Ambiente

Cop28: gli Emirati Arabi invitano il presidente siriano Assad

La Conferenza delle parti sul clima di Dubai (che si terrà dal 30 novembre al 12 dicembre) rischia di assumere contorni sempre più politici e meno ambientali
Credit: EPA/UAE   
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17 maggio 2023 Aggiornato alle 11:00

Tanta politica, molti interessi economici e poco clima. Mancano poco più di 6 mesi alla grande Conferenza delle parti sul clima targata Onu, che in teoria dovrebbe indicare azioni e strategie reali per tenere sotto controllo il surriscaldamento, eppure sembra che Cop28 di Dubai, dopo quella egiziana, intenda controllare altro: strette di mano e ri-assetti geopolitici.

Perché dopo le polemiche relative alla presidenza Cop, affidata al sultano Al Jaber, che è sì impegnato nel mondo delle rinnovabili ma di fatto è un magnate del petrolio, adesso arriva notizia di un’altra posizione decisamente scomoda: l’invito, da parte degli Emirati Arabi Uniti, rivolto al presidente siriano Bashar al-Assad per partecipare al vertice sul clima.

Se da una parte sarà un’occasione di pace visto che Assad si troverà in compagnia di leader occidentali che si sono opposti e hanno sanzionato il suo regime per anni, dall’altra è ovvio come la mossa voluta dal presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Mohammed bin Zayed, porrà il vertice Onu più nella diatriba politica che in quella climatica, decisamente necessaria in un Pianeta che soffre sempre di più per gli effetti del surriscaldamento globale.

“Cop28 è impegnata in un processo Cop inclusivo che produca soluzioni trasformative - replicano dagli Emirati sostenendo che - questo può accadere solo se abbiamo tutti nella stanza”. Dietro all’invito c’è anche il distendersi delle relazioni fra Siria e Turchia: relazioni più pacate dopo il devastante terremoto del 6 febbraio che ha colpito entrambi i Paesi e dopo la riammissione, la settimana scorsa, della Siria nella Lega Araba (tanto che Assad è stato invitato al vertice della Lega a Gedda).

Una mossa, quest’ultima, non apprezzata dagli Stati Uniti, tant’è che bisognerà capire se (come accaduto lo scorso anno in Egitto) il presidente Usa Joe Biden deciderà di partecipare o meno a Cop28 di Dubai, dal 30 novembre al 12 dicembre, sempre tenendo presente che il dialogo Usa-Cina è fondamentale per la riduzione delle emissioni climalteranti.

L’invito rivolto ad Assad è il primo per un vertice internazionale di questa portata dall’inizio delle violenze armate in Siria nel 2011. Inoltre, bisognerà tener conto anche della posizione dell’Europa e di diversi altri Paesi occidentali che finora, complice anche il legame con la Russia, si sono rifiutati di ripristinare piene relazioni politiche e diplomatiche col Governo siriano.

A diversi mesi dall’inizio del vertice, la sensazione resta dunque quella che, per come stanno organizzando il tutto gli Emirati Arabi Uniti (tra l’altro uno dei principali Paesi legati ai combustibili fossili), non solo il significato di Cop28, già uscito malconcio dall’esperienza egiziana, venga ulteriormente svuotato ma oltretutto che la questione climatica non sarà, come dovrebbe, al totale centro dell’attenzione.

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