasione per ricordare il ruolo cruciale che le api svolgono per l’ecosistema. Ma esiste un modo per salvaguardare gli impollinatori?

Secondo Alessio Pellegrini, apicoltore, sì: «è importante non usare insetticidi dannosi per le api, che fortunatamente sono sempre meno sul mercato. Ma tutti noi possiamo in qualche modo contribuire, per esempio evitando di seminare piante Ogm: le api non ne traggono né nettare né polline», spiega a La Svolta.

Anche Rachele Lenzi, apicoltrice, è d’accordo: «un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente, acquistare prodotti da un’agricoltura che faccia un minor uso di pesticidi, magari anche locale, consumare miele di provenienza italiana aiuterebbe molto la salvaguardia delle api. E se si ha un giardino, perché non lasciarlo incolto o piantare fiori graditi agli impollinatori

Essere apicoltore significa lavorare soprattutto tra metà marzo e giugno, racconta Pellegrini. È il periodo dell’inizio della primavera fino ai primi giorni d’estate, quello più intenso.

«L’obiettivo è quello supportare le api, mettendole nelle condizioni ottimali per produrre miele, aiutandole a lottare contro le insidie delle stagioni estreme a cui stiamo assistendo e a contrastare le malattie che le affliggono - dichiara a La Svolta Lenzi - Dal sostentamento della famiglia di api in inverno, alla nutrizione in primavera per la ripresa della famiglia di api, fino alla smielatura estiva, per poi arrivare in autunno alla preparazione della famiglia all’inverno (internamento, in gergo tecnico) tramite anche al controllo delle scorte e lo stringimento della famiglia in minor spazio. A tutte queste operazioni si aggiungono i trattamenti necessari per contrastare la varroa, uno dei flagelli per le api, un acaro che ne riduce la vitalità rendendole suscettibili a virus».

Ascoltando parlare Lenzi, si capisce subito che quello dell’apicoltore non è solo un mestiere, ma soprattutto una passione per le api, l’ambiente e il proprio territorio. «La mia passione per le api e gli impollinatori in genere è nata all’università, durante gli anni di scienze e tecnologie delle produzioni animali. In quel periodo ho avuto la fortuna di partecipare a un corso teorico e pratico sull’allevamento dell’Apis mellifera».

«Poi - aggiunge - i 5 ettari di maggese del nonno mi sono sembrati un’ottima casa per una famiglia di api. Da lì la mia passione è cresciuta tanto che mi ha portato a sviluppare la tesi magistrale sull’argomento». L’apicoltrice spiega che chi alleva api per l’autoconsumo senza farne la propria professione si definisce apicoltore hobbista.

E se si è alla ricerca di consigli per intraprendere questo percorso? «Prima di tutto, è necessario prepararsi molto bene - avverte Lenzi - trovare un corso di apicoltura e magari un apicoltore con cui fare pratica sul campo. Si incontreranno difficoltà per inesperienza o per stagioni difficili, come questa con piogge che hanno vanificato il primo raccolto. Ma se il desiderio è quello di partecipare alla salvaguardia degli impollinatori, allora si può sempre contribuire sostenendo gli apicoltori, acquistando prodotti (miele, polline, proporli, pappa reale) da apicoltori del proprio territorio».

Leggi anche
natura
di Giacomo Talignani 2 min lettura
Animali a rischio
di Alessandro Leonardi 3 min lettura