Diritti

Turchia: centinaia di siriani arrestati e deportati

Secondo la Ong per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, tra febbraio e luglio 2022 le autorità turche li avrebbero prelevati per costringerli a lasciare il Paese
Due siriani in un campo profughi nella provincia meridionale di Hatay, in Turchia.
Due siriani in un campo profughi nella provincia meridionale di Hatay, in Turchia. Credit: MURAD SEZER/ REUTERS
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
28 ottobre 2022 Aggiornato alle 11:00

Arrestati, detenuti, deportati. È la sorte toccata a centinaia di ragazzi e uomini siriani tra febbraio e luglio 2022: secondo l’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani Human Rights Watch, le autorità turche sarebbero colpevoli di averli prelevati dalle loro case, dalle strade e dai luoghi di lavoro per poi costringerli a firmare moduli di rimpatrio volontario e attraversare la frontiera.

«La Turchia non è un Paese terzo sicuro», ha scritto su Twitter la ricercatrice sui diritti dei rifugiati e dei migranti di Human Rights Watch Nadia Hardman. «In violazione del diritto internazionale, le autorità turche hanno radunato centinaia di rifugiati siriani, anche bambini non accompagnati, e li hanno costretti a tornare nel nord della Siria. Sebbene la Turchia abbia fornito protezione temporanea a 3,6 milioni di rifugiati siriani, ora sembra che stia cercando di trasformare la Siria settentrionale in una discarica di rifugiati», ha dichiarato Hardman. Il Paese è quello che ne ospita il maggior numero al mondo.

I ricercatori della Ong hanno raccolto le testimonianze di 37 uomini e 2 ragazzi siriani, deportati insieme ad altre centinaia di persone, che hanno raccontato non solo delle violente modalità di arresto, ma anche dei maltrattamenti subiti in seguito, delle minacce e dei documenti che le autorità turche li hanno costretti a firmare per tornare in Siria. Questi trattamenti “violano il diritto internazionale”, secondo Human Rights Watch. Il ministero dell’Interno turco, raggiunto dall’agenzia Reuters, ha rifiutato di commentare. Secondo Hardman l’Unione Europea, «che finanzia i centri di detenzione per migranti in Turchia in cambio della riduzione del flusso di migranti verso l’Europa da parte di Ankara, dovrebbe tagliare gli aiuti fino alla fine delle deportazioni forzate». In base a un accordo del 2016, infatti, per gestire l’emergenza migratoria l’Ue ha finanziato il governo turco (e continua a farlo) per fare in modo che trattenga i rifugiati.

A seguito del report di Human Rights Watch la Turchia potrebbe essere accusata di violare il principio internazionale di non respingimento, che obbliga i governi a non rimpatriare i richiedenti asilo nei Paesi in cui subiscono violenze o persecuzioni. Circa un mese fa una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite aveva esaminato la situazione nella Repubblica araba siriana, documentando gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario in tutto il Paese, anche nelle aree controllate dal governo: il report finale aveva concluso che la Siria non è un luogo sicuro per il ritorno dei rifugiati.

In che rapporti sono Turchia e Siria? Come spiega l’emittente tedesca Deutsche Welle, dopo un decennio di ostilità Ankara ha ammorbidito la sua posizione nei confronti del Paese guidato dal presidente Bashar Assad. Nei primi anni del conflitto scoppiato nel 2011, la Turchia aveva interrotto le relazioni diplomatiche con la Siria, sostenendo i ribelli che combattevano per rovesciare il regime. Ma, di recente, il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha dichiarato che l’opposizione siriana e il governo devono essere riuniti per la riconciliazione e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto che le relazioni diplomatiche tra i due Paesi non potranno mai essere completamente interrotte.

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