Ambiente

L’inquinamento farmaceutico minaccia il Pianeta

In tutto il mondo l’inquinamento legato ai farmaci sta mettendo a dura prova la fauna e l’ecosistema ambientale, con gravi rischi anche per la salute delle persone
Credit: Cottonbro Studio
Tempo di lettura 4 min lettura
8 maggio 2023 Aggiornato alle 08:00

La presenza di sostanze inquinanti legate ai farmaci è diffusa nei corsi d’acqua di tutto il mondo, eccetto in un paese indigeno del Venezuela, dove le medicine moderne non sono utilizzate, e nelle campagne islandesi. Ma l’inquinamento legato ai farmaci può avere gravi effetti nocivi sugli ecosistemi.

Anche se non esiste uno studio sistematico che provi la pericolosità o la tossicità da farmaci presenti nell’ambiente per l’essere umano, gli effetti sulla fauna selvatica sono stati ampiamente dimostrati, come riporta l’Agenzia italiana del farmaco. In Pakistan, per esempio, dove in alcune località si registrano i livelli più alti di contaminazione ambientale da farmaci nel mondo, gli avvoltoi sono diventati in poco tempo una specie a rischio estinzione perché si cibano di carcasse di animali allevati trattati con un farmaco dannoso per i loro reni, il diclofenac.

Per contrastare le conseguenze negative di questo inquinamento, è nata una nuova disciplina scientifica: l’Ecofarmacovigilanza, che si occupa di valutare e prevenire gli effetti negativi legati alla presenza dei prodotti farmaceutici nell’ambiente. Questi, sul lungo periodo, rischiano di provocare tossicità cronica e altre conseguenze nocive, come la resistenza a farmaci antimicrobici - ovvero la capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici, somministrati di solito attraverso antibiotici, con la conseguenza di rendere inefficaci gli antibiotici stessi. L’esposizione continua a basse dosi di antibiotici dispersi nell’acqua potabile a causa dell’inquinamento, per esempio, può condurre a forme di resistenza alle terapie.

Uno studio globale sull’inquinamento farmaceutico analizza i risultati dei campionamenti effettuati nei fiumi dei 7 continenti, per un totale di 104 Paesi e 67 bacini fluviali esaminati. Dalle città più densamente popolate alle aree rurali del pianeta, i ricercatori hanno scoperto la presenza di 61 ingredienti farmaceutici attivi dispersi nei fiumi che le attraversano. Si tratta soprattutto di ingredienti che compongono farmaci antipiretici come il paracetamolo, ma anche di antiepilettici, antistaminici e antidepressivi che si diffondono nei corsi fluviali nelle fasi di produzione, utilizzo e smaltimento.

La maggior parte dei campioni più altamente contaminati da questi ingredienti sono stati rilevati in aree del pianeta a reddito medio-basso, suggerendo ai ricercatori che il minor inquinamento da farmaci nei continenti più ricchi dipenda anche dalla presenza di infrastrutture adeguate per la gestione delle acque reflue, oltre che da sistemi di gestione dei rifiuti più sofisticati e da una regolamentazione più rigorosa dei medicinali.

L’impatto ambientale dell’inquinamento farmaceutico è quindi maggiore nelle aree più povere del mondo, ma è in Europa e in Asia che il numero di principi attivi rintracciati nei fiumi è più elevato. 45 dei 61 ingredienti farmaceutici presi in esame sono infatti stati ritrovati nei Paesi europei dove l’accesso ai farmaci e la loro disponibilità sono più alte.

Nell’Unione europea, dal 2005 la valutazione del rischio ambientale dei farmaci è diventata obbligatoria per ottenere l’autorizzazione alla loro commercializzazione. Tuttavia, il Pharmaceutical Journal rende noto che 1 farmaco su 5 approvato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) nel 2021 è stato presentato senza dati sulla propria ricaduta ambientale.

Anche per questo motivo, la Commissione Ue sta valutando di consentire all’Ema di rifiutare l’approvazione dei medicinali per motivi ambientali e di chiedere alle aziende farmaceutiche di misurare l’impatto del loro processo di produzione. Nell’ambito della revisione della legislazione europea sui medicinali per uso umano, la Commissione starebbe inoltre considerando di rendere più stringenti i criteri per la valutazione del rischio ambientale dei farmaci. L’obiettivo, riporta Euractiv, è di “garantire una migliore valutazione e limitare i potenziali impatti negativi dei farmaci sull’ambiente e sulla salute pubblica”.

Tra i problemi da affrontare nella riforma europea, c’è anche la questione degli effetti dannosi legati alla diffusione massiccia della resistenza antimicrobica, responsabile di 33.000 vittime ogni anno in Europa e di 1,5 miliardi di euro in costi sanitari e perdite di produttività. In particolare, la riforma di cui la Commissione si sta occupando dovrebbe includere un nuovo sistema di incentivi per la produzione di antibiotici mirati a contrastare la resistenza antimicrobica.

Leggi anche
Medicina
di Antonio Pellegrino 4 min lettura
Aria
di Caterina Tarquini 4 min lettura