Diritti

Canada e Paesi Bassi accusano il governo siriano di tortura

Si tratta del primo caso di fronte alla Corte internazionale di giustizia sulla guerra civile in Siria. Secondo i gruppi per i diritti umani, migliaia di persone sono state torturate a morte dal regime di al-Assad dal 2011
Credit: ANSA/JESSICA PASQUALON
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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14 giugno 2023 Aggiornato alle 12:00

Il Canada e i Paesi Bassi portano la Siria davanti all’International Court of Justice, il Tribunale internazionale dell’Aja, principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. I due Paesi accusano il governo del presidente siriano Bashar Assad di aver violato una convenzione delle Nazioni Unite contro la “tortura o altri trattamenti crudeli”, incluso “l’uso di armi chimiche”.

Si tratta del primo caso presso il massimo tribunale dell’Onu sulla brutale guerra civile della Siria.

Il documento diffuso dall’ICJ dichiara che “la Siria ha commesso innumerevoli violazioni del diritto internazionale, a partire almeno dal 2011, con la violenta repressione delle manifestazioni civili, e continuando con l’evoluzione della situazione in Siria in un conflitto armato prolungato”.

Secondo Canada e Paesi Bassi “queste violazioni includono l’uso della tortura e di altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti anche attraverso un trattamento ripugnante dei detenuti, condizioni disumane nei luoghi di detenzione, sparizioni forzate, uso di violenza sessuale e di genere e violenza contro i bambini”.

Queste violazioni “includono anche l’uso di armi chimiche”, una pratica “particolarmente abominevole per intimidire e punire la popolazione civile, causando numerosi morti, feriti e gravi sofferenze fisiche e mentali”. Insieme all’istanza, il Canada e i Paesi Bassi hanno richiesto misure provvisorie “per preservare e proteggere i diritti loro spettanti ai sensi della Convenzione contro la tortura, che la Siria continua a violare, e proteggere la vita e l’integrità fisica e mentale degli individui in Siria che sono attualmente, o rischiano di essere sottoposti, a tortura e ad altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.

I Paesi Bassi e il Canada non stanno solo cercando di convincere la Corte internazionale di giustizia a diventare il primo tribunale internazionale a emettere una sentenza legale sul presunto uso della tortura da parte dello Stato in Siria, ma anche di ottenere un’ordinanza d’emergenza per far cessare qualsiasi violazione in corso della Convenzione contro la tortura, perseguire e punire chiunque sia responsabile della tortura dei detenuti e fornire un risarcimento alle loro vittime. Il governo siriano non ha ancora risposto alle accuse, ma in precedenza ha già respinto il valore legale dell’azione dei Paesi Bassi e del Canada e ha ripetutamente negato di aver torturato i suoi oppositori e le loro famiglie.

Secondo il recente rapporto del gruppo di monitoraggio della Syrian Network for Human Rights, rilasciato nel 12° anniversario della guerra civile in Siria, sarebbero almeno 14.449 i civili morti a causa delle torture nelle carceri governative. Tra loro, 174 bambini e 74 donne. Circa 14 milioni di cittadini, secondo l’SNHR, fondato proprio nel 2011, sarebbero rimasti sfollati.

Il ministro degli Esteri olandese Wopke Hoekstra ha dichiarato che «i cittadini siriani sono stati torturati, assassinati, scomparsi, attaccati con gas velenosi o costretti a fuggire per salvarsi la vita e lasciare tutto ciò che avevano». Hoekstra parla di atrocità su larga scala «ampiamente riportate dalle organizzazioni internazionali. Stabilire la responsabilità e combattere l’impunità sono elementi importanti per raggiungere una soluzione politica duratura al conflitto in Siria. Portare questo caso davanti all’ICJ è un importante passo successivo sulla lunga strada verso questo obiettivo».

Secondo Canada e Paesi Bassi, spiega il quotidiano tedesco Deutsche Welle, l’ICJ ha giurisdizione in virtù dei due trattati internazionali firmati da tutti e tre i governi: l’articolo 36 dello Statuto della Corte internazionale di giustizia, che consente al tribunale dell’Aja di ricevere qualsiasi reclamo presentato da un firmatario nei confronti di un altro firmatario; l’articolo 30 della Convenzione, che afferma che tutti i firmatari devono garantire che gli atti di tortura, i tentativi e la complicità nell’atto, siano reati penali secondo il loro diritto interno.

Per anni, molti Paesi occidentali hanno tentato di ottenere una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che deferisse i potenziali crimini di guerra siriani e il presidente Bashar al-Assad alla Corte penale internazionale, un altro tribunale dell’Aia che persegue le persone accusate di questi reati. Ma questi tentativi sono stati bloccati, nel 2020, dalla Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza. Così, Canada e Paesi Bassi hanno deciso di iniziare a esplorare altre opzioni: l’Olanda ha deciso di avviare un procedimento contro la Siria davanti all’ICJ quello stesso anno, mentre il Canada si è unito al processo l’anno successivo.

Dopo aver tentato inutilmente di raggiungere un accordo negoziato con la Siria, come prevede il meccanismo di risoluzione delle controversie della Convenzione delle Nazioni Unite sulla tortura, è stato deciso di portare il caso davanti all’ICJ, nel tentativo di costringere la Siria a rispettare i suoi doveri ai sensi della Convenzione.

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